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L’Emilia-Romagna è sempre stata all’avanguardia, per ciò che riguarda i movimenti ambientalisti.
In Emilia si svilupparono, alla fine degli anni settanta del Novecento, vivaci lotte antinucleari con riferimento alla centrale di Caorso (PC) e, successivamente, a quella del Brasimone (BO). In Romagna furono molto attivi, in quel periodo, gruppi che, insieme ad altri (soprattutto veneti), diedero vita, a livello nazionale, all’esperienza dell’Arcipelago Verde, presto degenerata nel partito dei verdi. In tutta la regione vennero portate avanti, in tale contesto, lotte pionieristiche per indurre le amministrazioni comunali a praticare il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani.
Negli anni seguenti, l’aziendalismo dominante, insieme alla deludente attività istituzionale dei verdi, frenò il movimento, che tuttavia continuò ad esistere e lottare, conseguendo anche qualche vittoria significativa, sia pure senza quella spinta che lo aveva caratterizzato inizialmente.
La bandiera dell’ambientalismo fu nuovamente sventolata, circa quindici anni fa, dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, sugli sviluppi del quale stendiamo un pietoso velo, e più tardi, nel 2018, dai seguaci di Greta Thunberg, un singolare personaggio salito agli onori delle cronache mondiali per aver marinato la scuola con cadenza settimanale (cosa che in Italia molti altri fanno, senza per questo essere ricevuti dal papa o ascoltati dall’assemblea dell’ONU).
Da tre anni a questa parte, proprio in Emilia-Romagna, persone di tutte le età, reduci dalle esperienze sopra elencate, stanno dando vita a qualcosa di nuovo, o così sembra. Molta importanza ha avuto, in tale processo, una piccola iniziativa: la marcia contro le opere inutili che, nel settembre del 2022, ha visto una quarantina di attivisti, autodefinitisi “Sollevamenti della Terra”, camminare ininterrottamente per dieci giorni. Partiti dalla pianura, e precisamente da Ponticelli di Malalbergo (dove era stata vinta un’importante vertenza contro la nascita di un polo logistico) sono arrivati in montagna, al Corno alle Scale (dove è prevista la costruzione di un inutile impianto di risalita). Le sinergie sviluppatesi nel corso della marcia hanno poi contribuito a ravvivare la preesistente lotta contro il “Passante di mezzo”, grande opera inutile consistente nel portare in alcuni punti, situati in prossimità di Bologna, la sede autostradale a ben 18 corsie.
La marcia successiva, nel settembre 2023, ha posto al centro dell’attenzione l’opposizione al Passante e, nuovamente, quella ai nuovi impianti di risalita, concludendosi a Cutigliano, in Toscana, e coinvolgendo anche gli ambientalisti locali. Pochi mesi dopo, del tutto inaspettatamente, è cresciuta a Bologna la lotta per la difesa delle scuole Besta, che il Comune intendeva demolire, e dell’adiacente parco Don Bosco, molto amato dagli abitanti del quartiere San Donato. Tutto è partito da una raccolta di firme finalizzata a salvare il parco. Il Comune ha tentato di procedere ugualmente. Gli ambientalisti hanno dato vita a un presidio, rinforzato da giovani accampati sugli alberi. La vertenza è proseguita, con alterne vicende, fino alla (parziale) vittoria: il parco ora è salvo; la scuola è ancora in piedi. Il Comitato Besta vuole che sia restaurata e restituita alla sua funzione.
L’intera vicenda ha avuto grande risonanza sui mezzi di comunicazione di massa e, negli ultimi mesi, in tutta l’Italia si sono sviluppate lotte analoghe, finalizzate alla salvaguardia delle zone verdi insidiate dalla speculazione edilizia.
Nell’ultima settimana dell’agosto 2024 si è tenuta la terza edizione della marcia contro le opere inutili. Questa volta i marciatori sono partiti dalla Toscana, per contestare la costruzione dell’ennesimo impianto di risalita; si sono poi trasferiti in prossimità della centrale nucleare del Brasimone che qualcuno, nel governo e non solo, vorrebbe mettere in funzione; hanno terminato la manifestazione all’interno del comune di Bologna, camminando dal parco Don Bosco, per arrivare in zona Bertalia-Lazzaretto, presso l’aeroporto, dove sono in corso ulteriori interventi di cementificazione.
Tutto ciò, ovviamente, per quanto importante, non ha alcun effetto significativo sul cambiamento climatico (sarebbe necessario ben altro!) e, nel frattempo, l’Emilia-Romagna è stata interessata da lunghi periodi di siccità, intervallati da rovinose alluvioni. L’ultima, in ordine di tempo, ha coinvolto proprio la città di Bologna, e si è verificata proprio pochi giorni prima della manifestazione ambientalista indetta da un’insolita compagnia formata da Comitato Besta, Legambiente, Parents For Future, Rete Emergenza Climatica e Ambientale, Un altro Appennino è possibile, Comitato contro ogni autonomia differenziata, Confederazione Cobas e, ovviamente, USI-CIT.
Tale compagnia, che ha incuriosito il mondo ambientalista per via della sua stranezza, e costituito un richiamo per molti comitati di lotta che hanno preso parte alla manifestazione, ha poi convocato un’assemblea regionale, pienamente riuscita, per il giorno 25 gennaio 2025.
Nonostante l’evidente diversità dei componenti, prosegue nel suo percorso.
Riuscirà a consolidare quell’alleanza tra generazioni che ha caratterizzato l’esperienza delle marce e si è rivelata vincente in quella del Comitato Besta.
Luciano Nicolini
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