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Avviato nel maggio del 2024, articolato in quattro appuntamenti, si e concluso nelle scorse settimane un ciclo di incontri promosso da Cisl e FNP Cisl Brescia, con il supporto scientifico del Centro di documentazione informazione sulla medicina di genere.
Il tema generale è stato quello della medicina di genere, con approfondimenti sulla nascita di questa nuova consapevolezza medica, sul perché il cuore delle donne è diverso da quello degli uomini, su salute riproduttiva e genere di appartenenza, e infine come invecchiano in maniera differente le donne e gli uomini.
Pubblichiamo qui di seguito, a chiusura del ciclo, una riflessione di Carla Noci della Segreteria provinciale dei Pensionati CISL
Invecchiare assomiglia ad un’opera d’arte:
tanta creatività e curiosità
Belle, sorridenti e colorate: sono le donne che oggi, grazie anche alle simboliche “madri” di movimenti femministi del secolo scorso, sanno organizzare la propria vita con disinvoltura, allegria e grande senso di libertà.
Così ci piacerebbe vederle sempre, anche se i dati ISTAT raccontano situazioni che, spesso, sono di segno diverso: le donne vivono più a lungo degli uomini ma, di frequente, in circostanze di svantaggio sociale ed economico, con pensioni più basse e condizioni di salute più precarie.
Ne ha parlato diffusamente Elisabetta Donati nell’incontro che ha concluso il ciclo dedicato alla “Medicina di genere” promosso da Pensionati CISL Brescia.
Il tema riguarda tutte le età della vita e coinvolge, trasversalmente, non solo il genere femminile, ma anche quello maschile, con tutto l’orizzonte delle transizioni soggettive ed oggettive che si stanno affacciando nella nostra cultura.
Prepararsi ad affrontare il futuro è un modo per abitare la contemporaneità senza farsi sorprendere da eventi che, se non compresi, vengono vissuti come minacciosi o inaccettabili.
Elisabetta Donati ha posto particolare attenzione all’aspetto dell’invecchiamento, processo di lungo periodo e di grande portata per le sue inevitabili ricadute economiche, sociali e politiche. Negare la maggiore vulnerabilità dell’invecchiare è non solo impossibile, ma anche poco utile, perché frutto di stereotipi che confinano l’esistenza delle persone alla sola dimensione lavorativa: se socialmente attive, le persone contano qualcosa ma, uscite dal mercato del lavoro, sembrano destinate a non avere più alcun progetto di vita.
In realtà così non è, in quanto ci sono molti modi per vivere la vecchiaia, senza che questa ci sorprenda impreparati. Secondo Donati può essere un’età da “inventare” perché, complici i nuovi stili di vita, la scolarità, le nuove frontiere mediche e tecnologiche, l’invecchiamento viene vissuto oggi in modo assai diverso rispetto al passato.
Un punto di partenza interessante può essere il linguaggio attraverso il quale molti autori e soprattutto autrici hanno descritto il loro desiderio di vivere non prigioniere di schemi che riducono la vecchiaia a pura sopravvivenza.
Lidia Ravera, brillante scrittrice contemporanea, nel suo libro “Age Pride”, sottolinea come sia necessaria una rivoluzione culturale per non ostinarsi ad apparire giovani, ma restare agili e liberarci dei pregiudizi che, soprattutto per le donne, penalizzano la vecchiaia.
Florida Scott Maxwell, nel suo libro “La misura dei miei giorni” descrive in forma di diario la sua vita ad 82 anni, che appare come l’esercizio di un funambolo che deve trovare la forza di destreggiarsi fra solitudine e nuove occupazioni, ricordando che il vero motore delle nostre vite è la componente emozionale, che rimane integra e viva anche con l’avanzare dell’età.
Gabriella Caramore, autrice del libro “L’età grande. Riflessioni sulla vecchiaia” sostiene che la lingua di cui disponiamo è ancora troppo povera per descrivere la lussureggiante parabola delle nostre vite, poiché “siamo fatti di un impasto di stelle in continua evoluzione”.
E, soprattutto, molte donne ci stanno oggi insegnando che si può invecchiare senza essere sole ad affrontare le gioie e i dolori della vita. Condividere con amiche e amici anche le criticità della vecchiaia senza sentirsi strani o fuori luogo se si continua a parlare, viaggiare, sorridere e amare la vita.
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