Le armi e la pace

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#finsubito


Giusto proclamare, in linea di principio “Basta soldi per le armi!”; ma l’alternativa appare quella di cedere alla prepotenza del più forte

(Foto: ANSA/SIR)

“Quis fuit horrendos / primus qui protulit enses? // Quam ferus et vere / ferreus ille fuit!”: così scriveva mestamente in una delle sue più sapide elegie il poeta latino Albio Tibullo nel I secolo a.C., con un distico reso ancora più sinistro e martellante dalla lettura metrica. “Chi fu il primo che inventò le orrende armi? / Quanto fu feroce e davvero di ferro!”. “Allora – continua – nacquero per il genere umano le stragi e le guerre, / e fu aperta alla morte una via più breve”. Ma poi, prima di accennare con nostalgia all’elogio della serena vita agreste, discolpa quell’inventore perché siamo stati noi tutti “a volgere al nostro male l’arma che lui ci diede contro le belve…”. Sarebbe utile rileggerla interamente. Prosegue, infatti, sottolineando, – ahimè, con grande verità: “È tutta colpa dell’oro: non c’erano guerre /quando sulla mensa stavano coppe di faggio. // Che pazzia è questa di affrettare la nera morte / con le guerre? Già incombe e viene da sé in silenzio”. Un’altra citazione sembra particolarmente attuale: “È di pietra o di ferro, chi picchia la sua / ragazza, e tira giù dal cielo gli dei” – ma questo è un altro discorso che ci ricorda anch’esso quanto non siamo mutati da allora… Conclude il poeta invocando: “Vieni a me, Pace fecondatrice, portando / la spiga, e il tuo candido grembo trabocchi di frutti”.

Tutti, ancora oggi, da allora e per sempre, invochiamo la pace. Ai nostri giorni l’invocazione si fa sempre più pressante. Mentre, d’altro canto, si fa sempre più angosciante, proprio per la nostra Europa, la corsa al riarmo. “ReArm Europe” è la proposta da 800 miliardi presentata alla plenaria del Parlamento di Strasburgo dopo l’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio Europeo. Motivato dalla crescente aggressività di Putin, del quale – sottolinea la presidente Von der Leyen – “non ci si può fidare”, il progetto sta incontrando crescenti adesioni, anche se non mancano esitazioni e opposizioni.

Purtroppo, a quella famosa invenzione tutti fanno ricorso, pur con una debita distinzione: “Armi sì, ma solo per la difesa”.

Che ci sia bisogno di difendersi in Europa, e con le proprie forze, appare sempre più chiaro e inevitabile, specie dopo la minacce anti-Nato di un Trump, che non smette di stupire drammaticamente (solo martedì ha ribadito che l’unica scelta plausibile per il Canada sarebbe diventare il 51° stato dell’Unione: sembra proprio convinto!) e dopo gli ultimi sviluppi sul terreno nel cuore dell’Europa, dove pare sempre più prevalere l’armata rossa sulle eroiche truppe ucraine, depotenziate anche dal venir meno di armi e intelligence americane. A una presente o futura aggressione non si può che rispondere con una difesa e questa occorre prepararla… Alzi la mano chi non vorrebbe la denuclearizzazione e la smilitarizzazione universale, sognando un bucolico mondo di pace! Dacché l’uomo esiste (fin dai ben poco “fraterni” Caino e Abele…), purtroppo non è così.

Giusto proclamare, in linea di principio – come ha fatto il M5S a Strasburgo – “Basta soldi per le armi!”; ma l’alternativa appare quella di cedere alla prepotenza del più forte, che di armi ne sta accumulando a dismisura con un’economia pressoché totalmente vocata alla guerra.

Proprio come sta avvenendo, ormai, in Ucraina; dove – per altro – pare che qualcosa di “pacifico” si muova all’orizzonte (pur consapevoli che altri focolai continueranno ad ardere o a riaccendersi in tante altre parti del mondo – dopo quella tragica “invenzione” che va sempre più perfidamente perfezionandosi).

L’orizzonte di pace sembra aprirsi positivamente con i colloqui avviati a Gedda in questi giorni. Ma è ben chiaro che ci vorrà molto tempo ancora. La proposta di una “tregua parziale” (in cielo e in mare, intanto…), ipotizzata da Kiev, pur elogiata dagli USA, pareva già scartata a priori da Mosca che non intende deporre le armi se non c’è un vero piano di pace. Del resto, sappiamo – perché ce lo ripetono in tutte le solfe – che “tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale saranno raggiunti”. L’obiettivo principale è quello della sottomissione dell’Ucraina e Dio non voglia anche della ricostituzione dell’impero sovietico (a tremare di più, per ora, sono la Polonia, i Baltici e buona parte dell’Est Europa.). Ma fermare la carneficina in qualsiasi modo appare ormai – volere o no – la scelta più “umana”. Certo, col senno di poi, si dovrebbe dire che – come lapalissianamente sostiene Trump – sarebbe stato meglio non combatterla mai questa (e qualsiasi) guerra. Anche perché – come ha precisato in una trasmissione radiofonica martedì mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita – non ci sarà mai una “pace giusta” dopo una guerra, perché ha mietuto già troppe vite!

 

 





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