perdite da 132 milioni per le aziende olivicole

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Le ricadute economiche negative sulle aziende, con una perdita di 132 milioni di euro tra il 2017 ed il 2021. I riflessi negativi anche per i lavoratori impegnati nel settore, concretizzati in oltre un milione di ore in meno di lavoro. Sono questi alcuni elementi che emergono da uno studio condotto dal team di ricercatori del dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti (Disspa) dell’Università di Bari e di Sinagri, spin off dell’Università di Bari, sull’impatto che la Xylella ha avuto nel Salento negli ultimi anni.

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Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica inglese “Plant Pathology”, ha avuto come centro di analisi l’intera provincia di Lecce, gran parte di Brindisi e metà di quella Taranto, e quindi l’area considerata ormai da tempo infetta secondo i monitoraggi dell’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia. Fanno parte del team di questa analisi scientifica: Federica Calderoni, Alessandro Petrontino, Michel Frem, Vincenzo Fucilli, Francesco Bozzo. Dal team spiegano che la ricerca scaturisce dalla necessità di analizzare gli effetti socio-economici dell’invasione del batterio Xylella fastidiosa subsp. pauca (xfp) sugli oliveti del Salento, con le note e significative ripercussioni sul settore agroalimentare e sul tessuto socio-economico del territorio. L’occasione per svolgere la ricerca è avvenuta con l’impulso dato dal Piano di rigenerazione sostenibile del distretto Agroalimentare di qualità jonico salentino in cui l’Università degli Studi di Bari è uno dei partner scientifici.

«Questo studio – spiegano dal team dell’Uniba – utilizza un approccio statistico controfattuale che tiene conto anche del comportamento economico delle aziende al di fuori delle aree infette. L’applicazione delle metodologie come il Propensity Score Matching e Difference-in-Difference model hanno permesso di valutare in modo più preciso l’impatto che la presenza delle aziende in area infetta ha avuto sugli indicatori economici e sociali. Le aziende considerate sono quelle presenti nel “dataset Rica” nel periodo pre-infezione (2008-2012) e in quello post-infezione (2017-2021). Le province considerate per la stima sono quelle di Lecce, Brindisi e Taranto mentre le aziende di confronto provengono dall’intero territorio nazionale». Le ripercussioni implicite sul territorio sono state quelle di una riduzione delle ore di lavoro totali e delle unità di lavoro impiegate nelle aziende olivicole del Salento. E quindi l’impatto sociale “devastante” su tanti fronti, non solo economici, ma anche sociali per le realtà della provincia di Lecce e Brindisi, dove l’olivicoltura è un settore trainante. Olivicoltura che per quanto riguarda la Piana dei Millenari, nel nord Brindisino, assume anche una valenza fondamentale dal punto di vista paesaggistico e come attrattore turistico. Aspetti considerati anche nella stessa ricerca.

«I risultati dello studio si riferiscono esclusivamente al campione di aziende analizzate, ma forniscono dati economici che permettono di dedurre il potenziale impatto negativo su parte dell’economia locale. Ovviamente siamo consapevoli – spiegano dal team di ricerca – che esistono ulteriori perdite, non considerate in questo studio, legate ad esempio alla filiera di trasformazione e all’impatto paesaggistico, che possono essere oggetto di ulteriori approfondimenti». Una ricerca che non si limita solo ad analizzare l’attuale contesto economico e sociale, ma si pone anche come strumento per valutare come sostenere le imprese in questa delicata fase, tra ettari lasciati incolti dilaniati dal batterio killer, e aree per le quali sono in corso attività di rigenerazione, non solo con cultivar resistenti alla xylella, ma anche con nuove piante. Da qui la richiesta che da più parti viene fatta dagli operatori del settore e dalle associazioni di categoria per un secondo piano di rigenerazione di questi territori.

«La ricerca suggerisce l’opportunità di proporre indennizzi proporzionati alle perdite economiche subite. Una compensazione equa ed efficace dovrebbe comunque andare oltre il semplice rimborso delle perdite, offrendo strumenti concreti per ricostruire un settore agricolo resiliente nel Salento. A queste cifre – spiegano i ricercatori – si possono aggiungere anche misure che offrano prospettive di lungo termine, piuttosto che un semplice ristoro economico, come incentivi per il reimpianto di varietà resistenti, il supporto tecnico per la diversificazione colturale e l’adozione di modelli agricoli alternativi, oltre al potenziamento di pratiche agronomiche sostenibili». Ma c’è un altro elemento evidenziato dal team. «Solo attraverso una strategia coordinata e sostenibile sarà possibile mitigare gli impatti negativi, preservare il patrimonio culturale e paesaggistico della Puglia e garantire – conclude il gruppo di lavoro di Uniba – un futuro prospero per le comunità locali».

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