Bilanci in crescita moderata a Lucca, ma pesa l’aumento dei tassi e della pressione fiscale

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L’analisi dei bilanci 2023 e 2022 delle società di capitali delle province di Lucca, Massa-Carrara e Pisa offre uno scenario ancora positivo, nonostante le difficoltà di un contesto economico complesso. I fatturati e il valore aggiunto mostrano una moderata crescita, mentre l’aumento dei tassi di interesse ha pesato sul peso degli oneri finanziari per le aziende. A ciò si aggiunge un incremento della pressione fiscale, dovuto alla progressiva riduzione di incentivi come il superammortamento e l’iperammortamento per Industria 4.0 e alla contrazione del credito d’imposta per ricerca e sviluppo. Questo è, in sintesi, ciò che emerge dall’analisi condotta dall’Istituto di Studi e Ricerche (Isr) e dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest, basata sull’analisi di oltre 15.000 bilanci delle tre province.

“L’aumento dei tassi di interesse e della pressione fiscale ha frenato la competitività delle imprese – sottolinea Valter Tamburini, Presidente della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest – rendendo ancor più urgente oggi rafforzare il sostegno agli investimenti strategici. Per questo, a breve attiveremo una serie di bandi dedicati alla digitalizzazione, all’innovazione e all’internazionalizzazione: strumenti essenziali per migliorare l’efficienza aziendale e creare nuove opportunità, soprattutto per le piccole e medie imprese. Il nostro obiettivo – conclude – è accompagnarle in questo percorso di trasformazione, offrendo incentivi concreti per l’adozione di tecnologie avanzate e modelli di business più sostenibili”.

Lucca si conferma come il principale motore economico dell’area: le quasi 6.000 società di capitali lucchesi analizzate hanno generato nel 2023 un valore della produzione di 19,1 miliardi di euro, un valore aggiunto di 4,6 miliardi e profitti per uno. L’utile netto è in progresso, passando dal 4,7% al 5,6% del fatturato, nonostante il forte aumento degli oneri finanziari (+44%) e della pressione fiscale che dal 25% arriva al 29,2% del risultato ante imposte.

Gli investimenti strutturali stanno crescendo, a Lucca hanno segnato un +12%, con un picco del +22% per le imprese medio-grandi. Per quanto riguarda la redditività, il ROI è aumentato dal 5,3% al 6% mentre per quello della liquidità, il cash flow si attesta all’11,8% dei ricavi. La capitalizzazione è aumentata di 3 punti, raggiungendo il 43,8% dell’attivo. Tra i settori, spicca la cantieristica nautica, che segna un aumento del 29% del fatturato, portando con sé un miglioramento di tutti gli indicatori finanziari.

Al contrario, le industrie alimentari e l’agricoltura restano tra i settori meno redditizi, con livelli di capitalizzazione tra i più bassi. Nell’industria cartaria, il fatturato è sceso del 7% ma la capacità del settore di contenere i costi operativi ha permesso un significativo aumento della redditività, con l’utile che è passato dal 7% al 10,8% dei ricavi.

Le 2800 società di Massa-Carrara hanno realizzato una produzione di 5,3 miliardi di euro e un utile netto di quasi 300 milioni. Nonostante un contesto più fragile rispetto alle altre province, il sistema imprenditoriale apuano ha comunque mostrato un aumento della solidità patrimoniale: l’equity ha infatti rappresentato il 48,5% dell’attivo, il valore più alto tra le tre province. La maggior parte degli indicatori economici tuttavia ha mostrato segnali di indebolimento: mentre l’utile netto è sceso dal 6,2% al 5,9% del fatturato, penalizzato soprattutto dalle difficoltà delle micro e piccole imprese. Il rendimento del capitale investito (ROI) è sceso dal 6,4% al 6% e la produttività del lavoro ha registrato un peggioramento di un punto a causa dell’aumento dei costi del personale.

Dal punto di vista settoriale, la cantieristica nautica si conferma il settore più dinamico, con un aumento del fatturato del 21%, un miglioramento dell’utile e il rafforzamento di tutti i principali indicatori di bilancio. Al contrario, la filiera lapidea ha registrato un andamento negativo. Il settore della trasformazione ha subìto una contrazione del 7% del fatturato, dovuta in particolare alla flessione dell’export, con una conseguente riduzione del profitto, che rimane tuttavia elevato, sceso dal 13,5% all’11,4% dei ricavi. Il settore ha tuttavia mantenuto un alto livello di liquidità e una capitalizzazione vicina al 60%. Situazione più critica per il settore minerario, il cui fatturato è sceso del 12% e l’utile si è ridotto dal 7,5% al 6,9% del fatturato.

Le 6600 società di capitali pisane hanno registrato un valore della produzione di 15,5 miliardi di euro, un valore aggiunto di 4,1 miliardi e utili per 770 milioni di euro. L’aumento del costo del credito ha influenzato le strategie di investimento, ma le imprese hanno dimostrato di saper mantenere una buona capacità di gestione finanziaria. Anche la pressione fiscale è aumentata, passando dal 29,6% al 30,4% del risultato ante imposte. Dal punto di vista finanziario, la capitalizzazione è migliorata, la liquidità è rimasta stabile, mentre si sono osservate diminuzioni nella redditività e nella produttività del lavoro. In particolare, il ROI è sceso dal 6,7% al 6,3%.

L’utile netto si è leggermente ridotto, passando dal 5,4% al 5,2%, principalmente a causa del calo delle imprese medio-grandi, che hanno subìto un aumento della pressione fiscale e un forte aumento degli interessi passivi sui debiti, il cui peso è quasi raddoppiato, passando dal 10,8% al 17,4% del risultato prima degli oneri finanziari. A livello settoriale, le principali specializzazioni produttive hanno registrato un 2023 meno brillante rispetto al 2022. L’industria chimica e farmaceutica ha registrato una diminuzione del 5% del fatturato, con ripercussioni limitate sugli indicatori economico-finanziari.

Anche il settore dei mezzi di trasporto ha subìto una contrazione del 3%, ma ha compensato le perdite con una gestione efficace dei costi operativi, riuscendo ad aumentare l’utile e migliorare diversi indicatori economici. Più critica la situazione per il settore pelli-cuoio, che ha vissuto un anno particolarmente difficile: il fatturato si è contratto dell’8% a causa della riduzione dell’export, l’utile è più che dimezzato, passando dal 5% al 2% del fatturato, e tutti gli indicatori finanziari hanno mostrato un peggioramento, con l’unica eccezione della capitalizzazione, che è aumentata dal 44% al 47%.

La nota completa di grafici e tabelle per ciascuna delle tre province è allegata a questo comunicato stampa oppure è scaricabile dal sito www.isr-ms.it.



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