Carmine Gallo morto: le domande che resteranno senza risposta

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La morte improvvisa dell’ex poliziotto Carmine Gallo, 67 anni, (il primo da destra nella foto sopra, con gli altri indagati Enrico Pazzali e Samuele Calamucci) non riguarda soltanto un uomo, un padre, un marito. Tocca anche tutti noi cittadini: sottrae infatti un testimone fondamentale ad almeno tre indagini sulla trasparenza della democrazia italiana. La terza, soprattutto, è la più delicata: quella sull’omicidio dell’educatore del ministero della Giustizia, Umberto Mormile, in cui Gallo sarebbe potuto entrare come persona informata sui fatti (non come indagato). L’obiettivo: documentare le trattative nelle carceri tra boss della ‘ndrangheta e agenti del Sisde, come si chiamava il servizio segreto interno fino al 2007. Incontri segreti che, secondo una sentenza diventata irrevocabile lo scorso anno, sono il motivo dell’omicidio del dipendente del ministero. Ed è un delitto fondamentale nella storia italiana: perché è il primo rivendicato con la sigla “Falange armata”. Ecco i dettagli.

Le domande che resteranno senza risposta

I primi due fascicoli giudiziari sono quelli di cui si parla di più: l’inchiesta di Milano sulla presunta agenzia di spionaggio Equalize, di cui Gallo era amministratore delegato e fino a oggi principale indagato agli arresti domiciliari; l’altra è l’indagine di Roma su Squadra Fiore, la presunta rete clandestina di dipendenti delle istituzioni rivelata a Today.it da Samuele Calamucci, indagato agli arresti domiciliari con Gallo e suo hacker di riferimento, nell’agenzia Equalize, per l’acquisizione di notizie riservate dalle banche dati dello Stato. Questo almeno secondo le indagini dei carabinieri, coordinate dal pubblico ministero Francesco De Tommasi e dal procuratore milanese, Marcello Viola.

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L’attività di queste due agenzie, Equalize e Squadra Fiore, avrebbe potuto condizionare l’economia italiana e quindi le quotazioni di Borsa attraverso la diffusione di dossier con notizie vere ma riservate, oppure false, oppure verosimili. Con il condimento, nelle relazioni degli indagati, di agenti israeliani del Mossad, americani della Cia, italianissimi di Aisi e Aise, le nostre due agenzie di intelligence che dipendono dalla Presidenza del consiglio.

Luxottica e Mediobanca, il punto di contatto

Il punto di contatto tra le inchieste di Milano e di Roma, per ora, è il dossieraggio di Squadra Fiore contro l’imprenditore degli occhiali Leonardo Maria Del Vecchio, che Calamucci sostiene di avere sventato. Ma molto probabilmente all’orizzonte si profila un altro dossieraggio contro la scalata di Delfin, la holding lussemburghese dei Del Vecchio, per il controllo di Mediobanca. E da qui, per il successivo possibile ingresso come maggioranza in Assicurazioni Generali, contro la salita al potere dei soci rivali francesi. Una questione, insomma, di sovranità nazionale. Le società sono parte lesa.

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La terza inchiesta è invece molto più sensibile e sembra uscita dalle serie tv di Sky “1992” e “1993”. Riguarda l’omicidio dell’educatore del ministero della Giustizia in servizio al carcere di Opera, Umberto Mormile, assassinato a 37 anni l’11 aprile 1990 alle porte di Milano. Ed è in questo processo che Carmine Gallo (foto sopra) sarebbe potuto entrare come supertestimone. Non come indagato.

Il processo davanti alla Corte d’assise d’appello

Proprio mercoledì 12 marzo 2025, ore 9.30, nell’aula della Corte d’assise d’appello, comincia il secondo grado del processo contro uno dei due imputati condannati per concorso nell’omicidio. Si chiama Salvatore Pace ed è un ex boss della ‘ndrangheta in Lombardia: diventato poi collaboratore, a distanza di decenni dall’arresto, Carmine Gallo pur da ex poliziotto continuava a seguirlo personalmente. Lo rivela l’inchiesta sull’agenzia di spionaggio Equalize. A novembre 2023 Gallo contatta infatti un questore dell’Italia centrale “per ottenere la facile emissione del passaporto a Pace …, figlia di Pace Salvatore”.

Non solo. Anche l’avvocato che ha difeso l’ex boss nel processo di primo grado e lo difenderà in appello, Salvatore Verdoliva, è un professionista molto vicino a Carmine Gallo: tanto da eleggere domicilio legale per l’omicidio Mormile nell’ufficio di Gallo, essere l’avvocato di fiducia dell’agenzia di spionaggio Equalize ed essere il numero 3 nell’elenco dei 51 indagati.

Perché l’omicidio di Umberto Mormile è attuale

Verdoliva è accusato di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e interferenze illecite nella vita privata, in concorso con Carmine Gallo, Samuele Calamucci e altri presunti complici. I carabinieri hanno inoltre documentato che, almeno in un caso, l’attività professionale dell’avvocato Verdoliva, a favore di un poliziotto sotto processo, gli sarebbe stata pagata proprio da Gallo.

Nella rete clandestina l’avvocato del processo Falange armata – di Fabrizio Gatti

Salvatore Pace, l’imputato per l’omicidio di Umberto Mormile, ha ammesso la sua partecipazione a distanza di anni dai fatti. Un primo processo aveva condannato i killer Antonio Schettini e Antonino Cuzzola, i boss Antonio Papalia e Franco Coco Trovato. Ma in quell’occasione Mormile venne ucciso una seconda volta: secondo la ricostruzione in aula, l’educatore del carcere di Opera sarebbe stato un corrotto, avrebbe incassato 30 milioni di lire, ma non avrebbe reso i favori promessi ai Papalia. E per punizione, stando a questa falsa versione, era stato assassinato.

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A Reggio Calabria i testimoni finalmente parlano

Soltanto recentemente, in un processo a Reggio Calabria, uno dei boss di allora, Vittorio Foschini, ha confermato i retroscena sui mandanti rivelati anche da altri collaboratori: Umberto Mormile non era affatto un funzionario corrotto. Di fronte al suo ennesimo rifiuto a firmare relazioni compiacenti, perché fossero rilasciati permessi di uscita a membri del clan Papalia, un detenuto ne aveva chiesto conto e gli aveva offerto del denaro. Ma davanti alla possibilità di arricchirsi illecitamente, Mormile ha rifiutato con queste parole: “Non sono dei servizi”, rivelando così di essere al corrente della prassi in corso tra esponenti del Sisde e la famiglia al vertice della ‘ndrangheta.

A questo si aggiungono le testimonianze dei collaboratori sulla presunta spartizione dei riscatti dei sequestri di persona tra i servizi segreti di allora e i clan. Proprio per questo l’omicidio era stato rivendicato come Falange armata. La sigla terroristica, inventata per depistare le indagini dal Sisde e dalla ‘ndrangheta, era stata indicata direttamente alla famiglia Papalia da agenti rimasti sconosciuti poiché, a parte gli esponenti dei Papalia, nessun altro li aveva mai incontrati. 

Chi è Salvatore Pace, condannato a 7 anni

Confessando il suo coinvolgimento a distanza di anni, probabilmente sentendosi rassicurato dal tempo trascorso, Foschini ha aggiunto sette anni al suo curriculum di condanne. Non ha fatto ricorso in appello, quindi la sentenza che indica come movente dell’omicidio l’intervento dei servizi segreti, è oggi irrevocabile: stabilisce cioè un fatto accertato e definitivo. Diversa la condotta del suo coimputato, Salvatore Pace, anche lui condannato a 7 anni, difeso dallo stesso avvocato dell’agenzia di spionaggio di Carmine Gallo. Pace, che ha ammesso soltanto le sue responsabilità senza coinvolgere il Sisde, ha fatto ricorso in appello.

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Sabato 8 marzo il Corriere della Sera aveva dato notizia della richiesta della famiglia Mormile, rappresentata dall’avvocato Fabio Repici, alla Corte d’assise d’appello di dichiarare incompatibile il difensore dell’imputato Salvatore Pace, di chiarire i rapporti tra l’avvocato Salvatore Verdoliva e Carmine Gallo e anche le relazioni tra loro due e gli 007, come risultano dalle indagini sull’agenzia di spionaggio Equalize.

Quando Gallo disse: “Lavoravo con i servizi”

In una conversazione intercettata già nel 2022 dalla Procura di Milano, Gallo aveva infatti rivelato di aver collaborato con un ufficio dei servizi segreti in via del Tritone a Roma: “Questi sono due dei servizi segreti – sono le sue parole – stavano con me a via del Tritone”. Durante il supplemento di indagini sull’omicidio di Umberto Mormile, il suo assassino Antonino Cuzzola, collaboratore di giustizia sempre ritenuto attendibile, aveva inoltre indicato proprio Carmine Gallo tra i funzionari dello Stato che si incontravano in carcere con il boss Antonio Papalia, fratello del capo dei capi Domenico. Pur senza accusare di alcun coinvolgimento nell’omicidio l’ex poliziotto, visto che Cuzzola parlava delle trattative tra Stato e ‘ndrangheta per la liberazione di Alessandra Sgarella, sequestrata a Milano l’11 dicembre 1997 e liberata il 4 settembre dell’anno dopo.

Dopo le dichiarazioni del killer di Umberto Mormile, la Direzione distrettuale antimafia di Milano non ha mai ritenuto di interrogare Gallo. Nemmeno come testimone, come invece chiedeva ora la famiglia dell’educatore ucciso, attraverso una nuova istruttoria. Un passaggio necessario per l’esame dell’ex sostituto commissario Carmine Gallo, quale persona indagata in procedimento connesso, per accertare – secondo la parte offesa – la presunta ingerenza dell’agenzia di spionaggio Equalize nella difesa di Salvatore Pace e i presunti legami di Gallo (da lui tra l’altro ammessi durante un’intercettazione) con i servizi segreti. Un interrogatorio che, tra tutti, sarebbe stato anche a difesa dell’ex superpoliziotto. Ma soprattutto a beneficio della verità.

Carmine Gallo morto senza poter rispondere

Lunedì 24 febbraio, in vista della prima udienza del processo d’Appello per l’omicidio Mormile, Today.it aveva ricostruito fatti e testimonianze. E Carmine Gallo aveva firmato, insieme ai suoi legali Antonia Augimeri e Paolo Simonetti, una dura lettera che smentiva anche quanto è stato confermato da una sentenza irrevocabile: “L’autorità giudiziaria – sono le parole di Gallo – ha chiarito le responsabilità dei mandanti ed esecutori, anche grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, che hanno escluso l’esistenza di ordini superiori per il delitto Mormile”.

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L’addio all’ex superpoliziotto: di cosa è morto Carmine Gallo

Carmine Gallo chiedeva la rimozione dell’articolo o di ogni riferimento al suo nome. Di fronte alla disponibilità di Today.it a pubblicare la sua versione dei fatti, ma non a rimuovere ciò che risulta da atti depositati sia nel processo per l’omicidio di Umberto Mormile sia nell’inchiesta sull’agenzia di spionaggio Equalize, i suoi legali hanno risposto annunciando querela per diffamazione. Testimoniare è un dovere di ogni cittadino. Soprattutto se ha un passato, riconosciuto e premiato, di superpoliziotto. Nessun magistrato, però, gli aveva ancora fatto le domande che andavano fatte sulla fine di un servitore onesto dello Stato come Umberto Mormile. E così, con la morte di Carmine Gallo, si è persa un’altra, irrimediabile occasione di capire chi ricatta l’Italia di oggi.

Leggi le altre inchieste su Squadra Fiore



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