Neofascisti e antiabortisti in piazza: Padova non ci sta

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Le destre si prendono la piazza padovana. Due cortei attraverseranno la città rivendicando il ritorno, di fatto, al fascismo e al divieto di aborto. Il primo, in ordine di tempo, è fissato per sabato prossimo ed è quello di CasaPound contro l’antifascismo.

«Non possono esistere città ostaggio di centri sociali e dove, nonostante il degrado, la priorità di chi ricopre cariche istituzionali resta la rivendicazione di uno stantio antifascismo. Per questo sabato 15 marzo manifesteremo a Padova»: ha annunciato CasaPound in una nota.

I neofascisti hanno ritrovato visibilità anche per effetto dell’aggressione pedrina. Un episodio che ora viene intrecciato al tema del degrado e a quello, di fondo, dello sdoganamento del fascismo in corso ormai a tutti i livelli. Tanto che nella nota di CasaPound si parla di corteo contro la “mafia antifascista”.

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Ma non basta: la piazza, quella del Santo, sarà occupata il 22 dagli antiabortisti che la 194 la vorrebbero cancellare insieme al libero arbitrio delle donne. D’altra parte proprio nel Padovano l’Usl 6 ha stretto un accordo con il Movimento per la Vita per una presenza in ospedale.

Nei cartelloni affissi in città la manifestazione è indicata per sabato 15 marzo , ma un comunicato degli organizzatori precisa che il ritrovo sarà il 22 marzo, una settimana dopo: lo spostamento è stato deciso dalla Questura.

E così la Padova dell’Università che è medaglia d’oro al valore militare per il ruolo avuto nella Resistenza, la Padova del sacrificio di Busonera e degli altri partigiani trucidati, la Padova ferita dagli anni di Piombo che con coraggio ha saputo rialzarsi, ora vede sfilare nelle sue strade il ritorno al passato. Senza reazioni? No, la città si ribella.

Tanto che il vicesindaco Andrea Micalizzi lancia un appello alla società civile per una reazione pacifica. «La manifestazione di CasaPound del 15 marzo a Padova ribalta il senso della storia e dei principi costituzionali», afferma Micalizzi, «Parlare di “mafia antifascista” è un paradosso che rivela la vera natura di chi usa questo linguaggio: chi attacca l’antifascismo si colloca in una posizione diametralmente opposta e si dichiara fascista. L’antifascismo non è un’ideologia estremista né una fazione politica, ma il fondamento stesso della democrazia italiana, un argine contro violenze e totalitarismi, sancito dalla Costituzione italiana. Indire una manifestazione contro l’antifascismo significa voler dare legittimità a idee che il nostro Paese ha già condannato e superato pagando con il duro prezzo di milioni di vittime e violenze la nascita della Repubblica. Padova, la cui Università è insignita unica in Italia della medaglia d’oro al valor militare per il contributo dato alla resistenza, è una comunità libera di costituzione. Lanciò un appello alle tante forze antifasciste della città che sappiano far sentire la loro voce antifascista in maniera pacifica, democratica, non violenta».

Floriana Rizzetto, Anpi: «Iniziative che non solo lasciano interdetti, ma indignano. Ho subito condannato l’aggressione ai militanti di CasaPound, ma ormai, in questo clima di sdoganamento del fascismo, viene lasciato campo libero ad associazioni eversive di cui da anni l’Anpi chiede lo scioglimento. Stiamo vivendo una deriva anticostituzionale che lascia in genere tranquilla la maggior parte della popolazione italiana. Noi dell’Anpi resisteremo e lotteremo con le armi della democrazia».

E l’assessora Francesca Benciolini ha tenuto a mettere i puntini sulle i per quanto riguarda la 194. «Il tema della 194 è un tema complesso che viene erroneamente appiattito su “aborto sì, aborto no” dimenticando che è una legge che tutela il diritto costituzionale della salute della donna. Tra l’altro non può essere identificata come “legge sull’aborto” perché, sempre per la Corte Costituzionale, tutela anche il feto quando sia in grado di vivere di vita autonoma e prevede che sia fatto ogni intervento per salvarlo dopo la 23-24ma settimana. La 194, confermata da un referendum dalle cittadine e dai cittadini italiani, è una legge che nella prima parte, mette tutto il tema dello stare accanto alla donna, della sua consapevolezza, della possibilità di poter scegliere liberamente e responsabilmente. La legge affida questo ruolo di accompagnamento ai Consultori e ad operatori formati non per imporre ma, appunto, per accompagnare e dare strumenti. Oggi i Consultori sono stati smantellati e la formazione degli operatori è del tutto trascurata, ogni tentativo di creare momenti di confronto sulla vita affettiva e sessuale delle giovani generazioni viene inoltre tacciata di ideologia, mentre era parte di un percorso di consapevolezza presente nella 194».



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