Basta proroghe, basta attese, basta incertezze. Dal primo gennaio 2026 entrerà finalmente in vigore un regime fiscale ad hoc per gli enti di Terzo settore, quello disegnato dal Codice del Terzo Settore nel 2017, «che prevede, tra le altre cose, la defiscalizzazione degli utili destinati allo svolgimento dell’attività statutaria o all’incremento del patrimonio», spiega Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega al Terzo Settore.
Dalla Commissione Europea infatti è finalmente arrivato il via libera alle norme fiscali in favore del Terzo Settore. «Un traguardo atteso da anni, frutto di un lungo e intenso lavoro di questo Governo e di un costante confronto tra il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Bruxelles», dichiara Marina Calderone, ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali. «Questo risultato rappresenta una svolta decisiva, ci permette finalmente di dare certezze e stabilità agli ETS e piena attuazione al Codice del Terzo Settore. Ci tengo a ringraziare il Viceministro Bellucci».
Bruxelles ha riconosciuto che le agevolazioni fiscali degli ETS non si configurano come aiuti di Stato, poiché perseguono attività di interesse generale con finalità di pubblica utilità
Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali
Le novità dal 1° gennaio 2026
La Commissione Europea ha riconosciuto quindi «caratteristiche e unicità del Terzo Settore italiano e quanto rappresentato ampiamente dal nostro Governo» e ha constatato che «le agevolazioni fiscali degli ETS non si configurano come aiuti di Stato, poiché perseguono attività di interesse generale con finalità di pubblica utilità», spiega Bellucci. Il passaggio odierno «non solo rafforza il ruolo del Terzo Settore, ma è anche un chiaro riconoscimento dell’inestimabile valore del lavoro di questi enti, milioni di donne e uomini che animano il mondo della solidarietà sociale in Italia».
Dal 1° gennaio 2026 pertanto saranno introdotti specifici incentivi per gli investitori, ampliando le opportunità di finanziamento per gli Enti del Terzo Settore. Tra le novità più significative ci sono l’introduzione di nuovi strumenti di finanza sociale, come i titoli di solidarietà, che garantiranno agli investitori il medesimo trattamento fiscale riservato ai titoli di Stato, con l’applicazione dell’aliquota del 12,5%.
Fine delle incertezze
«La notizia del via libera della Commissione europea al pacchetto fiscale per il Terzo settore, che apprendiamo dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, chiude finalmente la lunga fase di incertezza vissuta dagli Ets, che aspettavano la conclusione del percorso di riforma iniziato nel 2016», commenta Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore. «Ora, finalmente, migliaia di enti potranno valutare nell’ambito del nuovo assetto fiscale quale qualifica assumere e potranno operare all’interno di un quadro normativo ormai completo. Probabilmente si renderà necessaria un’azione interpretativa delle nuove norme da parte dell’amministrazione finanziaria. Stiamo ora andando in direzione della sostenibilità dell’azione del Terzo settore e di una migliore programmazione delle attività a beneficio della collettività».
L’autorizzazione europea rappresenta un importante riconoscimento per un comparto socio-economico fondamentale in Italia, del tutto peculiare e poco conosciuto in Europa. Ci auguriamo che le norme siano le più inclusive possibili, nell’ottica di tutelare soprattutto le realtà piccole e piccolissime
Vanessa Pallucchi, portavoce Forum Terzo settore
Non solo: «L’autorizzazione europea rappresenta anche un importante riconoscimento per un comparto socio-economico fondamentale in Italia, del tutto peculiare e poco conosciuto in Europa. Il lavoro del Forum Terzo Settore è andato negli anni sempre in questa direzione e, in attesa di leggere nel dettaglio le norme, ci auguriamo che siano le più inclusive possibili nell’ottica di tutelare soprattutto le realtà piccole e piccolissime», conclude Pallucchi.
«Questo passo avanti fornisce finalmente agli enti un quadro fiscale chiaro e stabile, riconoscendo il loro ruolo cruciale nella promozione del bene comune e nella coesione sociale. È sempre più vicino quindi il completamento della Riforma del terzo settore, avviata con la legge delega del 2016, che mira a sostenere l’autonoma iniziativa dei cittadini valorizzando il principio di sussidiarietà sancito dalla nostra Costituzione» ribadisce Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, l’associazione nazionale che riunisce i 49 Centri di servizio per il volontariato italiani (Csv). «Come sistema dei Csv esprimiamo profonda soddisfazione: questo risultato è il frutto di un impegno condiviso con costanza tra Governo – a cui va il nostro sentito ringraziamento – istituzioni, volontariato e Terzo settore: finalmente gli Ets potranno pianificare con maggiore efficacia le proprie attività, continuando a contribuire in maniera determinante al bene comune e ai bisogni della collettività nel nostro Paese», conclude Tommasini.
Le reazioni della politica
La prima politica a reagire alla notizia è Maria Chiara Gadda, vicepresidente dei deputati di Italia Viva: «L’Italia sul fisco dell’Economia Sociale fa scuola in Europa. La DG Concorrenza a Bruxelles ha finalmente comunicato che la riforma del Terzo settore italiana nata durante il governo Renzi, con le sue misure fiscali di favore per Terzo settore e imprese sociali, è compatibile con le regole sugli aiuti di Stato. Una notizia attesa da tempo dal variegato ecosistema dell’economia sociale, su cui ora la politica italiana ed europea devono investire con ancora maggiore determinazione per rafforzare un pilastro strategico di coesione sociale ed innovazione economica».
In apertura, foto Roberto Monaldo / LaPresse: Marina Elvira Calderone e Maria Teresa Bellucci
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