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Millenni di storia vinicola, cent’anni di una famiglia, dieci anni di rinnovamento: è la storia di Pasqua Vini, che lancia una “Ode al futuro” guardando alla sua storia con un libro edito da Rizzoli e coinvolgendo cinque artisti internazionali
La storia di Pasqua Vini, azienda vitivinicola veronese che da cent’anni produce “etichette” che sono diventate iconiche e pluripremiate nel mondo, è anche quella di una realtà che ha saputo reinventarsi e solcare con abilità le onde del mercato e delle tendenze: brillanti le vendite sul mercato americano, nonostante i tempi incerti e gli spauracchi sui dazi; la determinatezza nel promuovere i propri “Icons”, ovvero gli iconici vini su cui l’azienda ha investito con coerenza nell’ultimo decennio, e un investimento nell’arte che dal 2018 è arrivato a circa 6 milioni di euro.
«Per festeggiare questi cent’anni non vogliamo autocelebrare le nostre vigne o guardare semplicemente al nostro territorio, alla ricchezza della nostra regione, ma abbiamo voluto aprire ad una nuova collaborazione con una serie di talenti strepitosi che hanno saputo interpretare i nostri valori», ha spiegato nella conferenza stampa dei Cent’anni di Pasqua, stamattina 12 marzo al PAC di Milano, l’Amministratore Delegato dell’azienda, Alessandro Pasqua – continuando: «Vogliamo immaginare i prossimi 100 anni attraverso la nostra storia, per questo il volume edito con Rizzoli si chiama Ode al futuro e per questo abbiamo coinvolto cinque artisti internazionali che “rileggendo” cinque nostri vini, ognuno dei quali è associato un valore molto preciso della nostra famiglia».
Cinque capitoli, cinque approcci diversi per descriverne i protagonisti, la cui interpretazione creativa è stata affidata alla direzione di Marco Cisaria (Foll.ia) e ai testi dello scrittore, sceneggiatore e regista Filippo Bologna. La parte visiva vede il coinvolgimento di altrettanti artisti provenienti da tutto il mondo: Michael Mapes (Usa), Sofia Crespo (Portogallo), Gaia Alari e Giuseppe Ragazzini insieme al padre Enzo, che hanno interpretato rispettivamente l’etichetta “Mai dire Mai” e “Famiglia Pasqua”, per creare un ponte tra passato e presente, rielaborando scatti storici del gruppo vitivinicolo e dei momenti di produzione.
E a proposito di produzione, dichiara Ragazzini: «Questa collaborazione con Pasqua non è stata una commissione, ma un dialogo reciproco tra artisti e azienda, per un’azienda che, appunto, ha scelto l’arte per raccontare la propria identità, una scelta autentica e non semplicemente una spot pubblicitario».
D’altronde, come scrivevamo poco sopra, il coinvolgimento dell’arte nella vita aziendale di Pasqua arriva nel 2017, come ricorda ancora Riccardo Pasqua, con una prima piattaforma inspirata a quella di Saatchi, supportando tre artisti veronesi nel completare i loro progetti.
«Da quel momento abbiamo allargato il supporto su tutto il territorio nazionale e poi siamo salpati per il mondo, coinvolgendo artisti e creativi da Stati Uniti, Libano, Giappone, arrivando a oggi dove, in occasione di Vinitaly, presenteremo questo percorso espositivo museale in un percorso site specific che coinvolge tutta l’ala sud di Palazzo Giusti», spiega l’AD.
Le altre etichette? “11 Minutes” dedicato agli 11 minuti di skin contact che definiscono l’identità del vino è stato indagato dall’americano Michael Mapes, attraverso un mosaico dove foto, campioni di terreno e impronte digitali si fondono per restituire una visione necessaria di ogni singolo dettaglio per essere completata;
“Hey French” è invece osservato dalla portoghese Sofia Crespo, creando un modello di IA partendo da un dataset di mille immagini scattate nel vigneto durante la dormienza post-vendemmia riscrive a sua volta i processi che legano uomini e tecnologia; “Terre di Cariano Amarone della Valpolicella”, è invece interpretato dall’artista italiana Gaia Alari utilizzando le suggestioni del colore nero intenso della bottiglia, animando i concetti di radici, territorio e identità femminile.
«Sentiamo la responsabilità della custodia del nostro passato e l’urgenza di entrare con forza e da protagonisti nel futuro, gettando oggi le basi degli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere nel medio e lungo termine. La nostra azienda ha sempre spinto il proprio sguardo oltre le convenzioni, e le celebrazioni che abbiamo in programma per questo secolo di vita ne sono la testimonianza. Il progetto ‘Ode al futuro’ rappresenta un ponte ideale tra il nostro ieri – le cui radici affondano in saperi artigianali e conoscenza profonda del terroir – e il nostro domani, in cui vogliamo continuare a essere un laboratorio di sperimentazione dove immaginare e creare», sono state le parole del Presidente del Gruppo, Umberto Pasqua.
Una dichiarazione di intenti per guardare al futuro, dazi o non dazi.
Appuntamento al 4 aprile, a Verona.
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