Montagna e turismo invernale, la neve artificiale non è un’alterazione della natura, ma un’integrazione necessaria

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(Sesto Potere) – Milano – 13 marzo 2025 – “Lavoriamo assieme perché siamo tutti dalla stessa parte”, questo il messaggio che Massimo Fossati ha veicolato oggi ai gestori delle aree sciabili e ambientalisti presenti alla tavola rotonda di presentazione del report per la campagna di Legambiente Nevediversa 2025. Fossati, vice presidente di ANEF (Associazione degli imprenditori funiviari) e presidente di ANEF Lombardia ha partecipato all’evento organizzato da Legambiente a Milano. L’ANEF rappresenta, infatti, il 90% del mercato della mobilità su fune, con oltre 1.500 impianti in tutto il Paese, dalle Alpi agli Appennini. Un confronto nato all’atto della presentazione del dossier Nevediversa 2025, il punto sul turismo invernale nell’era della crisi climatica

Il commento

Non dovremmo stare ai lati opposti della barricata – ha sottolineato Fossati – non comprendiamo per quale motivo non siamo considerati alleati, perché in realtà siamo ambientalisti anche noi ma con una visione diversa. Siamo qui oggi per proporvi una tregua: proviamo ad uscire insieme dalle battaglie ideologiche e a trovare soluzioni condivise per il futuro e il bene della montagna”.

La neve artificiale non è diversa, ma necessaria

ANEF è aperta al dialogo e desidera collaborare per contrastare il cambiamento climatico. Siamo tra i primi a subire gli effetti del riscaldamento globale e, oggi, la produzione di neve artificiale è diventata una necessità. La carenza di neve naturale ha conseguenze economiche significative per le comunità locali. Per questo, più che parlare di una neve “diversa”, sarebbe opportuno riconoscerla come una neve necessaria. Per noi, rappresenta un investimento che genera valore e garantisce la sopravvivenza delle nostre valli, evitando il rischio di spopolamento.

Chiamiamola con il suo nome

Non c’è nulla di negativo nel termine artificiale. La neve artificiale non è un’alterazione della natura, ma un’integrazione necessaria per garantire la continuità delle comunità montane e della loro economia. È, in concreto, un sostegno all’industria turistica e sportiva e concede una continuità e una maggiore efficienza delle attività sportive. Inoltre, grazie alla tecnologia e all’innovazione oggi viene prodotta con sistemi in grado di ridurre i consumi energetici, utilizzando fonti rinnovabili come l’energia idroelettrica, per alimentare le attrezzature. Alcuni impianti, inoltre, stanno anche esplorando modalità di produzione della neve che minimizzano l’uso di acqua, utilizzando tecniche che riciclano e trattano l’acqua in modo più efficiente.

L’economia della montagna e della neve

Le aree sciistiche non sono solo impianti di risalita e piste da sci, ma rappresentano un ecosistema economico complesso che sostiene le comunità montane. Il turismo invernale è una risorsa vitale per questi territori in quanto attrae investimenti e fornisce opportunità di occupazione alle nuove generazioni. La neve artificiale, di fatto, è a favore di questa economia: crea posti di lavoro, genera gettito fiscale e sviluppa infrastrutture che favoriscono la crescita economica. La neve artificiale rappresenta quindi un pilastro per l’economia delle vallate alpine e appenniniche. Il comparto funiviario genera un fatturato di 1,3 miliardi di euro l’anno e l’indotto generale ha un valore che si moltiplica tra le 5 e le 7 volte, contribuendo a sostenere i livelli occupazionali e lo sviluppo delle comunità montane. Inoltre, il prolungamento della stagione è un valido aiuto a incentivare il turismo anche in periodi dell’anno in cui la neve naturale non è garantita. Quindi è una risposta validaanche ai temi oggi sempre più di attualità legati all’overtourism e alla destagionalizzazione. 

La nostra proposta: lavoriamo insieme ad uno studio comune

Chiamiamolo “Neve necessaria”: un progetto di ricerca congiunto per analizzare il ruolo della neve artificiale, la sua sostenibilità e le strategie per garantire un futuro alle comunità montane.
Abbiamo un’opportunità unica per dimostrare che sostenibilità e sviluppo possono coesistere. Collaboriamo per costruire soluzioni concrete e dare un futuro alla montagna.

Fatti e numeri che non si possono ignorare 

È da sapere, per esempio, che la neve artificiale è composta esclusivamente da acqua e aria, senza l’aggiunta di altre sostanze. Grazie a un processo di atomizzazione, gocce d’acqua vengono raffreddate e trasformate in cristalli di neve tramite l’uso di appositi generatori. Questo procedimento permette di replicare un fenomeno naturale, garantendo però maggiore prevedibilità e sicurezza per la stagione sciistica. L’acqua, quindi, non viene sprecata né inquinata: viene semplicemente trasformata in neve e restituita all’ambiente con il disgelo primaverile. A questo si aggiunge che i nuovi mezzi battipista sono dotati di tecnologia snowsat che permette di misurare la giusta quantità di neve da produrre evitando così inutili sprechi e, laddove è possibile, infine, si usa energia elettrica proveniente da fonti di energia rinnovabili.

Lepiste, inoltre, “occupano” un’area di 90,5 km quadrati, che costituisce lo 0,03% della superficie totale del territorio italiano. Gli impianti sono serviti da circa 3.200 km di piste (lunghezza lineare), per il 72% dotate di innevamento programmato. I consumi energetici del settore ammontano a 357 milioni di kWh annui (cioè 357 GWH), dei quali oltre il 40% deriva da fonti rinnovabili certificate. Tenuto conto che in Italia i consumi energetici si attestano attorno ai 320.000 GWH possiamo dire che il settore rappresenta solo 1 millesimo del totale dei consumi energetici nazional (dati tratti dalle pubblicazioni statistiche di Terna Spa).

Negli ultimi 15 anni, infatti, i progressi tecnologici hanno permesso un miglioramento esponenziale (da 1 a 10) della quantità di neve prodotta a parità di energia e acqua consumate. Il pur importante impiego di energia ha comunque un impatto ogni anno ridotto, dal momento che sono sempre più numerosi gli operatori di montagna che utilizzano energia rinnovabile e nello specifico idroelettrica. Gli operatori funiviari investono da molti anni nella tutela e nello sviluppo delle proprie comunità, perché da questo deriva il futuro del loro business e anche perché avvertono la responsabilità di proteggere sia la natura che il benessere dei concittadini.

Per questo ANEF si propone quale interlocutore a tutti gli stakeholder interessati al tema della sostenibilità, per avviare un dialogo che consenta il superamento dei preconcetti e delle posizioni di parte, e sia invece orientato allo sviluppo di attività concrete per la tutela di tutti gli interessi in gioco.

Studio PwC Italia per l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari

Riportiamo di seguito i dati forniti da PwC Italia,  prestigiosa società di consulenza, che ha condotto uno studio per l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari (ANEF) volto a valutare l’impatto socio-economico degli impianti di risalita in specifiche regioni italiane.
Questo studio ha analizzato le regioni Valle d’Aosta, Lombardia e la Provincia Autonoma di Trento, focalizzandosi sulla spesa turistica locale e sull’indotto economico generato dagli impianti di risalita.

Principali risultati dello studio:

  • Spesa turistica locale: La spesa turistica annuale legata agli impianti di risalita è stata stimata, nelle regioni a maggiore vocazione, a 1,5 miliardi di euro. Questo dato sottolinea l’importanza del turismo montano per le economie locali. 
  • Impatto occupazionale: Per ogni milione di euro speso nel turismo locale, si generano in media 13,5 unità lavorative annue (ULA) a livello locale. Questo evidenzia come la spesa turistica sia un motore fondamentale per l’occupazione nelle aree montane. 
  • Valore dell’indotto: Sempre per ogni milione di euro di spesa turistica, si genera un moltiplicatore per l’economia locale pari a 5/7 volte, indicando un significativo contributo alla crescita economica delle regioni interessate. 
  • Settori beneficiari: I settori che hanno beneficiato maggiormente dell’impatto economico includono alloggio e ristorazione (circa il 47,5% dell’impatto occupazionale), commercio al dettaglio e all’ingrosso (14%) e trasporto e magazzinaggio (8,5%). 
  • Impatto fiscale locale: Il turismo montano ha generato un significativo gettito fiscale per le amministrazioni locali, con contributi rilevanti da imposte come IRPEF, IVA, IRES e IRAP. Per esempio, in Trentino, per ogni giornata sci registrata sugli impianti di risalita (primi ingressi), il gettito per la Provincia Autonoma di Trento è pari a 14,3 euro.
  • Impatto ambientale: Le emissioni di CO₂ attribuibili agli impianti di risalita rappresentano dal 5% al 7% delle emissioni totali legate al turismo montano, con la maggior parte delle emissioni derivanti dagli spostamenti dei turisti e dalle attività economiche correlate. 

Questo studio evidenzia il ruolo cruciale degli impianti di risalita non solo come infrastrutture turistiche, ma anche come pilastri economici e occupazionali per le comunità montane, sottolineando l’importanza di una gestione sostenibile e integrata del turismo in queste aree.



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