Ieri ‘burro o cannoni’, oggi ‘welfare o warfare’

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Conto e carta

difficile da pignorare

 


Nell’età contemporanea, dalla Rivoluzione francese ad oggi, le spese per gli eserciti e gli armamenti hanno sempre rappresentato una voce determinante nei bilanci degli Stati. Con conflitti sociali nel sostenere una scelta politica o l’altra. Welfare e warfare, indirizzi politici contrapposti ma assieme storicamente intrecciati. In un certo senso la negazione della retorica inconcludente contenuta nel discorso di Mussolini a Trieste nel 1938 nella celebre frase «Volete burro o cannoni?».

 

Bismarck e le pensioni per i lavoratori

Dopo la sconfitta della Francia di Napoleone III, Otto von Bismarck divenne il primo cancelliere del Reich segnando profondamente la storia della Germania e dell’Europa. Dopo il periodo del cosiddetto ‘Kulturkamf’ –la lotta per la secolarizzazione dello stato tedesco– affrontò nel decennio tra il 1881 ei il 1889 una serie di riforme sociali ricordate ancora oggi.
Bismarck, avversario delle forze liberal-democratiche e della nascente socialdemocrazia tedesca, non fu animato da sentimenti filantropici, ma creò un modello di previdenze ed assistenza che ancora oggi suscita interesse: pensioni di vecchiaia, assicurazioni obbligatorie e assistenza sanitaria. Il sistema era compartimentato tra i diversi settori produttivi, ma molto efficiente. Il risultato fu il rafforzamento della società tedesca e una progressiva adesione ai valori conservatori che durò fino alla fine dell’Ottocento.
Bismarck ottenne l’equilibrio tra le forze sociali conservatrici che sostenevano la monarchia, le forze liberali che auspicavano un maggiore sviluppo economico controllando duramente l’espansione della socialdemocrazia. Contro i socialdemocratici furono imposte infatti leggi severe sull’organizzazione e l’attività, ma contemporaneamente concesse anche riforme sociali eliminando gli stessi argomenti dell’opposizione.
Fu in questo clima che anche l’esercito potè migliorare la preparazione e furono gettate le basi per la marina da guerra, ma si crearono le condizioni per lo scoppio della guerra del 1914.
In Francia l’assicurazione obbligatoria per tutti i dipendenti a basso reddito fu introdotta invece solamente nel 1910, mentre in Inghilterra una legge elisabettiana -le cosiddette «Poor Laws» rimasero in vigore fino ai primi del Novecento – aveva istituito le «workhouses», metà prigioni e metà ospizi, sul cui funzionamento basterebbe ricordare alcune pagine di Dickens.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Italia: le assicurazioni per i combattenti

Nel 1914 quasi nessuno fu in grado di prevedere che la guerra sarebbe durata anni e che, per alimentare lo sforzo bellico, si sarebbe fatto ricorso a una quantità inaudita di risorse. In Italia, dopo che da tempo questa illusione era finita, si dovette poi affrontare l’emergenza provocata dal disastro di Caporetto: al contrario di quanto si ritiene comunemente poco o nulla cambiò sul piano della gestione disciplinare dell’esercito, ma molto fu fatto per un miglior trattamento dei soldati in precedenza molto discutibile.
Fu migliorata per prima cosa l’alimentazione ed aumentata la razione di pane e carne, nonostante le difficoltà dell’approvvigionamento, e furono anche istituite cooperative d’acquisto per i generi alimentari. Tra i provvedimenti più popolari vi furono l’aumento dei giorni di licenza concessi annualmente, ma soprattuto la creazione di polizze assicurative per la truppa.
Su proposta di Francesco Saverio Nitti, ministro del tesoro del governo Orlando, tali polizze – a carico dello Stato – avrebbero assicurato un intervento per il sostegno delle famiglie. Benchè la perdita di un congiunto o di un capofamiglia rappresentasse in ogni caso una tragedia era previsto un assegno straordinario di cinquecento lire, cifra rilevante per l’epoca, soprattutto per gli appartenenti alle classi sociali meno benestanti.
In Francia e Inghilterra si preferì invece continuare il sistema delle pensioni di guerra, con annessi e connessi sul piano del debito pubblico. Benchè la cosa sia oggi dimenticata e poco studiata, si trattò in un certo senso della prosecuzione delle riforme sociali giolittiane: dopo l’adozione del ‘quasi’ suffragio universale maschile nel 1911, fu lo Stato a creare il comparto delle assicurazioni sulla vita fondando l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni e garantendo tutto il sistema, aspetto che inoltre allontanò dai mercati italiani capitali stranieri con finalità speculative.

Il rapporto Beveridge

Nel 1940, sulla spinta degli eventi bellici, i laburisti inglesi entrarono nel governo di coalizione presieduto da Winston Churchill e indubbiamente senza la guerra una collaborazione con i conservatori non si sarebbe mai attuata. Non bisogna inoltre dimenticare che in quei giorni la ritirata britannica da Dunquerke stava mettendo in dubbio la stessa esistenza della Gran Breagna.
Nel giugno 1941 fu annunciata la creazione di una commissione presieduta da William Beveridge che si sarebbe occupata del sistema delle assicurazioni sociali. Beveridge era un liberale inglese che fino al 1908 aveva collaborato anche con lo stesso Churchill ed aveva assunto un importante ruolo nell’amministrazione britannica: i motivi della sua scelta erano stati dunque la grande competenza e l’assoluta indipendenza.
Nel rapporto, che in primo momento si esitò a rendere pubblico, l’autore sosteneva di un sistema previdenziale unificato e obbligatorio per tutti i cittadini in grado di coprire «interruzioni o perdite della capacità di guadagno»: in altre parole il superamento totale del sistema mutualistico tedesco. Nonostante il linguaggio tecnico del rapporto ed oggettive difficoltà di comprensione, nel breve volgere di pochi mesi risultò che il contenuto era condiviso dall’ottantacinque per cento dei lettori che ormai avevano superato il milione.
Nonostante in realtà il rapporto si potesse definire una ‘rivoluzione tecnocratica dall’alto’, nel clima nuovo crato dalla guerra si stavano anche sgretolando le tradizionali rigide divisioni della società inglese, mentre maturava la convinzione collettiva della necessità di sconfiggere il fascismo e il nazismo. Beveridge insomma divenne l’idea principale intorno alla quale stringere un nuovo patto sociale. Le elezioni del 1945 furono vinte dai laburisti.



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