Terremoti ed eruzione nei Campi Flegrei: scontro tra due scienziati dell’INGV

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Durante una trasmissione televisiva andata in onda di recente su NANO TV (CLICCA QUI PER RIVEDERLA), il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo, dipendente dell’INGV, ha accusato il suo collega Giuseppe De Natale e i direttori dell’Osservatorio Vesuviano, di non aver diffuso informazioni corrette sulla pericolosità del fenomeno del bradisismo, di aver dichiarato in tutte le sedi che l’eruzione non sia prevedibile e che potrebbe verificarsi in qualsiasi momento. Altra ferma accusa al prof. De Natale é quella di aver sponsorizzato due progetti geotermici che lui (Mastrolorenzo), insieme all’on. Francesco Emilio Borrelli, ha poi contribuito a bloccare. Si riferisce in particolar modo ad un “buco” realizzato nel 2020 nella zona dei Pisciarelli (precisamente in Via Antiniana) da un gruppo di ricerca di cui fa parte anche De Natale, che avrebbe provocato una enorme fuoriuscita di gas, cenere e condensati che si sollevò per 50 mt di altezza, andando a squilibrare completamente il sistema di Pisciarelli. Il Sindaco di allora, Vincenzo Figliolia, accogliendo anche le proteste di associazioni e comitati bloccò il cantiere.

Si riporta il post pubblicato dal Prof. De Natale sulla sua pagina Facebook:

“In una recente trasmissione su una TV privata, in cui si parlava di bradisisma, un collega ha fatto alcune pesanti affermazioni sulla mia persona. Non ho ritenuto di rispondere, sia per non scendere allo stesso livello, sia perchè non ritenevo giusto sottrarre tempo ad una trasmissione da cui gli spettatori si aspettavano risposte, sia pure parziali, ad un problema serissimo che sta sconvolgendo la vita di tante persone.

Voglio però rispondere qui a quelle false affermazioni, fornendo anche un quadro riassuntivo di quella che è la mia opinione sul bradisisma, sulla sua evoluzione finora e sui modi a mio avviso più efficaci per la mitigazione dei vari rischi.

1) Si è detto che io abbia proposto progetti di perforazione crostale, affermando che siano ‘pericolosissimi’: è vero, sono stato promotore e coordinatore internazionale del progetto Campi Flegrei Deep Drilling (CFDDP), che annovera i maggiori esperti internazionali di vulcanologia e perforazioni scientifiche, dai maggiori Istituti di ricerca (ETH Svizzero, USGS USA, GFZ Tedesco, CSIC Spagnolo, Royal Holloway Britannico, UCL Britannico, e molti altri). Le perforazioni crostali non sono affatto pericolose, e non possono in alcun modo alterare alcun sistema: tanto meno generare terremoti o eruzioni. Sono state fatte in tanti vulcani e caldere del Mondo, contribuendo al contrario alla conoscenza di questi sistemi.

Ai Campi Flegrei, sono state proprio le perforazioni a scopo geotermico di ENEL-AGIP degli anni ’70-’80 a scoprire moltissime cose su quest’area: in primis, che è una caldera di collasso. D’altra parte, proprio il collega che all’epoca denunciò la pericolosità del progetto, innescando poi un’enorme polemica mediatica fatta di gigantesche ‘fake news‘, oggi ammette che le perforazioni profonde non hanno alcuna pericolosità e, addirittura (a suo dire, io non credo proprio) sarebbero in grado di fermare il bradisisma.

2) Si è detto che il progetto CFDDP sarebbe stato ‘bloccato’: non è vero, la perforazione del pozzo pilota di 500 metri a Bagnoli è stata portata a termine con successo, con risultati importantissimi, e, mentre tutto il sito ex industriale veniva sequestrato per indagini sulla bonifica, noi chiedemmo alla Magistratura ed ottenemmo, il permesso per un’altra perforazione di 200 metri, fatta poi a fianco al pozzo principale, nonchè il permesso di accesso indefinito per la perforazione prima e per la gestione poi dei due pozzi.

3) Si è detto che io sia stato ‘consulente’ per due progetti geotermici, ad Ischia e ad Agnano, ‘prendendo soldi’ in pieno conflitto di interessi col mio ruolo, all’epoca, di Direttore dell’Osservatorio Vesuviano: bene, premesso che sono un convinto sostenitore della geotermia, premesso che le affermazioni che essa sia pericolosa in un’area vulcanica sono a mio avviso delle ‘fake news‘ senza fondamento scientifico, preciso innanzitutto che non sono mai stato ‘consulente’ per i due progetti, ma semplicemente ‘responsabile scientifico‘; per l’INGV, riguardo al progetto di Ischia, e per AMRA, per il progetto di Agnano. Specifico quindi che non ho mai ricevuto pagamenti personali (che pure non sarebbero stati affatto fuori legge, perchè noi possiamo svolgere attività di consulenza), perchè i rapporti, e quindi i pagamenti, erano rispettivamente con INGV e con AMRA. Preciso inoltre (ma essendo dipendente dello Stato i miei redditi extra-istituzionali devono essere messi in rete, pubblici e quindi controllabili) che, pur avendone avuto offerta, non sono mai stato consulente neanche di AMRA. Infine, preciso anche che, essendo la mia responsabilità scientifica dei due progetti geotermici iniziata nel 2011, quando non ero ancora Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, appena divenuto Direttore, nel Settembre 2013, fu mia cura, da un lato interrompere il contratto di INGV per il progetto Ischia (firmato dal Direttore prima di me, con me come referente scientifico); dall’altro lato dare le mie dimissioni ad AMRA come referente scientifico del progetto ad Agnano (progetto Scarfoglio). Questo, ripeto, nonostante la mia assoluta convinzione della bontà dei due progetti; ma soltanto perchè, ‘conoscendo i miei polli’, non avevo dubbi che la mia permanenza come referente scientifico (non ‘super-consulente’ come mi chiamavano) durante il mandato da Direttore, avrebbe sollevato polemiche da parte dei soliti noti (che poi, non conoscendo o facendo finta di non conoscere i fatti, fecero e fanno polemica lo stesso).

Tutto ciò premesso, mi si è anche accusato di avere ‘rassicurato’ la popolazione quando ero Direttore, ed aver cambiato idea soltanto dopo. Bene, innanzitutto preciso che il Piano di Emergenza Campi Flegrei, che come è noto è stato emanato e pubblicizzato nel 2014, era stato elaborato da tempo, ma uscì in quel periodo perchè, nella prima riunione in Protezione Civile con la Commissione Grandi Rischi a cui partecipai come Direttore, chiesi espressamente che il Piano fosse emanato prima possibile; alla mia richiesta si unì con forza anche Zamberletti, allora Presidente onorario della CGR, che ebbi il piacere di conoscere in quell’occasione. Subito dopo, però, e durante tutto il mio mandato di Direttore, studiai possibili miglioramenti del Piano e costituii anche un’apposita commissione di studio all’interno dell’Osservatorio, alla quale però qualche collega, anche molto polemico con il Piano in essere, non ha mai partecipato pur convocato più volte. Quindi, tutte le considerazioni sulla mitigazione del rischio vulcanico in queste aree (sintetizzate ad esempio nel documento allegato ad un post precedente), sebbene pubblicate dopo il 2017, sono state maturate a partire dal periodo della mia Direzione.

Passiamo ora alla questione del bradisisma in atto. Non è vero che io abbia mai ‘rassicurato’, ma bensì è vero che, fino ad un paio di anni fa, ero certamente molto più ottimista di oggi sull’evoluzione della crisi in atto. Richiamo anche stavolta un documente già qui pubblicizzato, ossia le frasi finali della mia lettera ai vertici INGV in cui li sollecitavo ad avvisare le istituzioni di protezione civile che la sismicità sarebbe significativamente aumentata e prendere per tempo le opportune contromisure: scrivevo infatti ‘Fatte salve tutte le possibili implicazioni per l’eventuale rischio di un’imminente eruzione, che sebbene allo stato attuale ancora non riteniamo altamente probabile, si riproporrebbero con forza all’attenzione nostra e di tutta la comunità scientifica nel caso in cui il livello del suolo continuasse a salire superando significativamente quello del 1984, oppure la sua risalita subisse una significativa accelerazione‘.

Il problema infatti è esattamente questo: quando, un paio d’anni fa, il livello del suolo ha superato il livello massimo raggiunto nel 1984, siamo entrati in una fase nuova, mai sperimentata negli ultimi secoli: il livello di sforzo interno del sistema è più alto di quanto sia mai stato negli ultimi secoli, dopo l’eruzione del 1538. Fino a quando il livello del suolo non avesse superato il valore del 1984, lo sforzo interno aveva valori comunque già sperimentati, minori comunque del massimo raggiunto nel 1984. Questa questione, importantissima, è ben descritta nel nostro lavoro del 2017 su Nature Communication, che allego qui alla fine del post.

Oggi siamo quindi in una fase assolutamente incognita, con un’evoluzione dei fenomeni sempre più rapida e molto simile a quanto avvenne prima dell’eruzione del 1538: l’unico motivo in piccola parte ‘rassicurante’ è che, dopo 75 anni dal 1950, quando iniziò la nuova fase di sollevamento dopo il 1538, il sollevamento totale è stato di solo poco più di 4 metri; mentre, dal 1430 al 1505, fu di oltre 10 metri. Se avessimo potuto studiare il comportamento delle rocce profonde, nelle loro condizioni di pressione e temperature, con il pozzo CFDDP da oltre 3000 metri di profondità (che non abbiamo potuto realizzare non perchè ‘bloccato’ ma per mancanza di un co-finanziamento nazionale che si affiancasse ai 2 milioni di euro messi a nostra disposizione dagli Organismi Internazionali) con grande probabilità oggi conosceremmo l’attuale limite di sollevamento, quindi di stress interno, oltre il quale aspettarci un’eruzione imminente.

In pratica, io sono convinto che bisogna avere un’idea scientifica di come potrebbe evolvere la crisi, per poter fare delle previsioni, seppur limitate, su cosa aspettarsi. Io quest’idea ce lho, ed è quella pubblicata nel 2017, in termini di aumento dello sforzo interno: così avevamo previsto l’incremento della sismicità, ormai evidentissima, e questa è la linea che seguo anche per avere un’idea di cosa aspettarci in futuro. Senza un’idea scientifica organica del fenomeno, è del tutto impossibile fare previsioni.

Concludo con alcune considerazioni:

1) affermare che in quest’area il sollevamento del suolo e la sismicità ‘ci sono sempre stati’, è falso (come spiegato in un post di qualche tempo fa, solo dal 1440 al 1580 c’è stata sismicità, comparabile o maggiore di quella che sperimentiamo dagli anni ’70 ad oggi, e solo dal 1430 al 1538 c’è stato sollevamento del suolo prima del 1950);

2) affermare che ‘ci può essere un’eruzione in qualsiasi momento’ è in parte vero, ma è vero dal 2023 ad oggi, non prima; ma è comunque un’affermazione abbastanza banale ed inutile se non si dice anche cosa si dovrebbe fare per mitigare il rischio.

In pratica, il mio suggerimento principale è scartare a priori, in quanto poco utili o del tutto inulti, sia le rassicurazioni estreme (ho letto sui media addittura affermazioni del tipo: ‘sismicità e sollevamento sono fenomeni slegati dal rischio vulcanico’) sia le affermazioni banali, ed egualmente poco utili, del ‘tutto può succedere da un momento all’altro’. Oggi, come ripeto da tempo, la prima e più urgente precauzione è quella di accertarsi che il proprio edificio non abbia problemi strutturali, di degrado e/o di danni evidenti provocati dai terremoti in corso; e, più specificamente, che possa resistere ad un terremoto fino a magnitudo 5 che accada in un raggio di un paio di km, a 2-3 km di profondità. La raccomandazione più forte per chi resta nell’area, però, è sempre quella di seguire strettamente, indipendentemente dal grado di fiducia che si può avere, i dettami delle autorità di protezione civile: perchè, in ogni caso, in un’emergenza come questa è sempre l’opzione migliore e non è pensabile che ognuno faccia di testa propria”.





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