Volontariato, pilastro della nostra società al servizio dei più bisognosi

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In un tempo attraversato da fragilità e incertezze, in Vaticano si è celebrato dal 8 al 9 marzo il Giubileo del mondo del Volontariato, un appuntamento speciale nell’ambito del Giubileo della Speranza, dedicato a celebrare e onorare il servizio disinteressato e l’impegno quotidiano di chi sceglie di prendersi cura degli altri.

È stato il quinto grande incontro dell’Anno Santo e il terzo senza la presenza di Papa Francesco, ricoverato da tre settimane nell’ospedale Gemelli di Roma. L’evento assume un significato ancora più̀ profondo, mentre il pensiero e la preghiera di vicinanza di tutti i fedeli si rivolgono al Santo Padre e al momento che sta attraversando.

Oggi, il volontariato si presenta come un fattore cruciale, un pilastro della nostra società per affrontare la sfida globale più dolorosa e sempre più messa a tacere: la sfida della disuguaglianza. I volontari di ogni ceto sociale, così come le organizzazioni e le comunità che sostengono il volontariato, sono invitati a riunirsi in uno spirito di gratitudine e solidarietà. Poiché i volontari conoscono in prima persona i bisogni e le potenzialità delle comunità che servono, e ne fanno addirittura parte, diventando esperti dei problemi affrontati dai gruppi più vulnerabili.

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A Roma circa 25.000 volontari da più di 100 paesi, impegnati nell’ambito ecclesiale e nel contesto civile, si sono dati appuntamento in vaticano per dare un segno concreto di speranza e prossimità, rinnovando, attraverso questo incontro, la forza di una testimonianza che si nutre ogni giorno di carità operosa e fede vissuta. Secondo recenti stime sul volontariato, ogni anno, più di 1 miliardo di persone complessivamente svolgono attività di volontariato nel mondo.

Il fulcro del pellegrinaggio è stato sabato 8 marzo, quando le associazioni di volontariato hanno partecipato ai “Dialoghi con la città” con diversi incontri culturali, artistici e spirituali in vari luoghi di Roma. È stato un momento per condividere esperienze e rafforzare il loro impegno per la giustizia sociale e i diritti umani. Nel pomeriggio il pellegrinaggio è proseguito lungo via della Conciliazione, con l’attraversamento della Porta Santa in San Pietro e la visita nelle Basiliche giubilari.

Con la I domenica di Quaresima l’evento giubilare si conclude con la messa presieduta in Piazza San Pietro, dal cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, che avrà anche il compito di leggere l’omelia preparata da Papa Francesco.

L’assenza fisica del pontefice non gli ha impedito di essere comunque presente attraverso il suo commento al Vangelo di Luca: Gesù per quaranta giorni è tentato nel deserto da una parola che non viene affatto dallo Spirito Santo, bensì dal malvagio, dal diavolo. In questa domenica siamo chiamati a non distoglierci a causa delle tentazioni che ci portano lontani dalla volontà di Dio.

La Parola di Dio ci indica, dice Francesco, la via per vivere con frutto i quaranta giorni che conducono alla celebrazione annuale della Pasqua. Il Signore va nel deserto non per spavalderia, per dimostrare quanto è forte, ma per la sua filiale disponibilità verso lo Spirito del Padre, alla cui guida corrisponde con prontezza. La nostra tentazione, invece, è subita: il male precede la nostra libertà, la corrompe intimamente come un’ombra interiore e un’insidia costante.

Mentre chiediamo a Dio di non abbandonarci nella tentazione, ricordiamoci che Egli ha già esaudito questa preghiera mediante Gesù, il Verbo incarnato per restare con noi, sempre. Gesù viene tentato nella sua relazione con Dio, il Padre suo. Il diavolo è colui che separa, il divisore, mentre Gesù è colui che unisce, è Dio e uomo, il mediatore. Nella sua perversione, il demonio vuole distruggere questo legame, facendo di Gesù un privilegiato: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». E ancora: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù» dal pinnacolo del Tempio.

L’esito delle tentazioni è la vittoria di Cristo che vince il male. Egli respinge il diavolo, che tuttavia tornerà a tentarlo «al momento fissato». Così dice il Vangelo, e ce ne ricorderemo quando, sul Golgota, ancora una volta sentiremo chiedere a Gesù: «Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce». Nel deserto il tentatore viene sconfitto, ma la vittoria di Cristo non è ancora definitiva: lo sarà nella sua Pasqua di morte e risurrezione.

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Francesco esorta i fedeli quando ci si trova davanti alla tentazione. “Talvolta cadiamo: siamo tutti peccatori. La sconfitta, però, non è definitiva ‒ dice Francesco ‒ perché Dio ci solleva da ogni caduta con il suo perdono, infinitamente grande nell’amore. La nostra prova non finisce, dunque, con un fallimento, perché in Cristo veniamo redenti dal male”. Attraversando con Lui il deserto, percorriamo una via dove la via non era tracciata: Gesù stesso apre per noi questa strada nuova, di liberazione e di riscatto. Seguendo con fede il Signore, da vagabondi diventiamo pellegrini.

In piena Quaresima la lettera di Francesco letta dal cardinale Michael Czerny invita i volontari che oggi sono presenti a Roma per il loro pellegrinaggio giubilare, a servire il prossimo senza servirsi del prossimo. Per strada e tra le case, accanto ai malati, ai sofferenti, ai carcerati, con i giovani e con gli anziani, la loro dedizione infonde speranza a tutta la società. “Nei deserti della povertà e della solitudine – aggiunge Francesco ‒ tanti piccoli gesti di servizio gratuito fanno fiorire germogli di umanità nuova: quel giardino che Dio ha sognato e continua a sognare per tutti noi”.



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