Effettua la tua ricerca
More results...
Nell’audizione, da quanto risulta a Domani, il magistrato della procura generale che autorizza le intercettazioni preventive ha detto di essere a conoscenza dell’uso di Graphite (Paragon) da parte di Aisi e Aise. Intanto anche la procura di Venezia (dopo Palermo, Napoli e Roma) indaga
L’audizione e la (nuova) denuncia. Lo spyware Graphite della società israeliana Paragon solutions è stato usato in maniera illegale per spiare attivisti e giornalisti come Luca Casarini e Francesco Cancellato che, nelle scorse settimane, hanno presentato querela? Davanti ai membri del Comitato parlamentare che si occupa di sicurezza il procuratore generale di Roma, Giuseppe Amato, sentito nel pomeriggio di martedì, ha dichiarato di essere al corrente dell’utilizzo del software Graphite da parte di Aisi e Aise, le nostre due agenzie di intelligence, ma non nei confronti delle persone coinvolte in questa vicenda dai lati ancora oscuri.
Dunque si potrebbe dedurre che nessuna richiesta di intercettazione preventiva, rispetto agli stessi Cancellato e Casarini, sia mai arrivata sul tavolo dell’ufficio di cui Amato è al vertice.
Da qui il dubbio: il software, che per essere utilizzato necessita di tali autorizzazioni, è stato usato travalicando le garanzie imposte dalla legge? Il giallo rimane. Chi ha spiato Casarini, Cancellato e gli altri? E perché lo ha fatto, molto probabilmente in maniera illegale?
Domande a cui sta cercando di dare risposte il Copasir, ma anche e soprattutto la magistratura. Procedono a ritmo serrato del resto le indagini della procura di Palermo e di quella di Napoli, che hanno ricevuto gli esposti da parte delle “vittime” di Graphite. Esposti a cui in un secondo momento si sono aggiunte anche le denunce dell’Ordine dei giornalisti e della Federazione nazionale della stampa italiana, presentata a Roma, e quella di don Mattia Ferrari, depositata a Bologna.
Anche il sacerdote, cappellano di bordo della ong Mediterranea Saving Humans, risulta essere “bersaglio” di spionaggio. Più in particolare il religioso, ha scritto Mediterranea, «è stato avvisato da Meta di essere l’obiettivo di un sofisticato attacco sostenuto da entità governative non meglio identificate nel febbraio 2024».
Indaga anche Venezia
E intanto mentre potrebbero comparire presto, come appreso da questo giornale, i primi nomi sul registro degli indagati, martedì 11 marzo pure l’armatore Beppe Caccia ha denunciato l’attività di spionaggio di cui è risultato «vittima», presentando una denuncia presso la procura di Venezia che ha già aperto un fascicolo a modello 44, quindi contro ignoti. Consegnato ai magistrati anche il cellulare per le relative verifiche tecniche.
I reati ipotizzati sono accesso abusivo a sistema informatico aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale con abuso di poteri, detenzione e installazione abusiva di apparati informatici, illecite interferenze nella vita privata. «Ogni possibile utilizzo dell’istituto nei miei/nostri confronti – si legge nell’esposto di Caccia, assistito dai legali Giuseppe Romano e Agnese Sbraccia – appare del tutto disancorato dalla realtà e di applicazione deviata al solo scopo di intimidazione dell’impegno sociale e politico di natura solidaristica e umanitaria propria dell’organizzazione non governativa da me fondata (Mediterranea, ndc)».
Nelle quattordici pagine di denuncia non manca inoltre il riferimento a vecchie vicende di «dossieraggio» a carico di Mediterranea per cui sono tuttora aperti procedimenti penali a Milano, Modena e Ragusa. E al fatto che nei prossimi giorni il centro studi Citizen Lab dell’Università di Toronto pubblicherà un rapporto sul caso Paragon. Si chiede, in definitiva, di fare chiarezza considerate le «fumose» e «contraddittorie» comunicazioni governative ufficiali sul tema.
Chi nega e chi tace
Molti insomma i dubbi. Soprattutto perché nelle scorse settimane Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Penitenziaria hanno negato di essere in possesso dello spyware a zero clic. Aisi e Aise, le agenzie di intelligence per gli affari interni ed esteri, hanno invece ammesso di averlo in uso, ma, come detto, di non averlo utilizzato nei casi in questione e cioè nei confronti di Cancellato e Casarini.
In base a quanto appreso da Domani, tra le domande del Copasir ad Amato anche quella sui soggetti per cui i servizi hanno chiesto autorizzazione a procedere con le intercettazioni. Un punto rimasto riservato. Considerato tra l’altro che i casi in cui si può disporre attività di questo tipo sono ben delimitati: mafia, pericolo nazionale, terrorismo.
«Nessuno sa, tutti sanno», il commento sibillino, infine, di fonti vicine al Comitato parlamentare che è al lavoro anche sul caso Almasri, il torturatore libico rimpatriato su un volo di Stato. E sul caso Caputi, il capo di gabinetto di Giorgia Meloni dalla cui denuncia è scaturito (indirettamente) un fascicolo a Perugia legato a un esposto presentato dal dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) contro il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi.
Proprio mercoledì 12 marzo il Copasir esaminerà il piano annuale delle attività dell’Ufficio ispettivo del Dis per l’anno 2025. Cosa sta succedendo?
© Riproduzione riservata
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link