Avrebbero desiderato una proroga, gli imprenditori e gli industriali del Nord Est. Una proroga, per far fronte a una novità, che, dicono, si concretizzerà in una autentica salassata per le realtà economiche del territorio.
E bastasse questo. Non soltanto le aziende stesse non sono pronte a fronteggiare questo nuovo onere, ma non lo sono nemmeno le stesse compagnie assicurative, deboli e impreparate di fronte a questa “chiamata alle armi” collettiva. «La maggior parte ha ammesso di non avere le polizze pronte» confida, preoccupato, Roberto Boschetto, presidente veneto di Confartigianato Imprese, l’associazione che, a livello nazionale, aveva chiesto al governo il posticipo dell’introduzione di una norma che, invece, sarà realtà dal prossimo 31 marzo.
La maggior parte ha ammesso di non avere le polizze pronte
«E adesso servirebbe un miracolo. O, almeno, un nuovo decreto che comprenda una modifica ad hoc» suggerisce Graziano Tilatti, il suo omologo in Friuli Venezia Giulia.
Anche se, stando all’altra campana: «Stipulare una polizza non è così complicato». O, almeno, così sostiene Alessandra Ricci, amministratrice delegata di Sace, il gruppo assicurativo-finanziario italiano direttamente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. «Ci siamo mossi per tempo per fare capire i vantaggi – aggiunge Ricci – C’è stata troppa attenzione sul tema dell’obbligo, ma il costo della nostra polizza di base danni è di 200 euro l’anno per le pmi e copre una perdita fino a 200 mila euro».
Eppure, la contrarierà alla novità unisce le categorie, compatte nel contestarla. È contraria la Cna, che, con il presidente veneziano Giancarlo Burigatto, fa notare: «Il regolamento attuativo è stato emanato solo adesso, a ben 14 mesi dall’approvazione della Legge di bilancio 2024 che introduceva l’obbligo, ma il termine per adempiere è rimasto quello: ci vengono date solo poche settimane».
Ed è contraria la Confindustria dell’Alto Adriatico, che, per voce del suo presidente Michelangelo Agrusti, dice: «Questa novità è una criticità significativa per il tessuto produttivo. E, così come è configurato attualmente, rischia di creare una grave distorsione del mercato e di scoraggiare gli investimenti nelle aree che, al contrario, necessiterebbero di maggiore sviluppo economico».
Questa novità rischia di distorcere il mercato e scoraggiare gli investimenti
Anche perché, fanno notare gli imprenditori, le – poche – simulazioni fatte finora, inchiodano le aziende a costi piuttosto elevati. «In tutta onestà, mi chiedo in quanti riusciranno effettivamente a pagare» dice Boschetto.
In generale, dicono i diretti interessati, a essere poco chiari sono i confini esatti della norma.
«Abbiamo ancora molti dubbi che non sono stati risolti – dice Burigatto (Cna) – Siamo stati i primi a chiedere questo regolamento, ma adesso ci troviamo di fronte a un testo che è stato redatto senza un confronto con le stesse organizzazioni di categoria, e che non contiene elementi che facilitino e disciplinino il rapporto tra imprese e assicurazioni». E poi: «Nel lasso di tempo che ci è dato, non potrà essere disponibile il portale dell’Ivass (l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), introdotto per confrontare le offerte e consentire che la sottoscrizione di una polizza sia fatta in modo consapevole».
Quel che è certo è che, con i cambiamenti climatici in atto, il provvedimento sia necessario, ineliminabili. «Ne siamo consapevoli» ammette Tilatti (Confartigianato Fvg), «Gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti. Ma occorreva più tempo per definire limiti, massimali, franchigie. Per discutere di danno emergente e lucro cessante: se considerare solo uno di questi oppure entrambi».
Ignorati quando si è trattato di approntare le novità. Ignorati anche ora, alla richiesta di spiegazioni riguardo al merito del provvedimento. «Le imprese del territorio dell’Alto Adriatico si trovano già ad affrontare numerose sfide competitive, e l’aggiunta di un ulteriore onere economico potrebbe intralciare la loro capacità di investimento e crescita» fa presente Agrusti, «Il rischio concreto è quello di assistere a una progressiva desertificazione industriale di alcuni territori».
«Anche da parte nostra, c’è la richiesta di negoziare tempistiche più estese e condizioni più favorevoli, che tengano conto delle reali capacità delle imprese e delle specificità dei diversi territori. Il 31 marzo si avvicina rapidamente ed è essenziale che il governo comprenda l’importanza di un approccio più graduale e calibrato a questa misura, per evitare che, da strumento di tutela, si trasformi in un fattore di crisi per molte realtà produttive».
Il 31 marzo si avvicina, appunto. Ma, ad oggi, le imprese che non riusciranno a dotarsi di un’adeguata copertura assicurativa sono la maggior parte. «E se, il primo di aprile, un evento calamitoso dovesse davvero coinvolgere imprese che non sono state in grado di stipulare la polizza, cosa accadrà? Le pubbliche amministrazioni cosa risponderanno a questi imprenditori». È la domanda della Cna veneziana. Destinata, almeno per il momento, a non ottenere risposta.
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