gli istituti comunali dismessi che potrebbero servire ma restano chiusi

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Nel 2023 la media Pythagoras di Ravagnese, quest’anno ben nove plessi dell’edilizia scolastica comunale. Sotto la lente del monitoraggio tecnico avviato dall’amministrazione, gli immobili che ospitano le scuole reggine stanno rivelando le loro criticità, già prevedibili a fronte dell’epoca di costruzione vetusta.

Mentre il progetto “Scuole belle e sicure” (quello che ha dato responso di inagibilità per i noti istituti chiusi lo scorso settembre) prosegue e non si escludono altre situazioni simili, il vero tema è la risposta concreta che il Comune è in grado di dare alle sopravvenute emergenze. Le domande sono poche ma chiare. Quali scuole saranno ristrutturate e restituite all’utenza? Gli edifici scolastici dismessi e abbandonati da anni potrebbero tornare nel patrimonio comunale ed essere disponibili per sopperire all’esigenza di spazi efficienti e a norma?

La premessa è che, riguardo le scuole inagibili chiuse, ci troviamo in una fase di valutazione: sulla base di spesa e tempi, la scelta sarà tra la ristrutturazione o l’abbattimento e ricostruzione degli edifici interessati. Pensiamo all’imponente plesso della media Vitrioli: lì l’intervento di messa in sicurezza è presubilmente di lungo periodo e già un anno è trascorso da quando le classi sono state evacuate.

Il caso più emblematico è quello della Pythagoras, per il quale continuano a chiedere certezze i genitori, supportati dal comitato di quartiere: accertato che l’immobile è fatiscente al limite al crollo, l’amministrazione ha tentato di reperire tra le proprie disponibilità un locale adatto come della scuola e poi ha indetto una manifestazione d’interesse (fallimentare) per trovare un immobile da prendere in locazione. Negativo il riscontro per entrambe le iniziative, l’ente ha partecipato ad un bando ministeriale rivolto a scuole con vulnerabilità strutturale e organizzativa. L’obiettivo è ottenere un finanziamento per la costruzione di una nuova scuola e si attende la pubblicazione della graduatoria per capire se il progetto sarà tra i vincitori del bando. 

A Reggio esistono però anche ex scuole dismesse – alcune inesorabilmente dimenticate, altre oggetto di una riqualificazione lentissima o bloccata – che avrebbero le caratteristiche per fare da jolly ed essere utili nel momento di transizione fino alla reale disponibilità di eventuali edifici scolastici nuovi finanziabili da Pnrr (per cui però non risulta nessun progetto presentato del Comune reggino). Che fine hanno fatto quelle scuole, chiuse da anni e trasformate in ricettacoli di degrado e spesso microcriminalità? 

Media Ibico, il cantiere va a rilento ma non si ferma. Consegna nel 2026?

La nostra ricognizione parte dalla scuola media Ibico di Santa Caterina, uno dei cantieri attivi che l’amministrazione sta portando avanti, sebbene con tempi molto dilatati. Sarebbe prevista nel 2026 la consegna per un intervento che colma un vuoto strutturale importante e molto sentito per la comunità: il plesso risultato inagibile era stato interdetto nel 2011 con l’intenzione che fosse una chiusura temporanea, in modo da consentire l’adeguamento statico e le opere di consolidamento dell’edificio. Invece passarono anni, lasciando il popoloso quartiere reggino con un’unica scuola media, la Pirandello, insufficiente a coprire la richiesta di iscrizioni. 

La scuola Ibico

Il progetto inserito in Agenda Urbana non è mai concretamente partito fino al 2023: le risorse sono nel frattempo salite a 3 milioni di euro e siamo già oltre i 180 giorni indicati nell’appalto, ma pur a rilento si va avanti. L’edificio sarà interamente ristrutturato con rinnovo di infissi, impianti e bagni; previsto anche il recupero della palestra.

Il caso Mazzini: messa all’asta ancora senza esito, non sarà mai più una scuola

Un caso lungamente segnalato dai cittadini è quello dell’ex scuola Mazzini, sede succursale della media De Gasperi dismessa dal 2008. In tutti questi anni l’edificio di tre piani, che occupa una superficie di 1864 metri quadrati più i 2525 dell’area pertinenziale, è stato divorato dal degrado e agonizza in un buco nero di rifiuti e resti fatiscenti della stessa scuola, che continuano a cadere a pezzi. Istituto centrale che accoglieva una popolazione di 1200 allievi, dopo la chiusura qui non è mai stata effettuata una bonifica né si è pensato concretamente a mantenere la destinazione d’uso scolastica. Nel 2023 l’immobile è stato infine messo all’asta (prezzo di base 1.600.000 euro) e, se sarà venduto, sulla storia della vecchia scuola sarà scritta la parola fine: prendendo questa decisione il Comune ha fatto capire che non c’è nessuna possibilità di salvare l’istituto scolastico in quanto tale, ma solo di favorire la riqualificazione della zona, centralissima e sita nei pressi del nuovo palazzo di giustizia. Il motivo è di sostenibilità economica perché i lavori dovrebbero riguardare pure il terreno, che per essere reso idoneo alla nuova edificazione pare richieda una spesa quasi pari a quella della futura scuola. 

Degrado nell'ex plesso Mazzini

L’ecomostro Foscolo con i lavori interrotti per l’addio della ditta al cantiere

Struttura potenzialmente preziosa per l’edilizia scolastica ma inutilizzabile, è ad oggi pure l’ex media Foscolo di via Frangipane, autentico ecomostro nella zona sud di Reggio. Nel tempo, a denunciare il rischio igienico del sito e le frequentazioni pericolose che avvengono dentro l’immobile fatiscente è stato il comitato di quartiere Ferrovieri Pescatori. Proprio lo scorso luglio, profeticamente, dal gruppo di residenti era stato suggerito che questa struttura fosse ripristinata per usarla come sede di riserva durante eventuali lavori di messa in sicurezza statica e antisismica dei plessi cittadini. A pochi mesi di distanza, era arrivata la tegola dei nove istituti inagibili. 

ll risanamento della Foscolo era stato oggetto di programmazione all’epoca della giunta Arena senza che l’iter dell’intervento fosse mai riuscito ad avviarsi. Falcomatà aveva poi ottenuto una variante al progetto ed era iniziato un nuovo capitolo di lungaggini burocatiche, fino all’approvazione, nel 2024, del progetto esecutivo definitivo, precedentemente finanziato con un primo importo di un 1.500.000 euro poi ampliato a 2 milioni a valere sul Por Calabria 2014/2020. I lavori sono stati però eseguiti solo parzialmente, perché la ditta costruttrice ha abbandonato il cantiere e ora per completarli si dovrà disporre un nuovo affidamento. 

A Gallico, progetto esecutivo approvato per restituire il plesso Boccioni all’utenza

Belle notizie, almeno sulla carta, ci sono invece per la scuola media Boccioni di Gallico, chiusa da otto anni e negli ultimi tempi utilizzata come centro di prima accoglienza per i migranti sbarcati a Reggio. Una struttura vitale per l’utenza del territorio, se si pensa che le classi del plesso dichiarato inagibile (afferenti all’Ic Lazzarino) sono state trasferite in una sede presa in affitto e non certo nata come scuola, che da soluzione provvisoria è diventata tristemente stabile. Qui il lavoro sarà di demolizione e ricostruzione, con un finanziamento già disponibile attraverso la linea della Strategia territoriale (ex Agenda Urbana) per tre milioni di euro. La fase attuale è l’avvenuta approvazione del progetto esecutivo. 

Dopo la batosta delle chiusure plurime, l’amministrazione si sta dunque muovendo, ma intanto è quasi finito il corrente anno scolastico e occorre evitare di ritrovarsi a settembre impantanati nella stessa situazione. Allievi e docenti sfollati si augurano di tornare nelle proprie scuole o, se non fosse possibile per motivi di sicurezza, che si esca dall’improvvisazione con un piano organizzato per ridurre al minimo i disagi e garantire il diritto allo studio. 

I cantieri più significativi non si concluderanno in estate, questo lo sappiamo già. Servono soluzioni alternative, anche perché la dislocazione temporanea di grandi masse di allievi oltre ad arredi e laboratori potrebbe creare ulteriori problemi. Come hanno scritto nero su bianco i tecnici del progetto che sta verificando l’edilizia scolastica comunale, tutte le scuole hanno valori di agibilità critici e in bilico sui parametri statici: usare queste strutture come sedi tampone continuando a caricarne la capienza non è una scelta saggia, anche per gli edifici che hanno superato i test ma sono, di fatto, borderline. 



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