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Con il decreto ministeriale firmato ieri, le date sono ufficiali: il 25 e il 26 maggio 2025 si recheranno alle urne per le elezioni comunali i cittadini del capoluogo ligure e di Orero, Rossiglione, Vallecrosia e Sassello: urne aperte anche l’8 e il 9 giugno, per un eventuale ballottaggio a Genova e per votare i referendum in tutte le città e i comuni liguri, ecco tutte le informazioni su cosa e come si vota. Come ottenere la propria tessera elettorale in caso di primo voto, come funzionerà il voto fuori sede, come si svolgerà il ballottaggio e quali sono i quesiti referendari.
Come funziona il ballottaggio
A Genova si ragiona già sul ballottaggio: se entrambi i principali candidati dichiarano di voler vincere alla prima tornata elettorale, non sarà semplice per nessuno dei due ripetere il 55,49% di Marco Bucci del 2022.
Il secondo turno alle comunali è previsto solo per i Comuni con popolazione superiore a 15.000 se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta, ossia il 50% dei voti +1. In questo caso gli elettori sono richiamati alle urne per esprimere la preferenza sui due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti al primo turno. Curiosità: se il secondo e il terzo candidato ottengono la parità al primo turno, passa al ballottaggio il più anziano d’età.
Al ballottaggio non è previsto inoltre il voto disgiunto: la scelta da effettuare è solo tra i due primi candidati sindaco e non anche sulle liste. Pertanto nel caso di un secondo turno i genovesi non potranno sostenere un possibile sindaco e allo stesso tempo una lista dell’altra coalizione, o la scheda risulterà nulla.
Referendum, per cosa si vota?
I cinque quesiti referendari proposti riguardano il lavoro e i criteri per la cittadinanza. Si tratta di referendum abrogativi (si vota sì per dire no, abolendo una norma vigente).
- Reintegro e licenziamenti illegittimi: l’obiettivo è eliminare le disparità di trattamento tra i lavoratori assunti prima e dopo il 7 marzo 2015 in caso di licenziamento illegittimo, abrogando il dl n. 23/2015 (il “Jobs Act”), così da garantire a tutti lo stesso livello di tutela previsto dalla legge (con il diritto al reintegro e non solo a un indennizzo).
- Risarcimenti per licenziamenti illegittimi: il quesito referendario vuole eliminare il tetto massimo per il risarcimento di 6-14 mensilità previsto nelle piccole imprese (ossia quelle con meno di 16 dipendenti. Ciò permetterebbe ai giudici di calcolare il risarcimento in base al danno effettivo subito dal lavoratore.
- Lavoro precario: con questo quesito si vuole reintrodurre l’obbligo per i datori di lavoro di indicare una giustificazione (causale) anche per le assunzioni a termine inferiori a 12 mesi, per limitare l’abuso del lavoro precario e incentivare i contratti a tempo indeterminato.
- Sicurezza sul lavoro: attualmente la responsabilità del committente, in caso di incidenti sul lavoro dovuti a carenze di sicurezza negli appalti, è legata solo ai rischi “generici” e non “specifici”. Abrogando questa norma, si vuole rendere responsabile della sicurezza il committente, che risponde di eventuali decessi o infortuni, permettendo ai lavoratori o alle famiglie di ottenere un risarcimento diretto.
- Cittadinanza: il quesito forse più controverso di questa tornata referendaria si propone di modificare le leggi relative all’acquisizione della cittadinanza italiana, così che sia più semplice accedere a questo diritto per coloro che, pur vivendo in Italia da lungo tempo, non riescono ad ottenerla per via dei rigidi requisiti in vigore.
Elezioni e referendum 2025: che documenti servono per votare
Per poter esprimere il proprio voto è necessario recarsi al proprio seggio di riferimento con la tessera elettorale e un documento di riconoscimento valido rilasciato dalla Pubblica Amministrazione. Il seggio è indicato sulla tessera elettorale.
Per i giovani di diciotto anni compiuti dopo le elezioni regionali 2024 e che si recheranno alle urne per la prima volta, la tessera elettorale sarà consegnata all’indirizzo di residenza in busta chiusa da un messo notificatore del Comune. Serve una ricevuta dell’avvenuta consegna del documento, firmata dall’intestatario o da persona con lui convivente. Se il cittadino risulta irreperibile, il messo rilascia un avviso che lo invita a recarsi presso l’ufficio elettorale comunale (a Genova in Corso Torino) per il ritiro della tessera. Questo vale anche per i cittadini che sono immigrati da un altro comune dopo la precedente tornata elettorale.
Cosa fare se non si trova la tessera elettorale o se si sono finiti gli spazi?
Ora che la data delle elezioni è fissata, è bene controllare per tempo se si è ancora in possesso della propria tessera elettorale e se, soprattutto, ci sono ancora spazi per tutte le votazioni in programma.
Sebbene si possa richiedere un duplicato anche nei giorni in cui si svolgono le elezioni, è meglio non ridursi all’ultimo minuto per una corsa trafelata negli uffici comunali. A Genova è possibile richiedere una nuova tessera elettorale in tutti gli uffici competenti del Comune, uno per Municipio più la Sede di Corso Torino (per numeri utili e orari si rimanda alla lista sul sito del Comune di Genova). Per gli altri liguri chiamati al voto è possibile informarsi sul sito del proprio Comune.
Per ottenere una nuova tessera è necessario recarsi allo sportello con un documento di identità valido. La richiesta può essere fatta anche da altra persona, purché munita di delega sottoscritta dall’interessata/o e accompagnata da fotocopia del documento di identità. In caso di furto della precedente tessera, bisogna presentare anche una copia della denuncia. Il rilascio della nuova tessera è immediato e non prevede costi per i cittadini.
Voto fuorisede: approvato per i referendum ma non per le elezioni amministrative 2025
Secondo la bozza dl Elezioni – visionata da LaPresse e approvata dal Cdm – il primo comma dell’articolo 2 del decreto legge stabilisce che: «In occasione delle consultazioni referendarie relative all’anno 2025, gli elettori che per motivi di studio, lavoro o cure mediche sono temporaneamente domiciliati, per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento delle predette consultazioni referendarie, in un comune situato in una provincia diversa da quella in cui si trova il comune nelle cui liste elettorali sono iscritti, di seguito denominati elettori fuori sede, possono esercitare il diritto di voto con le modalità previste dal presente articolo».
Decisione apparentemente in controtendenza con le dichiarazioni del ministro dell’Interno di qualche settimana fa. A un question time Piantedosi aveva infatti prospettato di non ripetere l’esperimento, a seguito della scarsa affluenza di elettori fuori sede alle scorse elezioni europee, a giugno 2024.
La relazione illustrativa allegata al provvedimento spiega tuttavia che «nell’ottica di assicurare il pieno rispetto dei principi di personalità e di segretezza del voto sanciti dall’art. 48, secondo comma, della Costituzione, lo scopo principale di una tale previsione legislativa vuole essere quello di contrastare il fenomeno crescente e diffuso dell’astensionismo e, parallelamente, di rafforzare la rappresentatività delle istituzioni democratiche. La norma in commento rappresenta un seguito rispetto alla prima introduzione sperimentale nel 2024 di una disciplina volta a consentire l’esercizio dell’elettorato attivo fuori dal comune di residenza, sia pure limitato esclusivamente agli studenti fuori sede, per le elezioni del Parlamento europeo».
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