Antonio Conte, tecnico del Napoli, è intervenuto oggi nella sala conferenze del centro tecnico di Castel Volturno per rispondere alle domande della stampa.
Questo le sue parole.
“Niente, cosa doveva cambiare? Abbiamo continuano ad allenarci con la stessa maniera, voglia, non cambia niente in base alle parole, bisogna fare i fatti, le parole se le porta via il vento. Ci siamo allenati sempre dando il massimo, non è cambiato niente e non so cosa doveva cambiare. Prestazione ha consacrato ambizioni? L’ambizione deve essere figlia del lavoro, dobbiamo esserlo perché lavoriamo tanto. Il fatto di aver fatto un’ottima partita con l’Inter, che è la squadra di riferimento e da battere, ci ha fatto piacere. Se confrontiamo le due partite sono state, nonostante i due pareggi, totalmente diverse. Sicuramente ci deve dar forza, ma la settimana prima se la guardiamo ci indeboliamo perché abbiamo perso col Como. Non è che puoi alzare o abbassare l’entusiasmo in base alle partite, devi essere sempre molto regolare, i campionati li vince chi è regolare, centrato, in tutte le cose, senza alti e bassi in paradiso o all’inferno. L’obiettivo l’ho sempre detto, rendere orgogliosi i nostri tifosi, fa piacere fare prestazioni importanti come contro l’Inter anche se poi alla fine abbiamo pareggiato, non vinto, quindi per chi pensa alla vittoria ed è un vincente anche un pari è una mezza delusione, anche se ottenuto contro l’Inter e meritando molto di più. Ma è sempre un pareggio, per me una mezza sconfitta, quindi ogni partita dobbiamo cercare i 3 punti, poi spesso ci siamo riusciti, altre volte abbiamo fatto più fatica come nell’ultimo mese in cui abbiamo fatto quattro pari ed una sconfitta, ma fa parte del percorso di un campionato e dobbiamo lavorare, recuperare tutti, cercare di fare anche scelte sotto tutti i punti di vista ed in alcuni momenti dobbiamo essere bravi, come stiamo facendo, a stringere i denti. Zero preoccupazioni, zero ansie e zero problemi. Nelle mie esperienze ho sempre cercato di vivere la città, gli umori, è fondamentale, anche per me stesso, non sono il tipico allenatore che finisce l’allenamento e va a casa. Se vado a casa continuo a lavorare, quindi ogni tanto c’è bisogno di staccare, calarsi nella realtà dove lavoriamo e aiuta pure nel lavoro, nel capire le dinamiche dell’ambiente e che si riversano anche nel lavoro. Ho la possibilità di stare in una città che offre davvero tanto e cerco con la famiglia di sfruttare le occasioni e vivere la storia e le dinamiche della città. Si capiscono tante cose del popolo napoletano che stando chiuso nel mio mondo non percepirei. L’unica cosa che sento dire dai tifosi dall’inizio è “grazie”, per quello che stiamo facendo, per me è la cosa più importante perché significa a che il lavoro è apprezzato dal popolo napoletano. Incontro anche persone di una certa età che ringraziano, è importante trasferire la passione che ci stiamo mettendo e ad ogni partita usciamo con la maglia sudata. I sacrifici sono apprezzati. Quando parlo di costruire le squadre con strutture vincenti, non si possono inventare dall’oggi al domani anche se può accadere ed a me è accaduto, bisogna fare degli step. Se si parla di una squadra che non ha fatto tanti gol, ma se vedi le statistiche della rosa e non trovi tanti giocatori con un curriculum con tanti gol, i gol non possiamo inventarceli, possiamo lavorarci per aumentare il tot di un calciatore, ma se uno fa 1 o 2 gol l’anno non puoi pensare ne faccia 10, già farne 4 è molto. L’Inter ha fatto 19 gol da calci da fermo, sono tanti punti, significa che hai giocatori bravi a calciare, strutturati per andare a saltare. Quando costruisci le squadre devi mettere tanti ingredienti, capisco che non è facile, ma a tanti neanche interessa ma io provo a spiegare le cose, poi se vogliono essere capite ben venga altrimenti col lavoro aumentiamo ancora di più il curriculum di alcuni elementi. Dobbiamo aumentare. Sì, ha avuto un sovraccarico, un paio di giorni s’è allenato un po’ di meno rispetto agli altri, abbiamo 24 ore e valuteremo la soluzione migliore insieme al ragazzo. Gilmour ha fatto una grandissima occasione contro l’Inter e sono stato chiaro con i ragazzi: nelle ultime 11 gioca chi merita, non c’è posto fisso, perché sono 11 partite, 11 battaglie, 11 finali, non ci sono crediti. Gilmour ha fatto benissimo con l’Inter, giocherà con la Fiorentina, farà bene? rigiocherà la prossima? Chi sta fuori dovrà farmi cambiare idea. Non so come dovrei arrivare qui, c’è sicuramente tensione a 24h dalla partita, vi porto lo stato d’animo che ho sempre avuto, se pensate di trovare uno che arriva e scherza io non sono questo. Non penso di cambiare, forse venerdì c’è più tempo… ma non dovete pensare che io sia arrabbiato, è il mio modo di essere, io la partita inizio a viverla 24h prima. Porto concentrazione su me stesso, all’ambiente, provo anche tra voi, ma fate fatica (ride, ndr) perché pensate sia arrabbiato. La Fiorentina è forte, ha fatto un ottimo mercato a gennaio, poco tempo fa ha battuto l’Inter 3-0 e fatto 2-1 fuori casa. Ci darà filo da torcere, dovremo essere pronti, sapendo che passeggiate di salute non ce ne saranno. Dovremo mettere in campo tutto quello che abbiamo, valorizzando tutto ciò che abbiamo come rose e scelte, andando al di là di tutti gli ostacoli. Ha tante conoscenze, abbiamo fatto della necessità una virtù. Nelle difficoltà abbiamo ampliato le conoscenze, ora in campo ne portiamo tante conoscenze tattiche diverse che ci danno possibilità di sopperire, poi fa sorridere quando vi vedo stilare i sistemi di gioco perché tutto è opinabile. Il calcio di oggi non ha un solo sistema, magari uno in fase offensiva ed uno in fase difensiva, trovi cose diverse rispetto a prima, il Napoli è migliora tanto su questo. La necessità è diventata virtù e sono contento. Quando cambi qualcosa lo fai per due motivi o perché non sei convinto o per necessità. Io cerco la soluzione migliore, poi devi rispettare le caratteristiche dei giocatori per l’abito giusto, poi nella mia idea ci sarebbe un’idea di calcio diverso ma antepongo le caratteristiche alle mie convinzioni perché all’inizio del percorso ti ritrovi cose che non hai proprio creato tu e col tempo modelli e costruisci, ma le partite vanno sempre giudicate nella globalità non nel fatto quando si è segnato o preso gol, quelle chiacchiere lasciamole al bar e come la schedina che si giocava, io vincevo sempre ma non me la pagavano perchè la giocava dopo. Mi sono state fatte tante domande sui moduli, a partire dal 433, poi 4321, in base a tante cose, se l’attaccante segna o meno, noi non possiamo andare dietro queste cose ma solo sul lavoro”.
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