memoria audizione sul C.2281 presso la 10^ commissione attività produttive, 11 marzo 2025

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In Italia si paga la bolletta energetica più alta d’Europa. Paghiamo il 30% in più della Germania e il doppio della Spagna. Le famiglie italiane sperimentano il dramma della povertà energetica.

Il costo di luce e gas non incide solo sulle bollette ma è un ostacolo anche alla competitività delle imprese, al benessere dei cittadini e quindi allo sviluppo del Paese. L’incremento dei prezzi si traduce in meno investimenti, meno innovazione e meno crescita.

Val la pena ricordare che siamo al 23° mese consecutivo di calo della produzione industriale, con impatti devastanti anche sull’occupazione, che registra un aumento del 30% di CIG (raddoppiando il dato del periodo pre-COVID) e una costante diminuzione delle ore lavorate.

Tra le motivazioni della crisi energetica, vi è certamente lo stop delle forniture di gas russo attraverso le infrastrutture ucraine, ma è proprio per questo che si poteva e si doveva gestire diversamente questa fase. Così non è stato. Oggi scontiamo dunque un grave ritardo nel traghettare il nostro sistema verso una vera indipendenza, data dal mix energetico, utilizzando e investendo sulle risorse del nostro Paese, in primis quelle provenienti dalle energie rinnovabili. Al contrario, la nostra dipendenza dall’importazione di energia e di gas, unita alla determinazione del costo dell’elettricità (legata esclusivamente al prezzo del gas e non alla vera fonte di produzione), ci rende particolarmente esposti alla natura ferocemente speculativa del gas stesso. Una speculazione giocata sulla pelle delle famiglie e delle imprese italiane.

Quello che abbiamo di fronte è un enorme problema sociale. Un problema le cui dimensioni sono vastissime. In Italia la povertà energetica è una realtà per circa 2,2 milioni di famiglie, pari al 7,7% della popolazione; il 47% degli anziani è a rischio o in povertà energetica. Secondo le previsioni, la spesa media annuale di una famiglia tipo aumenterà, tra luce e gas, di 272 euro, passando da 2.569 euro a 2.841 euro (+11%).

L’erogazione di un BONUS una tantum da 200 euro (valido solo per il prossimo trimestre) rischia di non coprire neanche l’incremento di prezzi subito dalle famiglie nel periodo ottobre 2024 – gennaio 2025, durante il quale è stato stimato un aumento medio della bolletta stagionale del 5,9% sullo stesso periodo 2023/24.

Dalla relazione tecnica si stima una platea di beneficiari del contributo speciale di 200 euro pari a circa 8 milioni nuclei familiari, per un importo complessivo di 1,6 miliardi di euro.

Come per altri interventi, anche in questo caso il “Bonus straordinario” si può includere nelle tante misure di carattere emergenziale, di sollievo per alcuni nuclei familiari, ma non risolutivi nell’affrontare la sostenibilità per le famiglie del pagamento delle utenze, visto il permanere del caro energia. La soluzione non si può trovare solo con interventi e bonus temporanei che prefigurano grande incertezza per le fasce più vulnerabili della popolazione.

Per quanto riguarda le aziende, l’art. 3 si limita a prevedere un’agevolazione per la fornitura di energia elettrica per i clienti non domestici in bassa tensione con potenza disponibile superiore a 16,5 kW. Tale misura rappresenta l’azzeramento per un semestre della parte della componente ASOS degli oneri di sistema. Anche in questo caso si tratta di una misura temporanea e non strutturale, che esclude gran parte delle micro e piccole imprese operanti nei servizi alla persona e alla comunità.

Quando il mercato è l’unico riferimento per le scelte politiche, quando il governo si disinteressa delle reali condizioni dei cittadini, si lascia campo libero alle speculazioni e si alimenta l’esclusione sociale. Noi crediamo invece che a problemi sociali si debba rispondere con tariffe sociali e che alle difficoltà delle imprese debba corrispondere un intervento dello Stato più adeguato e strutturale.

Tra le misure che segnaliamo come indispensabili vi sono:

  • Il disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas e la valorizzazione delle capacità delle fonti rinnovabili di offrire ai consumatori energia pulita a prezzi più vantaggiosi. Nel 2024 i consumi elettrici italiani si sono attestati a 312,3 miliardi di kWh, le fonti rinnovabili hanno coperto la domanda per 41,2% (rispetto al 37,1% del 2023). Questa tendenza va consolidata e rafforzata: non è più possibile assistere ad una crescita della produzione energetica green senza che questa abbia effetti concreti sul costo finale su famiglie e imprese.
  • Vanno allargati i criteri che definiscono la vulnerabilità di un soggetto e quindi il suo diritto a essere tutelato con prezzi calmierati dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera).
    Al compimento del settantacinquesimo anno di età dovrebbe essere previsto un automatismo per l’ingresso nel servizio di maggior tutela per scongiurare due fenomeni ampiamente riscontrati: scarsa informazione dei soggetti anziani che non conoscono le opzioni messe a loro disposizione e condizione (o potenziale rischio) di povertà energetica. Da questo punto di vista anche le aziende dovrebbero essere chiamate a sostenere campagne di informazione trasparenti sui meccanismi, le opportunità e i diritti dei consumatori.
  • L’utilizzo dei bonus quale misura a sostegno delle condizioni di fragilità va rafforzata e stabilizzata nel tempo, allargando la platea dei beneficiari, aumentando l’importo e semplificando le procedure burocratiche che ne regolano la gestione. Ma non è più sostenibile affrontare il caro energia con la sola politica dei bonus. È necessario introdurre una riforma strutturale della bolletta, che preveda una riduzione stabile degli oneri fiscali e parafiscali e l’eliminazione degli oneri di sistema. Manca inoltre per tutti i soggetti (vulnerabili, non vulnerabili e imprese) un intervento che riduca strutturalmente l’IVA.
  • È necessario tassare gli extraprofitti delle grandi aziende energetiche per redistribuire eccedenze di guadagno a discapito di famiglie e imprese.
  • I distacchi di energia per morosità incolpevole vanno sospesi e va garantita una rateizzazione lunga delle bollette. Va inoltre introdotto un fondo contro la povertà energetica.
  • È necessaria una regolazione del telemarketing, definendo pratiche commerciali trasparenti ed etiche a tutela dei consumatori e rendendo obbligatorio il consenso a ricevere offerte telefoniche.

Quanto alle ulteriori misure da programmare, ricordiamo la necessità di migliorare l’efficienza delle abitazioni in osservanza della direttiva europea sulle case green; bisogna inoltre promuovere le energie rinnovabili semplificando l’autoconsumo e facilitare la creazione di comunità energetiche.

Per queste ragioni esprimiamo un giudizio fortemente critico al riguardo, a fronte della necessità di individuare misure e strategie di natura strutturale, il Governo ha risposto con questo decreto-legge, i cui provvedimenti sono del tutto insufficienti. Un decreto-legge che contiene così tanti elementi di criticità da non essere in grado di dare valide risposte nemmeno nell’immediato.

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