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Con un post su Truth Social Donald Trump ha minacciato di imporre dazi stratosferici sugli alcolici europei, come risposta alla rappresaglia dell’Unione europea contro i suoi dazi su acciaio e alluminio, un’escalation di una guerra commerciale che potrebbe facilmente sfuggire di mano. «Se questa tariffa non verrà rimossa immediatamente – ha scritto Trump, riferendosi alla tassazione del 50% imposta dall’Unione sul whisky americano – gli Stati Uniti imporranno a breve una tariffa del 200% su (segue tutto in maiuscolo) tutti i vini, champagne e prodotti alcolici in produzione dalla Francia e da altri paesi rappresentati dall’Ue. Questo sarà fantastico per le attività che producono vino e champagne negli Stati uniti»- in molti hanno fatto notare come è improbabile che i produttori americani di champagne ne beneficino, dato che lo champagne viene prodotto solo in Francia.
QUESTA RAPPRESAGLIA dell’America di Trump alla risposta dell’Europa alle tariffe Usa, il tutto nell’arco di 36 ore, mostra come le guerre commerciali possano rapidamente sfuggire di nano. A causa di ciò ieri le azioni sono scese ancora: l’S&P 500 è sceso in territorio di correzione, in calo di oltre il 10% rispetto al massimo storico raggiunto appena tre settimane fa. Nonostante alcuni tentativi di accaparrarsi le azioni scontate, l’S&P (Standard &Poor) ha registrato perdite per due giorni consecutivi. Da febbraio l’indicatore ha perso circa 5mila miliardi di dollari di valore. E se la stragrande maggioranza delle aziende ieri è scesa, non se la sono vista meglio i titoli tecnologici, che sono stati sottoposti a forti pressioni, trascinando il benchmark azionario Usa verso il basso di circa l’1,5%. Il cosiddetto indicatore della paura di Wall Street, il Vix, si è attestato vicino ai livelli più alti dal crollo del 5 agosto.
L’INDUSTRIA americana degli alcolici ha dichiarato di prepararsi «al dolore causato dai dazi», e che se la disputa commerciale continuerà a intensificarsi, i produttori di alcolici statunitensi potrebbero dover fare i conti con ancora più mosse di rappresaglia, e saranno tutti – produttori, distributori e consumatori – a pagarne il prezzo.
Questo concetto nel mondo dell’economia è molto chiaro: già una settimana fa il Ceo di Berkshire Hathaway, Warren Buffet, ha condiviso le sue riflessioni sui dazi di Trump affermando che a pagare il prezzo di questa mossa «saranno i cittadini americani, non la fatina dei dentini».
CHRIS SWONGER, presidente e Ceo del Distilled Spirits Council, aveva avvertito che i dazi sul whisky, che entreranno in vigore il primo aprile, saranno « devastanti». In una dichiarazione, Swonger aveva esortato Trump a «fare qualcosa», raggiungendo un accordo con l’Ue che riporti ai dazi «zero per zero, il che creerà posti di lavoro negli Stati uniti e aumenterà la produzione e le esportazioni per il settore americano». Trump però si è fermato alla prima parte della richiesta di Swonger, facendo «qualcosa» che non va propriamente nella direzione della distensione, e che può avere un duro contraccolpo anche sull’inflazione che negli Usa a febbraio aveva rallentato – processo destinato a rallentare dalle guerre commerciali.
IERI IL DIPARTIMENTO del Lavoro ha riferito che il suo indice dei prezzi sulla produzione, che monitora l’inflazione prima che raggiunga i consumatori, è rimasto invariato rispetto a gennaio dopo essere aumentato dello 0,6% il mese precedente. Rispetto all’anno prima, i prezzi sono aumentati del 3,2%, in calo rispetto a un guadagno annuo del 3,7% a gennaio. Numeri tutti inferiori a quanto si aspettavano gli economisti. Per il dipartimento del Lavoro l’inflazione dei prezzi al consumo il mese scorso ha rallentato per la prima volta da settembre, segnando l’inizio di una inversione di trend.
Con l’avvicinarsi della Pasqua, i famigerati prezzi delle uova, diventati il picco dell’iceberg dello stato dell’economia Usa, stanno aumentando rapidamente. Ciò è certamente dovuto all’epidemia di influenza aviaria, ma anche all’inflazione e ai problemi della catena di approvvigionamento che stanno peggiorando le cose.
QUESTO PER TRUMP è un enorme boomerang, e nonostante lui e la Casa bianca affermino che i prezzi delle uova sono in discesa l’Associated Press riporta che «negli Stati Uniti sono aumentati in media del 10,4% il mese scorso». «I prezzi delle uova sono saliti di quasi il 59% rispetto a un anno fa – ha aggiunto Fox9, pur essendo un’affiliata della trumpista Fox News – e sono di gran lunga il prezzo più gonfiato nel rapporto dell’indice dei prezzi al consumo»
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