Tokyo, il bombardamento che fece più vittime della bomba atomica

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Nel 1945, nella notte tra il 9 e il 10 marzo, Tokyo fu colpita da una pioggia di ordigni incendiari. Il 21st Bomber Command, guidato dal generale statunitense Curtis LeMay e composto da almeno 300 B-29 Superfortress, sganciò sulla capitale del Giappone 330.000 bombe a grappolo al napalm. Non si trattava di ordigni qualunque, ma di bombe costituite da una miscela appiccicosa progettata appositamente per distruggere le tradizionali case in legno e carta, tipiche del cuore dell’allora area urbana più densamente popolata del mondo. Fu una vera e propria carneficina. L’attacco, che provocò più vittime del raid atomico su Nagasaki avvenuto mesi dopo, fu il peggior bombardamento convenzionale della Seconda Guerra Mondiale. Morirono oltre 100.000 persone, per lo più civili innocenti, comprese donne e bambini, tutti ridotti in cenere, con i loro corpi carbonizzati ammassati nelle strade di una città apocalittica.

Sono trascorsi 80 anni da questo terribile episodio, che sembra ormai essere stato dimenticato, o meglio, cancellato dalla storia. Nessuno ne parla, nessuno lo cita e, a differenza di quanto avvenuto per gli attacchi atomici su Hiroshima e Nagasaki, non sono stati mai forniti aiuti alle vittime di quel massacro né risarcimenti ai superstiti.

Bombe al napalm su Tokyo

L’attenzione rivolta alle bombe atomiche ha probabilmente trascurato l’impatto che i devastanti bombardamenti convenzionali contro le città giapponesi hanno avuto sul Giappone. La convinzione popolare sostiene che la resa del Paese sia arrivata nell’agosto del 1945, dopo Hiroshima e Nagasaki. In realtà, gli sforzi dell’imperatore Hirohito per porre fine al conflitto risalirebbero almeno a marzo 1945, quando Tokyo subì il peggior raid aereo dell’intera guerra.

Il bombardamento avvenne dopo il crollo delle difese aeree e navali giapponesi, in seguito alla cattura da parte degli Stati Uniti di una serie di ex roccaforti nipponiche nel Pacifico. Questi siti consentirono ai B-29 di colpire facilmente le isole principali del Giappone. In quel periodo, negli Stati Uniti c’era inoltre una crescente frustrazione per la durata della guerra e le precedenti atrocità militari giapponesi.

Il generale LeMay ordinò attacchi a bassa quota con bombe incendiarie che avrebbero raso al suolo intere città. Ad agosto, quasi il 60% delle aree urbane del Giappone era stato bruciato, 10 milioni di persone erano state evacuate nelle campagne e le scorte alimentari del Paese, già molto ridotte a causa del blocco navale, erano state ulteriormente compromesse dai bombardamenti. Le bombe al napalm distrussero 41 chilometri quadrati di Tokyo, trasformando gli edifici in un inferno e causando 1 milione di sfollati.

Una mostra ricorda la devastazione di Hiroshima

Il massacro dimenticato

Tutto questo è stato ricostruito, analizzato e portato alla luce dal magistrale Rain of Ruin: Tokyo, Hiroshima, and the Surrender of Japan, saggio scritto dallo storico britannico Richard Overy e appena pubblicato (in inglese) da W. W. Norton & Company. “Bruciando le città, si uccidevano i lavoratori. Si creavano sfollati. Si distruggevano le piccole fabbriche sparse nelle zone residenziali. Questo avrebbe contribuito in qualche modo a minare l’economia di guerra giapponese. Non c’è dubbio che i civili fossero un obiettivo deliberato”, ha spiegato Overy.

Ancora oggi non esiste un memoriale nazionale per commemorare le vittime del bombardamento incendiario di Tokyo (e delle altre città giapponesi) e non è stato fatto alcun tentativo ufficiale per stabilire un numero preciso di vittime o per raccogliere la testimonianza dei sopravvissuti. Un gruppo di anziani superstiti ha chiesto al governo il riconoscimento delle proprie sofferenze e un aiuto finanziario.

I tribunali giapponesi hanno tuttavia respinto le loro richieste di risarcimento, che ammontavano a 11 milioni di yen a persona (circa 74.300 dollari). Il motivo? Purtroppo nel 1945 c’era una guerra in corso e i cittadini dovevano sopportare sofferenze in emergenze simili. Nel 2020, alcuni legislatori avevano redatto una bozza di proposta per un pagamento una tantum di mezzo milione di yen (circa 3.380 dollari), ma anche quel piano si sarebbe arenato a causa dell’opposizione di alcuni membri del partito al Governo.

Nagasaki dopo il bombardamento atomico

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