più tavolini o più caos?


Roma è di nuovo al centro di una battaglia che si gioca tra tavolini e marciapiedi. Bar, ristoranti e hotel festeggiano, convinti di aver conquistato maggiore libertà per occupare il suolo pubblico.

Dall’altra parte, residenti e associazioni gridano all’invasione, temendo che il centro storico diventi un labirinto di dehors, rendendo la città ancora meno vivibile.

Il casus belli è il nuovo regolamento per l’occupazione di suolo pubblico (OSP), approvato dall’Assemblea capitolina il 6 marzo.

Un documento che, sulla carta, cambia molte cose, ma che nella realtà resterà congelato fino al 31 dicembre 2025, termine dell’ultima proroga voluta dal Governo per le normative covid. Una lunga attesa, carica di tensione, mentre le strade della Capitale continuano a essere un campo di battaglia tra interessi economici e diritti dei cittadini.

I commercianti esultano: “Più spazio e meno burocrazia”

Per i titolari di bar e ristoranti, il nuovo regolamento è una boccata d’ossigeno. Niente più restrizioni legate al fronte vetrina: ora la superficie da occupare potrà essere calcolata sull’intero spazio interno del locale. In parole semplici? Più tavolini, più clienti, più incassi.

“Abbiamo ottenuto regole più chiare e una lotta all’abusivismo”, esulta Sergio Paolantoni, presidente della Fipe Confcommercio Roma. Ma la vittoria più grande, per i commercianti, è un’altra: fino a fine 2025, grazie alla proroga del Governo, non cambia nulla.

I dehors potranno restare dove sono, senza temere rimozioni o multe. Una manna dal cielo per chi fa affari con il turismo e guarda con ansia all’imminente stagione estiva.

Affronteremo la stagione senza rinunciare ai tavolini all’aperto”, sottolinea Paolantoni, lasciando intendere che la battaglia, almeno per ora, è vinta.

L’opposizione attacca: “Una farsa, decide tutto il Governo”

Ma c’è chi non ci sta. Giovanni Quarzo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Assemblea capitolina, stronca il provvedimento senza mezzi termini:

È tutto inutile, fino a dicembre 2025 comanda il Governo. E tra qualche mese arriveranno nuove linee guida che costringeranno il Comune a rifare tutto da capo, dichiara senza giri di parole.

Per l’opposizione, il Campidoglio ha messo in scena una vittoria di facciata, mentre le vere decisioni verranno prese altrove.

E c’è un sospetto che aleggia tra i banchi dell’opposizione: le nuove regole nazionali potrebbero essere ancora più permissive, lasciando campo libero ai pubblici esercizi a scapito dello spazio pubblico.

I cittadini in rivolta: “Il centro storico sarà sommerso dai tavolini”

Se i commercianti brindano e l’opposizione denuncia, i residenti e le associazioni sono furiosi. Per chi vive nelle zone più battute dai turisti, questo regolamento è una condanna.

L’associazione Carte in Regola non usa mezzi termini: “È una pagina nera per la città e una vergogna per l’amministrazione, si legge in una nota durissima.

Le occupazioni di suolo pubblico stanno aumentando proprio nel cuore di Roma, nell’area Unesco. Qual è l’interesse pubblico nel ridurre lo spazio per i pedoni e trasformare le strade in un ristorante a cielo aperto?, accusa l’associazione, che punta il dito contro la presunta sudditanza del Comune alle lobby commerciali.

Per molti cittadini, il rischio è concreto: marciapiedi occupati, passaggi ostruiti, meno spazio per muoversi. Insomma, una Capitale sempre più a misura di cliente e sempre meno di chi la vive ogni giorno.

Un futuro incerto tra affari e decoro urbano

Nel frattempo, Roma resta sospesa. Fino a fine 2025, la città continuerà a convivere con l’eredità delle norme emergenziali adottate durante la pandemia. Ma cosa accadrà dopo?

Da un lato, i commercianti vogliono meno vincoli e più libertà per sfruttare lo spazio esterno. Dall’altro, i cittadini chiedono regole più rigide per difendere il decoro urbano e la vivibilità.


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