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Prigioniere tra mura fatiscenti. Buttate per strada alla mercé del freddo, della pioggia, del vento, del sole cocente. Vittime di botte, minacce, ricatti continui. Costrette a vendere il proprio corpo, la propria anima, la purezza adolescenziale.
E’ il destino delle migliaia di giovanissime donne immigrate, che arrivano dalle aree più depresse del pianeta, puntando sulla Sicilia come terra di approdo e varco verso un futuro migliore, senza sapere di essere già state destinate, ancor prima di partire, a una terra che le rigetterà in una realtà abietta.
Negli ultimi anni, il numero di vittime di tratta per sfruttamento sessuale, è aumentato del 600 per cento.
Le ragazze nigeriane, le maggiori vittime
Circa il 70 per cento delle vittime dello sfruttamento delle donne immigrate costrette alla prostituzione attraverso la tratta proviene dalla Nigeria. Il loro territorio è caratterizzato dalla presenza di un’organizzazione criminale molto forte. Istituzionalizzata. Militarizzata. Estesa sul piano internazionale. Nonché ricca di intrecci con le mafie dei paesi di destinazione. Le ragazze vengono attratte con l’inganno, l’illusione e il miraggio di una vita migliore, di un lavoro dignitoso.
Forte esborso di denaro
Però, tutto ciò comporterà loro un esborso non indifferente di denaro (30, 40 mila Euro). Denaro che gli verrà anticipato dall’organizzazione e che loro si impegneranno a restituire con il proprio guadagno non appena arrivate nel paese di destinazione. Le ragazze si impegnano a contrarre il debito, attraverso un rito vudù, che si consacra attraverso un giuramento in presenza di un sacerdote vudù. Se non si osserva fino in fondo, arriveranno le punizioni più cruente dagli dei.
Anni fa, il grande sacerdote, ‘Oba’, che rappresenta il principe, nonché il capo spirituale, ha sciolto questo giuramento. Le ragazze già arrivate in Italia continuano, però, a essere vittime della rete in cui erano già cadute.
Il versante rumeno
L’altra risorsa nel settore dello sfruttamento delle donne immigrate è rappresentato dalle ragazze rumene. Nonostante, negli ultimi anni, l’economia rumena abbia conosciuto una discreta crescita, gran parte della popolazione è rimasta in una situazione di forte arretratezza. Questo stato di deprivazione socio-economica in Romania affligge principalmente le fasce giovanili che risiedono nelle aree più arretrate, come la Muntenia, la Moldova e i distretti di Bacau, Galati, Braila, Neamt, Suceava, che diventano preda vulnerabile, facile da attrarre e manipolare.
Le realtà sul territorio
Le associazioni, come altre realtà simili, lottano contro lo sfruttamento della prostituzione, innescando un meccanismo complesso e articolato per sottrarre le vittime. Le ragazze arrivano attraverso una serie di canali, come le Asp, le Forze dell’Ordine. Finché c’erano gli sbarchi, interveniva pure l’Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni che individuava le associazioni alle quali affidare le giovani vittime.
Un canale importante è rappresentato dal passa parola, basato sulla fiducia. Non è istituzionale, ma è molto efficace.
In fondo quello della prostituzione non realizza un grosso volume di affari.
Di mafia in mafia
Così, in parte, il business, viene ceduto in sub appalto dalle mafie locali alle mafie dei paesi di provenienza, che esercitano l’attività con un surplus di guadagno. Le ragazze devono pagare alla maman il posto al sole, il posto all’ombra, l’esposizione migliore, lo sgabello. Insomma, una forma di pizzo di una meschineria allucinante.
Le violenze inferte alle giovani prostitute non finiscono qui. Negli ultimi anni, siè visto calare il numero delle ragazze nigeriane destinate alla strada. Questo, però, non significa che sia diminuito il fenomeno, ma semplicemente che sono state trasferite dalla strada in case chiuse, squallidi appartamenti, in particolare, del Ballarò, dove vengono sfruttate e segregate giorno e notte e private di tutto. Questa scelta viene imposta per evitare ogni contatto con l’esterno che possa renderle intercettabili dagli organi preposti alla lotta contro la prostituzione.
Il primo carnefice? La persona più cara
Nel caso delle nigeriane la figura di riferimento è la ‘maman’, una connazionale adulta, arrivata in Italia molti anni prima, con una posizione consolidata. Nel caso delle ragazze provenienti dall’est Europa, invece, il referente è il fidanzato, che esercita sulla giovane una forte pressione psicologica, oltre che violenza fisica.
Alla realtà agghiacciante delle sfruttate, vista la caratteristica polivalente della tratta di cui abbiamo parlato, su più fronti: lavoro e prostituzione. E’ il caso delle ragazze impiegate lavorativamente in agricoltura, costrette a vivere in campagna, dove svolgono mansioni diurne e mansioni notturne oppure il caso delle domestiche, impiegate presso famiglie abbienti e costrette a soddisfare gli appetiti sessuali dei maschi di casa.
Vittime, comunque, non sono soltanto le donne, ma anche molti ragazzi minori immigrati non accompagnati, soprattutto al Nord, nonché bambini, designati alla pedofilia.
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