per il 25% incide la cura della famiglia (contro il 2% degli uomini)

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Donne piacentine al lavoro e non: due spaccati entrambi presenti nell’analisi della Provincia di Piacenza dedicata alle differenze di genere nel mercato dell’occupazione locale, a partire dalla rilevazione campionaria di Istat (anno 2023). Se una quota maggiore di istruzione, ma anche di precarietà e contratti part time emerge dal confronto delle lavoratrici di Piacenza e provincia con i colleghi uomini, le percentuali si distinguono anche nell’osservazione di chi si trova al di fuori dal mondo occupazionale.

DISOCCUPAZIONE: «IL LAVORO A TERMINE E I LICENZIAMENTI LE PRINCIPALI CAUSE» 

Considerando nel complesso i non occupati (disoccupati e inattivi disponibili), i motivi per cui le donne hanno smesso di lavorare – scrive la Provincia – riguardano principalmente il fatto di aver concluso un lavoro a termine (34%) e di essere state licenziate o messe in mobilità (22%); nel 27% dei casi sono invece andate in pensione, molto meno di quanto abbiano fatto gli uomini (43%).

Emerge inoltre la motivazione, non rilevante percentualmente ma comunque significativa perché non presente tra gli uomini, legata alla cura dei figli e degli altri famigliari.

         

DONNE CHE NON LAVORANO E LA CURA DELLA FAMIGLIA 

Nel caso delle donne inattive e non disponibili a lavorare, sono in questa condizione – sottolinea la Provincia – perché in pensione (29%) o perché non interessa e non se ha bisogno (19%). Non lavorano invece perché studiano o seguono un corso di formazione professionale nel 17% dei casi.

I motivi famigliari (cura dei figli, casalinga, in attesa di un figlio, ….) incidono d’altra parte per quasi il 25% (contro il 2% degli uomini).  «Va tuttavia specificato che, per certi versi inaspettatamente, per queste ultime la decisione è in larga parte motivata come una scelta personale e non come dovuto alla carenza o al costo dei servizi».

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«Essenziale contributo delle donne anche nell’innalzare il livello di istruzione della forza lavoro» – Al report nel suo complesso si aggiunge il commento di Nadia Pompini, consigliera provinciale delegata alle Pari opportunità: «Nonostante i tanti e significativi passi avanti che sono stati compiuti finora resta lungo il cammino per colmare in via definitiva il gender gap che ancora persiste per molteplici aspetti. Conforta sapere, come emerso alla recente presentazione del più recente Rapporto Congiunturale di Piacenz@, che l’imprenditoria femminile piacentina possa essere definita “vivace e resiliente“: si tratta di una leva importante per le prospettive di benessere e di equilibrio socioeconomico del territorio».

«Cifre e studi – ricorda la consigliera delegata – evidenziano il positivo ed essenziale contributo che le donne garantiscono, tra l’altro, anche nell’innalzare il livello di istruzione della forza lavoro, che notoriamente è uno dei punti di debolezza del nostro Paese. Anche alla luce di questo sono preziose le competenze che la normativa vigente attribuisce alla Provincia nel delicato campo delle pari opportunità, che sono sostanziate nelle molteplici iniziative assunte dall’Ente a favore del principio di parità e del pieno riconoscimento delle professionalità e della specificità femminile».

«Si tratta di un impegno che considero assolutamente prioritario, i cui effettivi risultati dipenderanno però – sottolinea – anche da una sempre più stretta e fattiva sinergia tra tutti gli attori coinvolti. Un esempio in questo senso è nella prossima ripresa del percorso di educazione finanziaria “Dai valore al tuo futuro”, iniziativa avviata per promuovere consapevolezza e autonomia delle donne rispetto a scelte e adempimenti fondamentali. Coinvolgere in misura ancora maggiore istituzioni, associazioni e cittadinanza sarà una leva essenziale per potenziare il contrasto alle disparità nei percorsi formativi, nelle carriere professionali e nelle retribuzioni, ma anche nella conciliazione tra lavoro e vita privata: non viene mai abbastanza sottolineato, infatti, che una più piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro passa necessariamente per un potenziamento dei servizi di supporto alla famiglia».

«Questo quadro, così articolato, richiede – conclude la consigliera provinciale – una serie di azioni inserite in un processo nel quale sarà decisivo anche il ruolo del Tavolo Provinciale di confronto contro la violenza alle donne, che intendo rafforzare»



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