Ecco le “mancette” dell’Ars bocciate dal Mef: quali sono i contributi “sospetti”

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Non è una stangata, ma una messa in mora bella e buona. Firmata dal governo nazionale. Ben 22 articoli dell’ultima finanziaria dell’Ars (per un valore di circa 50 milioni) sono finiti in un documento di «osservazioni» che gli Affari regionali del ministero dell’Economia ha inviato alla Regione.

Si tratta delle “mancette” inserite nel maxi-emendamento (trasversale) con cui in Sicilia sono stati distribuiti – con un’eccessiva «discrezionalità», secondo la prima valutazione romana – contributi straordinari a vari enti pubblici e privati: Comuni, fondazioni, istituti scolastici, basiliche, parrocchie, «individuati direttamente dalla legge regionale per interventi a carattere eterogeneo», scrive il Mef nelle osservazioni.

«In particolare – sottolinea il ministero – gli articoli in esame individuano il beneficiario, la denominazione dell’intervento e il relativo importo assegnato, senza specificare i criteri ai quali sono ispirate le scelte operate e le relative modalità di attuazione e senza che sia previsto il ricorso ad alcuna procedura a evidenza pubblica».

Sotto la lente del ministero dell’Economia i criteri con cui l’Ars ha assegnato i fondi-mancia. Nell’estratto del documento, anticipato dall’Ansa e che La Sicilia ha potuto consultare, si ricorda che la Corte costituzionale con la sentenza n.137 del 2009 «ha sancito che la mancanza di criteri, obiettivi e trasparenti, nella scelta dei beneficiari dei contributi o nella programmazione e pianificazione degli interventi di sostegno risulta in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, non essendo rispettato il principio di eguaglianza nel suo significato di parità di trattamento».

Ma non è tutto. «Inoltre – prosegue il Mef – la Consulta ha osservato che per le leggi a contenuto provvedimentale il legislatore deve applicare con particolare rigore il canone della ragionevolezza, affinché il ricordo a detto tipo di provvedimento non si risolva in una modalità per aggirare i principi di eguaglianza e imparzialità, fino a violare l’eguaglianza tra i cittadini». Quindi il passaggio-chiave, destinato a ribaltare un paradigma molto diffuso anche nella prassi parlamentare nazionale, tutt’altro che scevra dall’effetto mancette: «Tenuto conto che il legislatore regionale ha adottato norme a carattere provvedimentale senza esplicitare i criteri utilizzati per la scelta dei beneficiari degli interventi finanziati», il Mef rinvia al Dipartimento per gli Affari regionali «la valutazione sulla sussistenza dei presupposti per porre l’impugnativa innanzi la Corte costituzionale delle disposizioni in esame per violazione dell’articolo 3 della Costituzione».

Ma quali sono le norme contestate? Molte sono destinate ai comuni. Si parte dall’articolo 3 dei contributi straordinari all’istruzione (4,7 milioni), poi l’articolo 4 (altri contributi straordinari alle Autonomie locali: 4.525.00 euro), fino al 5 (fondi per l’immancabile promozione turistica, lo stratagemma per superare il veto dei finanziamenti diretti alle associazioni dopo il caso Auteri), per un totale di ben 15,8 milioni.

E si continua con i finanziamenti a singoli enti per agricoltura (2,2 milioni), beni culturali (8,2 milioni a chiese, parrocchie e comuni), sanità altri 2,2 milioni per progetti e servizi di fondazioni ed enti locali), «finalità sociali» (anche qui molte chiese, ma anche 25mila al Comune di Sciara, nel Palermitano, per l’“Estate Sciarese”), ambiente (710mila euro), energia, acqua e rifiuti (2,5 milioni).

Sotto la lente ministeriale anche i contributi per impianti sportivi e teatri (6,1 milioni), per l’acquisto di defibrillatori nei comuni con meno di 5mila abitanti e altre norme ad hoc, fra cui spiccano il sacro (un milione di euro all’Arcidiocesi di Catania) e il profano (300 mila euro per la riserva naturale di Fiumedinisi, borgo nativo di Cateno De Luca), oltre che i fondi speciali per Monreale e Gela, cari rispettivamente al forzista Marco Intravaia e al grillino Nuccio Di Paola. Nel calderone anche i soldi che la finanziaria regionale ha destinato alle due Capitali siciliane: Agrigento (Cultura, 2 milioni) e Gibellina (Arte contemporanea, 1 milione) e persino quelli per infrastrutture, comunità alloggio con pazienti psichiatrici e trasporto studenti. E via contestando.

Che succede adesso? Nel silenzio del governo Schifani e dei partiti di maggioranza, si apprende che la Regione, tramite l’assessorato all’Economia, risponderà alle osservazioni del Mef. Ma sarà convincente fino al punto di scongiurare l’impugnativa di Palazzo Chigi su tutti (o quasi) gli articoli contestati? Non c’è molto tempo: entro il 1° aprile i giochi saranno fatti.





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