Veronica Gentili tra competenza e innovazione

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Se è vero che il digital marketing ha registrato una crescita esponenziale negli ultimi anni, è altrettanto vero che il settore resta ancora a predominanza maschile. Tuttavia, sono sempre di più le donne che, con competenza e determinazione, stanno ridefinendo le regole del gioco.

Tra loro c’è Veronica Gentili, considerata tra le 50 esperte più influenti al mondo nel settore AdTech. L’abbiamo incontrata durante la sua prima visita in Calabria, in occasione del Summit Hospitality, in cui ha tenuto un laboratorio sul Digital Marketing Avanzato e ha partecipato come speaker al mainstage. In questa intervista ci ha raccontato il suo punto di vista sul ruolo delle donne nel digital marketing.

Il settore del digital marketing 15 anni fa era dominato dal genere maschile. Lei è stata una pioniera. Come è cambiato il panorama professionale per le donne in questo settore?

Credo che oggi, come 15 anni fa, questo sia ancora un settore molto maschile. Mi capita di partecipare a eventi o di lavorare in contesti in cui la prevalenza è maschile, e questo è un dato di fatto. Le ricerche dimostrano che esiste una differenza di trattamento, anche nei compensi. Inoltre, c’è ancora quel pensiero tremendo che se assumi una donna, c’è “il rischio” che rimanga incinta, e questo viene considerato un problema.

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Personalmente, però, non ho mai percepito questa differenza uomo-donna, perché sono cresciuta come la prima di cinque figli, tre femmine e due maschi, e mio padre mi ha fatto capire, con il suo modo di comportarsi, che avrei potuto fare tutto ciò che volevo. Ho sempre messo al centro le competenze e le esperienze, non il genere. Veronica poteva essere un uomo, una donna o qualsiasi altra cosa in cui si riconoscesse.

Quando si parla di social media marketing, c’è ancora confusione sui ruoli. C’è chi pensa che il social media manager debba saper fare tutto e chi, invece, pensa che basti creare un piano editoriale e pubblicare post sui social. Ci aiuta a fare chiarezza su quali competenze sono richieste oggi a un social media manager?

Il social media manager, per me, è chi trasforma i social in vere risorse di business, o comunque li rende utili per gli obiettivi del brand. Ci sono tante specializzazioni diverse, ma un o una social media manager oggi, o meglio, un o una social media marketer, non può limitarsi solo a pubblicare post. Servono esperienze diversificate: dalla creazione di contenuti, che può includere competenze come il videomaking o l’editing di immagini, al copywriting, all’analisi dei dati, fino al marketing vero e proprio. Anche lavorando con grandi aziende, che fatturano milioni, vedo che spesso al social media manager vengono richieste competenze trasversali. Non può essere solo quello che pubblica post, né deve essere chi sa fare tutto, perché è impossibile avere una padronanza totale di ogni aspetto. Però è importante sviluppare competenze avanzate in più aree per essere competitivi.

Negli ultimi anni si sente spesso dire che “Facebook è morto” o che “l’intelligenza artificiale ci ruba il lavoro”. Come stanno davvero le cose nel digital marketing?

L’intelligenza artificiale, questo insieme di tecnologie che rendono le macchine più “intelligenti”, può essere un grande alleato, ma anche un grande rischio. La realtà è che i social media sono sempre più impregnati di queste tecnologie. Lo vediamo negli algoritmi che selezionano i contenuti che ci vengono mostrati, o negli strumenti che vengono integrati, ad esempio da Meta AI.


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Ci sono tante attività nel lavoro di tutti i giorni che possono essere automatizzate e possono essere migliorate, ma questo lo possiamo fare solo se conosciamo gli strumenti, se abbiamo buon senso e se abbiamo già noi delle competenze. L’intelligenza artificiale da sola non ci sostituisce ma se non la integriamo e restiamo mediocri nel nostro lavoro, allora sì, c’è il rischio che possa sostituirci.

Che consiglio darebbe a una giovane donna che vuole intraprendere un percorso nel digital marketing?

Tutto ciò che sono riuscita a costruire è stato possibile grazie al lavoro che ho fatto in termini di personal branding. Ho condiviso sin dall’inizio le mie competenze e esperienze, puntando sulla credibilità e facendo in modo che arrivasse prima del genere. Bisogna imparare a valorizzare le proprie competenze e comunicare bene i propri talenti, per costruire quello che gli esperti chiamano “capitale professionale”. Infine, lavorare tantissimo sul networking, perché oggi più che mai sono le relazioni che ci permettono di farci conoscere, posizionarci e creare qualcosa di valore.





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