Niente rivalutazione delle pensioni, i giudici dicono di no, ma altri concedono risarcimenti ai migranti

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Senza voler entrare nelle polemiche che sono sicuramente sempre tante tra Magistratura e governo, e senza schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra, ci sono cose che davvero stridono.
Sicuramente non si possono paragonare questioni inerenti le pensioni con altre questioni inerenti i migranti. Ma dal momento che si tratta di provvedimenti dell’esecutivo su cui poi i giudici sono chiamati a sancire su ricorsi presentati da soggetti terzi, ecco che i dubbi balzano forti. Un risarcimento ai migranti da parte del governo, ai pensionati non andò così bene però.

Niente rivalutazione delle pensioni, i giudici dicono di no, ma altri concedono risarcimenti ai migranti

Sovente il governo attuale è arrivato allo scontro con la Magistratura.

Così è stato per la condanna in primo grado al Sottosegretario Delmastro o così è stato per la questione Albania dei migranti. Il governo vuole riformare la giustizia, con la distinzione delle carriere. E accusa la Magistratura di essere politicizzata e schierata contro il Centrodestra. Tesi che sinistra, centrosinistra, TV e giornali di parte assecondano, accusando a loro volta il governo di cose di questo genere.

Ripetiamo, noi non vogliamo dire se abbia ragione il governo o se l’esecutivo soffra di crisi di persecuzione, ma analizziamo un fatto che è avvenuto in queste ore. Tutto parte dal caso della nave della Guardia Costiera, Diciotti. Fu la prima nave bloccata in mare davanti a Catania, dal Ministro Salvini. Ed il governo adesso è condannato a risarcire i migranti. Ciò che stride è che per esempio sulla questione della perequazione del 2023 e del 2024, i giudici non hanno previsto per i pensionati italiani un risarcimento del danno subito dalla perequazione tagliata.

Risarcimento dei danni ai migranti fermi sulla nave Diciotti, cronistoria dell’avvenimento


Ricapitolando, adesso il governo deve risarcire i danni, morali e non patrimoniali naturalmente, per via del fatto che Matteo Salvini ha tenuto ferma per giorni una nave carica di migranti nel porto di Catania. Senza autorizzare lo sbarco. La vicenda è quella della nave Diciotti. Una vicenda su cui l’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini non è stato rinviato a giudizio. O meglio, una vicenda in cui il Parlamento decise di salvare il Ministro.

Erano i tempi del primo governo Conte, quello giallo verde. Salvini era in maggioranza ed è stato salvato da un processo in tribunale. Una cosa che non accadde qualche tempo dopo, con la nave Open Arms. In quel caso, dopo che Salvini uscì dal governo, e dopo che il governo Conte diventò giallo rosso, con PD in maggioranza e Lega fuori (e sempre con il Movimento 5 Stelle dentro), il leader della Lega fu mandato a processo. Un processo che recentemente ha avuto l’esito che tutti conoscono, con Salvini che era accusato tra le altre cose di sequestro di persona e invece fu ritenuto non colpevole su tutti i capi di accusa.

Diverse Corti e diverse decisioni, da una parte risarcimento a carico del governo, dall’altra no

Però adesso tornano in auge quei momenti.

I tempi delle navi ferme in mare. Con lo Stato ad impedire lo sbarco. Navi fermate in mare dai governi Conte con Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Perché la Corte di Cassazione ha dato ragione ad un ricorso di un cittadino eritreo, che evidentemente era a bordo della nave Diciotti. Adesso il governo dovrà risarcire dei danni morali i migranti fermati su quella nave per giorni.

In attesa che la Corte di Appello di Roma deliberi, perché è il Tribunale chiamato a commisurare l’entità dei risarcimenti, la vicenda fa specie se paragonata a ciò che accadde pochi mesi fa alle pensioni. Il risarcimento per la mancata piena rivalutazione delle pensioni infatti ha visto la bocciatura del ricorso di un pensionato italiano.

 

Le pensioni, la rivalutazione e perché nulla è stato fatto

In quel caso un cittadino italiano, pensionato, ha presentato ricorso contro il taglio della perequazione delle pensioni. Sul banco degli imputati, il taglio della perequazione 2023 e 2024. Tagli che subirono pesantemente i pensionati con trattamenti a partire da sopra 4 volte il minimo. In quel caso furono sollevati dubbi di incostituzionalità del taglio.

Perché penalizzare pensionati a cui non è stata concessa la piena rivalutazione delle pensioni per il solo fatto che prendono una pensione piuttosto alta, secondo i ricorrenti andava contro l’articolo 36 della Costituzione. Una incostituzionalità che non c’è stata, almeno secondo la pronuncia della Consulta.

La Corte Costituzionale disse di no al ricorso sulla mancata rivalutazione delle pensioni, niente risarcimento dal governo

Si tratta dell’articolo che recita testualmente: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunciarvi”.
E dal momento che una pensione elevata deriva da un lavoro qualitativo o quantitativo altrettanto elevato, ecco che si proponeva questo dubbio di incostituzionalità.

Che a dire il vero appariva anche legittimo. Senza voler essere tacciati di razzismo, è evidente che in quel caso, su pensionati italiani, la Corte Costituzionale ha deciso di non arrivare a vessare lo Stato con rimborsi dei tagli subiti dai diretti interessati.

La Cassazione per la questione migranti ha deciso diversamente. Certo, sono due tribunali diversi, due argomenti differenti e pure due diverse storie, ma inevitabile metterle a confronto.



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