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Il 12 marzo almeno venti persone sono rimaste ferite durante gli scontri con la polizia nella consueta manifestazione del mercoledì per le pensioni a Buenos Aires. Questa volta hanno partecipato anche centinaia di “barrabravas”, tifosi ultras di squadre di calcio.

Pentole e padelle battute con forza, striscioni al vento e urla contro l’ultra liberista di destra Javier Milei. Il 12 marzo 2025, come ogni mercoledì, l’Argentina ha assistito al ritorno del “cacerolazo“, protesta rumorosa che richiama alla memoria le battaglie passate del Paese, con il rumore delle pentole che ha riempito le piazze contro le politiche di austerità del governo. Al centro delle proteste a Buenos Aires, l’insufficiente adeguamento delle pensioni. La mobilitazione, questa volta, ha coinvolto anche “barrabravas“, ultras di squadre di calcio argentine, tra cui alcuni delle due più note, il River Plate e il Boca Juniorse; così, da corteo inizialmente pacifico, la manifestazione è sfociata in violenti scontri con la polizia, che ha utilizzato idranti e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Il bilancio è di oltre 100 arresti e numerosi feriti, tra cui una pensionata di 87 anni e un fotoreporter colpito da un proiettile di gas lacrimogeno. Il governo di Milei ha giustificato l’uso della forza, minacciando pene più severe per chi dovesse continuare con “atti di violenza”.

A questo clima di caos si aggiungono poi le riforme economiche e le controversie legate alle privatizzazioni volute dal presidente argentino, che continuano a incendiare il dibattito politico e sociale e la terribile devastazione da inondazioni che, negli ultimi giorni, ha causato numerosi morti e danni ingenti.

Le proteste dei pensionati e dei lavoratori

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Le reazioni politiche e sindacali non si sono fatte attendere. Il governatore della provincia di Buenos Aires, Axel Kicillof, ha duramente criticato l’operato del governo di Milei e delle forze di sicurezza, parlando di “violenza premeditata” e di una repressione “completamente feroce, illegale e ingiustificata” contro pensionati e cittadini che manifestavano contro il piano di austerità. In un post su X (ex Twitter), Kicillof ha accusato il governo di voler annientare i diritti fondamentali dei cittadini e di manipolare l’opinione pubblica a proprio favore, ignorando la gravità delle violenze.

Anche la Confederazione Generale del Lavoro (CGT), una tra le principali reti sindacali del paese, ha condannato fermamente l’uso della forza contro i manifestanti, definendola una “vergognosa violenza”. In un comunicato, la CGT ha accusato il governo di utilizzare risorse statali in modo “violento, irrazionale e illegale”, per reprimere una protesta che aveva un valore fondamentale: difendere i diritti dei pensionati e dei più vulnerabili. La CGT ha denunciato come la repressione abbia colpito non solo i manifestanti ma anche fotografi, giornalisti e cittadini inermi che si trovavano nelle vicinanze.

Durante la giornata è intervenuto anche il deputato Sergio Palazzo, leader del sindacato bancario, che ha lasciato l’aula per unirsi ai manifestanti e portare il suo sostegno alla causa. Palazzo ha denunciato la repressione, definendola una “discriminazione brutale” nei confronti dei cittadini che chiedevano solo di essere ascoltati.

“Di ogni 100 dollari tagliati dal governo Milei nel 2024, quasi 20 provenivano da pensioni e assegni di mantenimento. Oggi, i pensionati che percepiscono la pensione minima devono sopravvivere con 335.907 dollari al mese, bonus incluso. È una situazione ingiusta, indegna e immorale”, ha commentato su X (ex Twitter) Il senatore Martín Lousteau, dell’Unione Civica Radicale. “Mentre il tuo reddito aumenta lentamente, le tue spese essenziali aumentano rapidamente. Un esempio: i prezzi dei farmaci sono aumentati del 361% da quando è entrato in carica l’attuale governo nazionale. Allo stesso tempo, è stato ridotto l’elenco dei farmaci con copertura al 100%, limitando l’accesso a quattro farmaci e ai pensionati che percepiscono una pensione minima. Non serve essere esperti per capire che oggi molti anziani devono scegliere tra mangiare o comprare medicine”.

La ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich, ha invece giustificato l’operato della polizia, accusando i manifestanti di essere stati orchestrati da gruppi di estrema sinistra e di aver agito con intenzioni violente. Ha parlato di una “manifestazione pericolosa” che avrebbe avuto l’obiettivo di destabilizzare il governo, ma questa giustificazione ha suscitato ulteriori polemiche, con molti che accusano il governo di voler soffocare il dissenso con la forza.

La continua tensione sociale e le ricadute politiche

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L’Argentina si trova ora, insomma, di fronte a una crescente polarizzazione sociale e politica, alimentata da un governo che continua a implementare politiche economiche estremamente dure. Le tensioni tra il governo e i sindacati, insieme alla crescente sfiducia nei confronti delle forze dell’ordine, potrebbero avere ripercussioni importanti sul futuro politico del paese. Gli scontri contro la riforma delle pensioni sono solo l’ultimo capitolo di una lunga serie di manifestazioni contro le politiche economiche del presidente Milei, ma potrebbero già rappresentare una spia di una frattura sociale che sembra destinata a crescere. Il governo di Milei ha lanciato infatti anche un piano di privatizzazioni che includerebbe alcuni dei maggiori asset statali, tra cui il gigante energetico YPF e la compagnia aerea Aerolíneas Argentinas. Una decisione che ha sollevato un ampio dibattito pubblico, con critiche soprattutto per i potenziali effetti sulle fasce più vulnerabili della popolazione, che potrebbe ora vedere peggiorare le loro condizioni di vita a causa di nuovi tagli e riforme.

Il fallimento della criptovaluta $LIBRA

Non solo. Il presidente argentino è poi coinvolto da tempo in uno scandalo che ruota attorno a una criptovaluta, un episodio che ha portato a numerose richieste di impeachment e a centinaia di denunce legali. La vicenda, soprannominata anche “cripto-gate”, sta suscitando ampio dibattito e attenzione internazionale. Nel febbraio 2025, Milei ha infatti introdotto la criptovaluta $LIBRA come parte della sua strategia economica per modernizzare il sistema finanziario del paese e attrarre investimenti: il valore di $LIBRA è però crollato rapidamente, lasciando molti investitori con perdite consistenti. Un fallimento che ha suscitato ancora polemiche e ha sollevato altri nuovi interrogativi sulla capacità del governo di gestire l’economia del paese: l’opposizione, rappresentata in particolare dall’ex ministro dell’Economia Ricardo Lopez Murphy, ha lanciato dure accuse contro il presidente argentino: secondo Murphy, Milei avrebbe approfittato della sua posizione per partecipare a una truffa a danno di migliaia di persone, inclusi molti dei suoi più ferventi sostenitori.

Le devastanti inondazioni di Bahía Blanca

Nel frattempo, il paese si trova a dover affrontare anche un’altra grave emergenza. Lo scorso 7 marzo 2025, la città di Bahía Blanca è stata infatti colpita da una pioggia torrenziale che ha causato inondazioni devastanti: le precipitazioni, che hanno superato i 400 mm in poche ore, hanno provocato la morte di 16 persone e hanno costretto migliaia di residenti a evacuare le loro case. Le operazioni di salvataggio sono proseguite a ritmo serrato, ma i danni materiali sono ingenti, con stime che parlano di ben oltre 400 milioni di dollari. Le autorità hanno proclamato tre giorni di lutto nazionale in memoria delle vittime, mentre la popolazione continua a fare i conti con l’emergenza.

In questo scenario turbolento, l’Argentina è insomma chiamato a rispondere a sfide cruciali, con la speranza che nuove possibili riforme possano rispondere alle sole esigenze di giustizia sociale e di sviluppo sostenibile per la popolazione argentina.





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