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L’11 marzo è stata presentata la ricerca “Elettricità 100% rinnovabile”, sottoscritta da 21 professori universitari provenienti da diversi atenei italiani. Il documento propone un modello energetico basato principalmente su solare ed eolico, sia terrestre che marino, due fonti rinnovabili ormai mature e dai costi competitivi. Le rinnovabili rappresentano la chiave per ridurre il costo delle bollette, garantire sicurezza energetica ed evitare conflitti legati all’approvvigionamento delle risorse fossili.
Lo studio elenca 40 interventi strategici per un’Italia completamente alimentata da energia pulita, con l’obiettivo di contrastare la crisi climatica, favorire la transizione ecologica, la pace e la cooperazione internazionale. Tra i punti salienti emerge la necessità di accelerare la diffusione delle rinnovabili, anche in vista del passaggio dal Prezzo Unico Nazionale dell’elettricità a quelli zonali, che favorirà economicamente le aree con maggiore produzione di energia pulita. Il rapporto sottolinea inoltre il forte impatto occupazionale della transizione verde, grazie alla crescita dei green jobs.
Nel report viene chiarito che le rinnovabili non rappresentano una minaccia per il suolo agricolo: gli impianti solari a terra, per esempio, occupano meno dell’1% della superficie nazionale e possono integrarsi con le attività agricole, offrendo vantaggi economici e ambientali. Fondamentali per la transizione saranno anche investimenti in reti di accumulo, geotermia, biomasse sostenibili e distretti rinnovabili. Tra gli altri pilastri individuati vi sono l’efficienza energetica degli edifici, la mobilità elettrica e politiche per stili di vita più sostenibili.
Nel report e durante il dibattito, la Coalizione 100% Rinnovabili Network – promossa da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente e WWF Italia, con il coinvolgimento di esponenti del mondo accademico, imprenditoriale e sindacale – ha evidenziato le numerose criticità del nucleare, mettendo in discussione la sua sostenibilità economica e ambientale.
Uno degli aspetti più rilevanti riguarda il declino globale del nucleare. Dopo aver raggiunto circa il 17% della produzione elettrica mondiale alla fine del secolo scorso, il suo contributo è sceso al 9,2% nel 2022 e, secondo le previsioni dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, non supererà il 10% entro il 2050. Questo calo è legato ai costi elevati, ai lunghi tempi di costruzione e alle difficoltà di gestione delle scorie radioattive.
Un altro aspetto cruciale è la dipendenza geopolitica: un ritorno al nucleare in Italia comporterebbe una forte esposizione alla Russia, che detiene il 38% della capacità globale di conversione dell’uranio e il 46% della capacità di arricchimento. Anche gli Stati Uniti e l’Unione Europea dipendono in larga misura da Rosatom, la società statale russa che controlla la filiera dell’uranio. Un’interruzione delle forniture da parte della Russia potrebbe mettere a rischio la stabilità energetica di molti Paesi europei.
Inoltre, l’industria nucleare ha spesso minimizzato i rischi legati agli incidenti. In passato, si sosteneva che un evento catastrofico con fusione del nocciolo sarebbe stato quasi impossibile, stimando al massimo un incidente ogni dieci milioni di anni di funzionamento di un reattore. Tuttavia, disastri come quelli di Chernobyl e Fukushima hanno dimostrato che i rischi sono reali e con conseguenze devastanti.
Un altro punto critico riguarda la gestione delle scorie nucleari. Le centrali a fissione dell’uranio generano isotopi altamente radioattivi, con tempi di dimezzamento estremamente lunghi: il plutonio, ad esempio, impiega 24.000 anni per dimezzare la sua radioattività. Questo rende lo smaltimento delle scorie un problema complesso e costoso, per il quale non esistono ancora soluzioni definitive.
L’Italia, inoltre, non dispone di giacimenti di uranio né di impianti per l’arricchimento e la produzione del combustibile nucleare. Di conseguenza, dovrebbe importarlo, aumentando ulteriormente la sua dipendenza da fornitori stranieri, tra cui la Russia.
La ricerca “Elettricità 100% rinnovabile” e le analisi della Coalizione 100% Rinnovabili Network evidenziano come puntare sulle rinnovabili sia la strategia più vantaggiosa per l’Italia, sia in termini economici che ambientali. Al contrario, il nucleare presenta costi elevati, tempi incerti, rischi geopolitici e problemi irrisolti legati alle scorie.
Per garantire un futuro energetico sostenibile, il Paese dovrebbe concentrarsi sull’espansione delle fonti rinnovabili, migliorare le infrastrutture di accumulo e rete e investire nell’efficienza energetica. Solo così sarà possibile ridurre i costi dell’energia, creare occupazione e rafforzare l’indipendenza energetica dell’Italia
Leggi il report integrale “Verso la neutralità climatica con energia 100% rinnovabile”
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