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C’è voglia di tornare a muovere la classifica in casa del Lecce. Saverio Sticchi Damiani, massimo dirigente del club salentino, parla a cuore aperto a poche ore dalla delicata sfida in casa del Genoa.
Presidente, il Lecce è ormai un esempio di gestione, gli elogi arrivano ormai da tutta Europa. Che sensazione le trasmette tutto questo apprezzamento?
«Sono felice che questo modello di calcio moderno e sostenibile che avevamo in mente abbia preso definitivamente forma e che la nostra esperienza sia così attenzionata dalle istituzioni sportive, dagli addetti ai lavori e spero anche dai nostri tifosi, però a 10 partite dalla fine del campionato preferisco soffermarmi sul calcio giocato e non solo su bilanci e strutture».
E allora, in che misura ha ammortizzato l’amarezza per la beffarda sconfitta con il Milan?
«È stata dura da digerire, ma per darmi pace mi tengo stretti i 70 minuti in cui la squadra mi è piaciuta tantissimo, siamo stati sul pezzo, mai rinunciatari e pericolosi nelle ripartenze. Lo sfortunato autogol ha complicato le cose, ma ci può stare contro un Milan pieno di campioni. È una barzelletta la storia che fosse in crisi, nelle ultime 5 partite il Milan aveva battuto Verona ed Empoli, pareggiato con l’Inter e perso a Torino dopo aver sbagliato un rigore e con la Lazio al 98’ dopo aver pareggiato in inferiorità numerica. Era il vero Milan e noi siamo stati all’altezza per quasi tutta la gara».
Rimane il fatto però che il Lecce non fa punti con le grandi, servono anche quelli per la salvezza, come se lo spiega?
«È vero, me lo sono chiesto anche io. Le fornisco un dato che è sfuggito a tutti, ma non a me, e che ho già segnalato in Lega. Solo una volta in questo campionato “la sorte” ci ha consentito di giocare contro una big stanca dal precedente impegno europeo infrasettimanale. È accaduto contro la Juventus con cui pareggiammo. A diverse altre squadre impegnate nella corsa per la salvezza questa fortuna è accaduta per ben 6 volte. Scherzi del calendario…».
Tre sconfitte consecutive dopo i risultati positivi che si stavano ottenendo possono essere un segnale preoccupante?
«In seria A accade quasi a tutte le squadre, nell’arco di un campionato, di perdere più gare consecutivamente. Del Milan ho già detto, con l’Udinese, che nelle ultime gare in trasferta ha pareggiato a Napoli ed a Roma con la Lazio, siamo stati piegati da un rigore inesistente, riconosciuto come tale anche dai vertici arbitrali, al pari del mancato secondo giallo a Payero. Si tratta di due episodi enormi che in gare equilibrate spostano tutto. A Firenze invece, contro una Fiorentina che mi è parsa in difficoltà, mi aspettavo qualcosa in più da parte nostra, forse hanno inciso le assenze di Pierotti e di Helgason, entrato a mezzo servizio negli ultimi minuti, due giocatori che in questo momento stanno facendo particolarmente bene. Anche a Firenze è mancato un clamoroso rosso per doppio giallo al 30’ del primo tempo. Purtroppo, nessuno ne ha parlato».
Ritiene il Monza già sulla via della B e dove mette i limiti della zona salvezza?
«Il Monza si giocherà tanto nella prossima gara contro il Parma, per me anche dopo le cessioni di gennaio è comunque una squadra con tanti buoni giocatori. Aggiungo che anche il pari che abbiamo ottenuto in casa loro, per me, vale».
Quanto si rischia a Genova? Serve un Lecce uso esterno come nelle migliori occasioni?
«Allenatore e squadra sanno perfettamente il valore di questa gara, avremo oltre mille tifosi con noi che con sacrifici ci seguiranno. È una opportunità e ne avremo dieci da qui alla fine».
Cosa si sente di dire ai tifosi in una fase di difficoltà sul piano dei risultati?
«Di continuare a fare ciò che stanno già facendo, stare vicini ai ragazzi. L’incitamento della curva dopo la sconfitta con il Milan è stato bello. Ci mancano 3 vittorie per coronare qualcosa di unico, dobbiamo prendercele insieme. Io credo che tutti gli altri temi possiamo lasciarli al bar o ai social, ora contano solo quei 9/10 punti determinanti perchè accada ciò che sogniamo».
Cosa prova di fronte a tutti gli importanti riconoscimenti che sottolineano il suo modo di essere dirigente?
«Baratterei tutti i premi personali con la terza salvezza consecutiva, tuttavia oltre al risultato sportivo che dipende da tanti fattori vorrei che la nostra gente fosse orgogliosa di come è gestito il club. Accanto a me ho gente che si ammazza di lavoro e merita l’affetto di chi ama il Lecce».
Quanto vale essere un modello di italianità, con il ruolo di seconda squadra del Sud nel campionato di A?
«Rappresentiamo una meravigliosa storia di calcio ed appartenenza territoriale, la nostra maglia non serve solo a vestire i calciatori, è molto di più, è una carta di identità, un luogo di nascita. Io credo che questa storia meriti di essere comunque difesa da chi ama davvero il Lecce, anche quando perdiamo oppure quando vendiamo Dorgu, non fosse altro perché Pierotti, alto a destra, è molto più forte! (ride)».
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