Castelfidardo, sindache a confronto: successo per l’incontro nella sala Convegni

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CASTELFIDARDO – «Capitava spesso di andare in Prefettura con gli atti del mio Comune e i dipendenti uscivano dai loro uffici per vedere la stranezza di una donna sindaco». È il racconto di Laura Conti, sindaca di Castelfidardo tra il 1967 e il 1968 e dal 1972 al 1975, protagonista ieri pomeriggio (12 marzo) con Meri Marziali, attuale prima cittadina di Monterubbiano, dell’incontro “Sindaci in rosa, generazioni a confronto”, organizzato dalla Uil Marche e dalla Uil Pari Opportunità nella città della fisarmonica. Nella sala Convegni di via Mazzini sono intervenuti anche Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche, e il professor Roberto Giulianelli dell’Istituto Storia Marche. L’incontro è stato moderato da Diego Gallina Fiorini.

Le parole di Laura Conti

Il sindaco Roberto Ascani ha portato i suoi saluti istituzionali. «Sono diventata sindaca quasi per caso – ha raccontato Conti -. Inizialmente la proposta era stata fatta a mio marito, medico condotto del paese, ma lui rifiutò perché non voleva che la politica interferisse con il suo lavoro. Alla fine lo proposero a me. Essendo appassionata di politica e militante del Partito Repubblicano, accettai. All’epoca non esisteva l’elezione diretta del sindaco, quindi furono i consiglieri eletti a scegliermi. La mia nomina fu innovativa perché, oltre al Partito Repubblicano, fui sostenuta anche dal Partito Comunista. Il mio ruolo non fu semplice: molti atti di giunta dovevano passare per la Prefettura e quando mi ci recavo la mia presenza, in quanto donna, suscitava curiosità tra gli impiegati. La mia realizzazione più importante fu la creazione della zona industriale di Castelfidardo. Le condizioni di lavoro erano difficili, con molti che lavoravano in casa. La zona industriale, che attirò molte famiglie e trasformò l’economia del paese, fu un successo incredibile, tanto che aziende e operai vennero a stabilirsi qui. Ancora oggi, quando mi chiamano, usano il cognome di mio marito, Cianca, ma ciò che conta è che il mio contributo ha lasciato un segno nella storia del paese».

Le parole di Marziali

Oggi, nonostante una maggiore autonomia rispetto al passato e leggi sulla partecipazione e sulla parità come le cosiddette “quote rosa”, nella provincia di Ancona il 17 per cento degli enti ha una donna alla guida di un’amministrazione comunale. Una percentuale che, nella regione di Ada Natali, prima sindaco donna d’Italia nel 1946 a Massa Fermana, scende al 14,6 per cento. «Se io oggi sono qui – ha detto la sindaca Marziali – è anche grazie a Laura che ci ha aperto la strada ma essere donna in politica significa, anche oggi, dover dimostrare continuamente le proprie competenze, come se si dovesse superare una doppia prova: una verso l’elettorato e una nei confronti degli stessi ambienti istituzionali. Ricordo un episodio significativo: durante una riunione tecnica sulla viabilità, il funzionario dell’ente proprietario della strada parlava solo con l’architetto, ignorando completamente me, nonostante fossi io a presiedere l’incontro come sindaca. Solo quando ho preso la parola e ho fatto notare la mia posizione, c’è stato un imbarazzato riconoscimento del mio ruolo. Questo dimostra quanto sia ancora radicato il pregiudizio nei confronti delle donne in posizioni di potere. La legge sulle quote ha accompagnato un cambiamento culturale necessario, ma le disparità di genere persistono perché per troppo tempo le donne sono state escluse dai processi decisionali. Oggi è fondamentale che ci siano numericamente e qualitativamente più donne nelle istituzioni, perché chi meglio di una donna può rappresentare le esigenze femminili? Non vogliamo essere solo una quota, ma essere riconosciute per le nostre capacità e per ciò che portiamo politicamente e amministrativamente. Nel mio mandato ho sempre cercato di sostenere le nuove generazioni di ragazze interessate alla politica, promuovendo un consiglio comunale dei ragazzi e incoraggiando le giovani a intraprendere questa strada. Per coinvolgere più donne e giovani nella politica, è essenziale creare occasioni di partecipazione e ascoltare le loro voci. Solo così possiamo costruire una vera democrazia paritaria, perché non è solo la donna a perdere opportunità, ma è l’intero sistema che si impoverisce senza la loro partecipazione».





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