Giornata della donna, un momento di riflessione

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Comunemente identificato come la “Festa delle donne”, l’8 marzo non solo rappresenta una ricorrenza volta a celebrare la Giornata internazionale della donna. Questa data simboleggia molto di più: l’8 marzo costituisce un momento di riflessione, un’occasione per tutti noi di tirare le somme sulle conquiste sociali, politiche ed economiche finora raggiunte ma soprattutto, un momento per riflettere su quanto resta ancora da fare per un futuro migliore. 

La parità di genere, l’emancipazione femminile e le lotte salariali sono ormai tra i temi più caldi del dibattito sociale degli ultimi anni. Ma c’è da chiedersi cosa sia già stato fatto e cosa, invece, spinga ancora milioni di donne nel mondo a lottare per i propri diritti e a rivendicare le proprie libertà, nella speranza che si superi il divario di genere contro ogni stereotipo e discriminazione. 

La vulnerabilità lavorativa 

In Italia, gli ultimi dati relativi al 2024 rilevano un quadro non proprio positivo sulla questione di genere. Non è una novità.  
A fornirci una guida è il recente Rapporto CNEL – ISTAT, che analizza gli ostacoli e le opportunità delle donne nel mondo del lavoro.

In particolare, nel secondo trimestre del 2024, seppur il tasso di occupazione femminile nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni sia aumentato di 0,9 punti in un anno, continua a registrarsi un alto tasso di vulnerabilità lavorativa, specialmente per le donne residenti al Sud Italia prive di un adeguato livello di istruzione. 

Le famiglie con monoreddito maschile nel 2024 

Se si considera il ruolo ricoperto in famiglia, si evince che il peso del lavoro domestico e della cura dei figli ricad​e​ ancora, e spesso esclusivamente, sulle spalle delle donne.  

Solo il 69,3% delle donne che vivono da sole ha un impiego, percentuale che tende a diminuire notevolmente per la fascia di età tra i 25 e i 34 anni in presenza di figli in età prescolare, per cui risulta occupata meno della metà. In generale, la presenza di almeno un figlio minore ha un effetto negativo sui tassi di occupazione femminile in tutte le aree del Paese, fino a crescere in modo esponenziale quando i figli minori sono più di uno​. ​​

Un fenomeno che si registra ​specialmente nel Mezzogiorno, in cui la quota di donne occupate tra le madri con figli minori si ferma al 42%. 
In generale, si attesta ancora un gran numero di famiglie con monoreddito maschile in presenza di almeno 3 figli, un dato che farebbe presumere l’uscita del partner femminile dal mercato del lavoro. 

Dall’altro lato, vivere in una coppia in cui​ entrambi i partner contribuiscono in egual misura al sostentamento familiare sembrerebbe migliorare di gran lunga il benessere soggettivo. Il rapporto​, infatti,​ mostra che le donne che vivono in una coppia paritaria sono più soddisfatte della vita (63%), complice probabilmente l’impatto positivo del maggior reddito del partner sulla qualità della vita​.​
​C​​​iò significa che diminuiscono le probabilità per le donne single di raggiungere elevati livelli di soddisfazione personale e reddituale in assenza di un ulteriore componente reddituale all’interno del nucleo familiare. 

Il primato nell’istruzione, ma il gap salariale persiste 

Anche il livello di istruzione si conferma una variabile cardine. All’aumentare dell’esperienza formativa della donna, cala significativamente la percentuale di coppie in cui l’uomo è l’unico percettore di reddito. Questo è un dato positivo, in quanto le donne, ad esempio, mostrano una più marcata propensione a proseguire gli studi dopo il diploma (il 58,2% delle donne nel 2022 a fronte del 45,2% degli uomini nello stesso anno), tuttavia, la presenza femminile è decisamente più contenuta nella maggior parte dei corsi di laurea della cosiddetta area STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) in cui si registra ancora un’elevata componente maschile. In generale, l’Italia registra ancora troppe poche laureate in tutte le facoltà (37,7%) rispetto alla media europea (48,8%). 

Seppur le donne continuino a primeggiare all’interno delle aule universitarie, c’è da chiedersi perché il gap salariale rimanga ancora un dato preoccupante una volta inserite nel mondo del lavoro. È il Rendiconto di genere dell’INPS a restituire un bilancio preoccupante.  

In 10 settori economici su 18 esaminati, gli uomini percepiscono redditi medi giornalieri superiori alle donne, tenuto conto che sul valore delle retribuzioni incidono, oltre che l’inquadramento contrattuale, anche altri elementi come il lavoro straordinario e il part time. Per le figure di quadri e dirigenti, il genere femminile risulta quello più sottorappresentato. Solo il 21,1%, infatti, ha contratti da dirigente contro il 78,9% dei colleghi uomini. 

Un dato positivo arriva invece dal continente europeo. In Regno Unito di recente uno dei settori in cui si registra il maggior numero di donne è quello sanitario. Come scrive Denis Campbell sul The Guardian (dal titolo “Female doctors outnumber male peers in UK for first time”), nel 2025 le donne medico hanno superato per la prima volta il numero dei colleghi uomini, un passo in avanti nella storia del Paese per un settore tradizionalmente dominato dal genere maschile. 

Il ruolo delle donne nella storia  

L’emancipazione femminile rappresenta un cammino complesso e ricco di sfide.
Nel loro piccolo, le donne hanno sempre rivestito un ruolo importante per la società, non solo legato alla procreazione e alla cura familiare, ma a tutti i passi compiuti con grande coraggio e determinazione per acquisire maggiore libertà e indipendenza, pur rimanendo talvolta, inosservate. 
 
Come le donne del London Ambulance Service (LAAS), un servizio di ambulanza ausiliario di Londra istituito per fornire supporto durante la Seconda Guerra Mondiale. Di recente l’Istituto ha diffuso le immagini delle donne che con grande coraggio e determinazione decisero di rischiare la propria vita per salvare i civili feriti duranti la Seconda guerra mondiale, all’interno delle loro ambulanze di legno. Con il loro impegno queste donne sono l’esempio di come la loro forza possa lasciare un’impronta esemplare nella storia dell’umanità.   
 
Da allora, ogni conquista, dalle lotte per i diritti civili alla parità nel mondo del lavoro, è il frutto di un impegno collettivo che continua a richiedere attenzione e azione. Solo attraverso l’inclusività, il rispetto reciproco e l’educazione possiamo aspirare a una piena emancipazione, dove ogni donna abbia la libertà di scegliere il proprio destino, senza ostacoli legati al genere.  

La strada da percorrere è ancora lunga, ma ogni passo fatto segna una vittoria in più verso un mondo più inclusivo. 

Come scriveva Virginia Woolf, “le donne devono sempre ricordarsi chi sono, e di cosa sono capaci. Non devono aver paura del buio che inabissa le cose, perché quel buio libera una moltitudine di tesori”.  

Valeria Cappellano
La Roca e Associati S.p.A.



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