Caravaggio 2025, la mostra che fino al 6 luglio prende vita a Palazzo Barberini, porta per la prima volta in un unico spazio 24 capolavori del genio lombardo, frutto di prestiti straordinari da musei di tutto il mondo. Un progetto ambizioso che, in occasione del Giubileo 2025, svela il lato più innovativo e provocatorio dell’artista
Sopraffazione. Sublimazione. Trasporto. Sentimenti che ogni visitatore prova varcando le sale del Palazzo con fondali scuri da cui emergono sotto una nuova luce i capolavori del Maestro maledetto. Le Gallerie Nazionali di Arte Antica, con il supporto della Galleria Borghese e il sostegno di Intesa Sanpaolo, ospitano quindi una delle mostre più attese di sempre: Caravaggio 2025. Curata da Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, questa rassegna ambisce a rivaleggiare con le mostre più importanti degli ultimi anni. Con una risposta del pubblico che non si è fatta attendere: 60.000 prenotazioni sono arrivate prima ancora che la mostra aprisse.
Tra le opere più eccezionali in esposizione spiccano il Ritratto di Maffeo Barberini, recentemente presentato al pubblico per la prima volta dopo oltre sessant’anni, e l’Ecce Homo, riscoperto nel 2021 a Madrid che, torna in Italia dopo oltre quattro secoli. La mostra è un viaggio cronologico e tematico che attraversa i quindici anni cruciali della carriera di Caravaggio, dal suo arrivo a Roma nel 1595 fino alla morte a Porto Ercole nel 1610. Suddivisa in quattro sezioni, l’esposizione inizia con il Debutto Romano, esplorando gli anni giovanili ed esuberanti del Merisi a Roma, i suoi primi difficili passi nella capitale, e la sua lotta per emergere nel mondo dell’arte. Tra queste le sue straordinarie Naturalia, come il Mondafrutto e il Bacchino malato, opere che segnano i primi passi verso la sua rivoluzionaria tecnica pittorica.
Naturalismo rivoluzionario
Il percorso prosegue con la sezione Ingagliardire gli Oscuri, dedicata alla rara produzione ritrattistica di Caravaggio. Tra le opere esposte, due versioni del Ritratto di Maffeo Barberini rappresentano un’occasione unica per confrontare due lavori rari e mai esposti insieme. Il naturalismo rivoluzionario che caratterizza queste opere testimonia la capacità dell’artista di dare vita a personaggi, sia nobili che umili, attraverso un realismo senza pari.
L’artista infatti non si limitò a ritrarre nobili prelati o illustri personaggi, ma usò, anche per i dipinti a soggetto religioso, persone appartenenti ai ceti sociali più umili, eternandone per sempre la memoria. È il caso della modella che presta la sua immagine per Marta e Maria Maddalena, Giuditta che decapita Oloferne e Santa Caterina d’Alessandria, forse identificabile con la celebre e bellissima cortigiana Fillide Melandroni.
Stile tragico
Tra questi dipinti, Santa Caterina (proveniente dal Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid, torna a casa dopo 90 anni, vittima della dispersione della collezione Barberini durante il regime fascista) riveste un ruolo particolarmente importante poiché a partire da esso, secondo il Bellori, biografo dell’artista, prende avvio quel modo di “ingagliardire gli oscuri” che avrebbe caratterizzato tutta la sua produzione successiva. Giungendo a piena maturazione nelle imponenti tele per la cappella Contarelli ancora oggi visibili nella chiesa di San Luigi dei Francesi.
La sezione Il Dramma Sacro tra Roma e Napoli esplora il momento in cui Caravaggio si consacrò definitivamente come maestro della pittura religiosa, attraverso opere come La Cattura di Cristo e San Giovanni Battista, emblematiche di un periodo di grande successo. Da questo momento ritroviamo quello stile tragico caratteristico della sua produzione.
A Napoli
La mostra non si limita solo ai capolavori, ma evidenzia anche le difficoltà e le sfide che segnarono la vita del pittore, come il celebre omicidio di Ranuccio Tomassoni che lo costrinse a fuggire da Roma e a cercare rifugio a Napoli. Secondo alcuni studiosi proprio a questi anni potrebbe risalire il David e Golia della Galleria Borghese, dipinto in cui, raffigurando sé stesso nei panni di Golia, l’artista mette in luce la sua esigenza di espiazione. Pochi mesi dopo il pittore era a Napoli, città dove fu molto apprezzato e dipinse opere mirabili come l’Ecce Homo, recentemente rinvenuto in Spagna, e uno dei suoi capolavori, la Flagellazione, realizzata per la cappella di San Domenico Maggiore.
Infine, la sezione Finale di Partita esplora gli ultimi anni di Caravaggio, segnati dal desiderio di tornare a Roma e dal tentativo di ottenere il perdono di Papa Paolo V. Le sue ultime opere, tra cui il San Giovanni Battista e Martirio di Sant’Orsola riflettono il tormentato spirito dell’artista.
Triade alchemica
Altro aspetto che cattura il pubblico è la possibilità di ammirare il Giove, Nettuno e Plutone, un’opera che Caravaggio dipinse nel 1597 per il soffitto del Casino dell’Aurora a Villa Ludovisi. Raramente visibile al pubblico, questa tela rappresenta un’allegoria della triade alchemica di Paracelso e aggiunge una nuova dimensione al suo repertorio. Il catalogo della mostra, edito da Marsilio Arte, offre nuove chiavi di lettura e approfondimenti critici, confermando il ruolo di Caravaggio come figura centrale nel panorama artistico europeo e nella cultura contemporanea.
Commenta con Facebook
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link