Cna Federmoda: «Contro la crisi la politica faccia la sua parte»

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Un momento della tavola rotonda di Cna Federmoda (courtesy Cna Federmoda)

«È arrivato il momento che la politica dia le risposte giuste al settore della moda. Le risposte giuste ai nostri artigiani per quanto fanno con le mani, la testa, il cuore. E per quanto creano, orgoglio del Made in Italy in tutto il mondo». Questa l’esortazione del presidente nazionale di Cna FedermodaDario Costantini, rilasciata durante il suo intervento all’evento «Dialogo sul settore moda» tenutosi nella mattinata di oggi, mercoledì 12 marzo nell’auditorium di Cna a Roma. Una mattinata densa di interventi nella quale, allo stesso tavolo, imprenditori e sindacalisti si sono confrontati in merito alle attuali sfide del settore.

Nel suo intervento Costantini ha poi sottolineato l’importanza di artigiani e piccole imprese nel sistema Paese, evidenziandone il loro ruolo innovativo, spesso non riconosciuto da leggi non adeguate alle realtà in mutamento. Tra queste, la legge quadro sull’artigianato che «risale a oltre quarant’anni fa», ha spiegato. Il presidente ha in seguito evidenziato due vulnus recenti al sistema imprenditoriale italiano, e più precisamente agli artigiani, le micro e le piccole imprese. Prima di tutto, la mancata soluzione del caro energia, perlomeno per le imprese più piccole.

«Non ci piace il decreto energia che esclude dai tagli alle bollette oltre un milione di imprese perché hanno una potenza installata inferiore a 16,5kW. Imprese che già si trovano a pagare l’energia molte decine di punti più cara dei concorrenti europei», ha affermato. «E non ci piace quella tassa camuffata rappresentata dai contratti assicurativi a copertura dei danni ai beni direttamente cagionati da calamità naturali ed eventi catastrofali. Questo provvedimento non solo in diversi casi non mette al riparo dalle conseguenze delle calamità ma in un mese pretende da quasi quattro milioni di imprese la sottoscrizione di polizze particolarmente complesse, rispetto alle quali sono state fornite modalità operative solo a fine febbraio».

Tra le altre voci durante la tavola rotonda, a introdurre i lavori è stato il responsabile dipartimento relazioni sindacali, Maurizio De Carli, che ha posto l’accento sull’importanza del dialogo sociale e sul ruolo che tale dialogo ha nel comparto fashion. Antonio Murzi, responsabile centro studi del Cna, ha invece illustrato il peso del settore moda nell’economia nazionale e il suo stato di salute. Il comparto, ha spiegato, rappresenta una delle realtà più importanti della manifattura italiana con il 16% delle imprese, il 12,3% dell’occupazione, l’8,6% della ricchezza totale e il 10,5% delle esportazioni. Ma il biennio 2023/2024 è stato molto duro per il settore moda che ha perso il 9,7% di valore aggiunto contro il -1,9% del comparto manifatturiero riducendo del 3% la forza lavoro. «Un brutto momento che in realtà dura da ben prima, con una crisi scoppiata oltre quindici anni fa, ai tempi della bolla finanziaria».

La parola è passata quindi al responsabile nazionale di Cna Federmoda, Antonio Franceschini, che ha sottolineato le difficoltà delle imprese del settore e le richieste conseguenti alla politica: ammortizzatori sociali, più favorevole accesso al credito, facilitazioni nei versamenti tributari ed erariali. «Purtroppo la politica non manca di ascoltare le imprese in questa fase, ma non fornisce risposte soddisfacenti». Su quale futuro si prospetta per la moda italiana dopo quindici anni in cui l’occupazione si è ridotta di un quinto si sono infine confrontati, il presidente di Cna Federmoda, Marco Landi, e i segretari generali delle sigle Filctem CgilFemca Cisl e di Uiltec Uil.

«La moda italiana ha futuro e continuità. Rimaniamo la manifattura d’Europa per quanto attiene le produzioni di qualità, dobbiamo preservare questo patrimonio», ha commentato Landi. «Con le organizzazioni sindacali dobbiamo condividere un percorso di supporto a favore del lavoro, delle imprese, dell’occupazione. Le imprese italiane possono continuare a essere protagoniste sui mercati internazionali. Per farlo devono essere messe nelle condizioni di investire. Di conseguenza chiediamo una politica industriale che lo permetta. Oggi serve un sostegno anche sul fronte della liquidità, chiediamo allora misure per una politica del credito a supporto del sistema moda italiano, un decreto legge ad hoc per facilitare il credito al sistema moda». (riproduzione riservata)



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