La polvere di larva gialla sarà venduta come un integratore di vitamina D

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Saranno gli insetti a fornirci le proteine, le vitamine e i sali minerali che potrebbero scarseggiare un giorno nei nostri piatti? Certi esperti continuano a pensarlo, anche perché, secondo la Fao, già circa 2 miliardi di persone mangiano insetti su scala planetaria, pur come complemento e quasi mai come cibo prevalente. Si argomenta che a spingere in questa direzione potrebbero essere la crescita del fabbisogno alimentare mondiale e le incertezze produttive, così come i dilemmi ambientali, legati alle proteine tradizionali d’origine animale e vegetale, o a certe vitamine.

Tenendo conto di questo sfondo, l’Europa ha appena compiuto un nuovo passo in materia, autorizzando la commercializzazione di una polvere di larve di coleotteri allevate in Francia impiegando un metodo innovativo di esposizione ai raggi ultravioletti. Un passo sulla scia dei precedenti semafori verdi già concessi, fin dal 2021, anche per le larve allo stato semplice, o per certe specie di grilli e altri ortotteri.

Gli ultimi sforzi imprenditoriali appena avallati da Bruxelles giungono in controtendenza, almeno in Francia, dove si osserva da qualche anno un riflusso sensibile degli investimenti negli insetti commestibili destinati all’alimentazione umana, animale e vegetale. Un pioniere e leader del settore, il marchio francese Ynsect, naviga in acque pericolose. Turbolenze condivise con Agronutris, un altro pioniere transalpino. Insomma, alla luce di tanti segnali, lo scenario economico settoriale non pare al momento dei più rosei.

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Ma l’azienda Nutriearth, nata in Francia nel 2017, ha rilanciato la sfida da una diversa prospettiva, puntando sulla lotta alle carenze di vitamina D: la stessa che la pelle umana sintetizza grazie all’esposizione alla luce, con casi di carenze più frequenti nell’Europa del Nord. Per i responsabili di Nutriearth, finora «il mercato della vitamina D non offre soluzioni naturali e sostenibili al 100%». Le parole d’ordine dell’azienda sono «innovazione, sostenibilità e impatto positivo», dando «priorità non solo alla salute umana e animale, ma anche a quella del pianeta». E per dimostrare la propria serietà, Nutriearth si è dotata di un comitato scientifico, esibendo fra l’altro dei riconoscimenti ricevuti in patria, come un «trofeo dell’economia responsabile».

Di certo, non sorprendono le tante precisazioni e precauzioni nella presentazione. Innanzitutto, perché il metodo impiegato è senza precedenti: le larve sono tenute a digiuno per almeno 24 ore, per liberarne il tubo digestivo. Poi, subiscono un trattamento termico e vengono quindi esposte ai raggi ultravioletti, in modo da arricchirne il tenore in vitamina D3.

Al contempo, i chiarimenti non sono superflui anche perché la Francia è proprio il Paese in cui l’antropologo Claude Lévi-Strauss ha per primo teorizzato che «ciò che è buono da mangiare è già buono da pensare». In altri termini, non ingurgitiamo ciò che ci rappresentiamo come sospetto, tracciando così il nostro confine fra ciò che è mangiabile e il resto.

Lo scorso 20 gennaio, la Commissione Ue ha autorizzato «l’immissione sul mercato della polvere di larve intere di Tenebrio molitor (larva gialla della farina) trattata con raggi UV quale nuovo alimento». Ma concretamente, non sarà tollerato il superamento di certe soglie, in modo che resti sempre molto limitata la dose di farina da larve incorporata nei prodotti alimentari: ad esempio, nel pane e nei dolci (fino al 4%), nella pasta (fino al 3,5%), o nel formaggio (non più dell’1%). Prodotti che dovranno tutti recare le menzioni regolamentari: ‘Polvere di larve intere di Tenebrio molitor (verme della farina)’ e ‘Contiene della vitamina D ottenuta con trattamento UV’.

A livello commerciale, questi prodotti dovrebbero essere presentati come integratori alimentari di vitamina D.

In modo progressivo, Nutriearth punterà al mercato del cibo per gli animali da compagnia e ai menù proposti in strutture come i centri ospedalieri, prima dell’eventuale approdo sul mercato dei complementi alimentari raccomandati.

Fin qui, il settore degli insetti alimentari si era concentrato sulle farine rivolte all’alimentazione animale. Una scelta strategica rimessa in questione, almeno sul piano economico, dall’arrivo di prodotti alternativi meno costosi, come farine di pesce o di origine vegetale.

Se gli insetti interi non sono ancora generalmente pensati in Europa come cibo, l’idea d’ingurgitare piccole dosi di farina ricavata da insetti potrebbe non disgustare i consumatori più sensibili alle questioni ecologiche. Ma basterà per permettere l’approdo nei reparti dei supermercati? I responsabili di Nutriearth sostengono di detenere l’unico procedimento al mondo pienamente «naturale» per ovviare alle frequenti carenze di vitamina D. Argomenti, questi, che hanno già permesso al marchio di sedurre certi investitori: dai 3 milioni ricevuti nel 2021, si è passati, l’anno scorso, a 8 milioni.

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Per ottenere il via libera dell’Ue, l’azienda ha depositato diversi brevetti e atteso circa 18 mesi. L’autorizzazione accorderà a Nutriearth un’esclusiva di 5 anni: un privilegio giustificato proprio dagli ingenti investimenti che richiede la commercializzazione di un nuovo alimento. Una volta trascorso il quinquennio, i dati raccolti da Nutriearth potranno invece essere utilizzati anche da eventuali concorrenti, in vista di future richieste di autorizzazioni, a quel punto teoricamente più semplici.

Ma tanto sul piano economico, quanto su quello antropologico, la sfida non pare ancora vinta.





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