Inchiesta SOGEI-DEAS, una storia giudiziaria italiana da studiare attentamente – Sassate

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Adesso che la polvere si sta finalmente posando, eā€™ il caso di dedicare una lunga Sassata alla vicenda SOGEI-DEAS e agli squallidi retroscena che hanno accompagnato in questa settimana una campagna di stampa su unā€™inchiesta basata sul nulla.

Cominciamo dallā€™inizio. MartedƬ mattina, come al solito di buonā€™ora, non meno di un centinaio di militari della Guardia di Finanza, si presentano a perquisire le abitazioni e gli uffici di Cristiano Cannarsa, AD di Sogei (in precedenza di Consip) e di Stefania Ranzato, Amministratrice e proprietaria della DEAS (Difesa e Analisi Sistemi).

Cannarsa eā€™ un manager pubblico di grande esperienza, stimato da tutti e mai neppure sfiorato da inchieste giudiziarie.

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Ranzato eā€™ una giovane e brillante imprenditrice che opera da anni con successo nel campo della cybersecurity, vincendo importanti gare pubbliche -il piĆ¹ delle volte consorziandosi con colossi informatici, ma anche da sola- anche lei senza finire invischiata in indagini di sorta.

La sua azienda eā€™ unā€™eccellenza italiana, certificata, con competenze tecnologiche uniche, al servizio della Difesa e della sicurezza nazionale. In altri paesi dellā€™Occidente, sarebbe considerata ā€œintoccabileā€.

Bene, dal decreto di perquisizione salta fuori che la Procura della Repubblica di Roma procede per il reato di ā€œtentato peculatoā€, unā€™ipotesi di partenza quantomeno fumosa e di difficile reperimento nella giurisprudenza.

Risultati dellā€™ondata di perquisizioni: zero, zero carbonella.

Ma ĆØ il punto di partenza di tutta lā€™operazione che lascia subito basiti: le dichiarazioni dellā€™ex-Dg di Sogei, Paolino Iorio, un manager corrotto arrestato in flagrante mentre intascava una ā€œbustarellaā€ di 15.000 euro. Talmente corrotto, che quasi subito confessa di averne incassati altri 20.000. Non basta: nella sua abitazione, la GdF sequestra ulteriori contanti per 100.000 euro.

Licenziato in tronco da Cannarsa, decide di vendicarsi. E soprattutto di fornire dichiarazioni che possano spingere i pm ad accettare una modestissima richiesta di patteggiamento: tre anni. Che stranamente ha giĆ  ottenuto il parere favorevole dei rappresentanti dellā€™accusa.

CosƬ, afferma che lā€™AD di Sogei ha tentato di obbligarlo ad accettare una proposta targata Deas del valore complessivo di oltre 1,5 milioni quando -secondo lui- quel lavoro poteva benissimo essere fatto allā€™interno dellā€™azienda con un costo non superiore ai 200 mila euro.

Peccato che quella non fosse affatto una proposta formale, ma solo una bozza modificabile e che comunque alla fine, viene accantonata, cioĆØ lā€™affare non si concretizza.

Per rendere piĆ¹ credibile la sua bugia, Iorio aggiunge che il movente della faccenda va individuato in una presunta relazione sentimentale tra Cannarsa e Stefania Ranzato. E giuā€™ particolari sui loro incontri, buona parte dei quali ā€œde relatoā€ (ma senza che i pm si degnino di identificare le ā€œfontiā€ anonime).

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Per finire, il corrotto ex-DG, aggiunge che i rapporti tra il suo AD e lā€™amministratrice della Deas erano cosƬ stretti che Cannarsa si era anche speso per trovare un acquirente per lā€™azienda della Ranzato.

Questi gli elementi per tenere in piedi lā€™ipotesi di reato del tentato peculato.

E poichĆ© i pm (ben due ā€œaggiuntiā€ e altrettanti sostituti ā€œsempliciā€) sanno perfettamente di non poter piĆ¹ contestare solo lā€™eventuale (ma abolito) abuso in atti dā€™ufficio, provano a percorrere questa sconcertante ā€œstrada alternativaā€.

Pazzesco. Ma piĆ¹ che sufficiente per far scatenare una campagna di stampa a sostegno della Procura, condita di tutti i possibili e piĆ¹ ripugnanti stralci dei verbali di Iorio e casualmente -certo, come no- fatti arrivare ai famosi ā€œgiornalisti dā€™inchiestaā€ del Domani e del Fatto Quotidiano. E puntualmente rilanciati con aggiunte ancora piĆ¹ ributtanti da Dagospia.

Passati i primi giorni, i cronisti giudiziari piĆ¹ avveduti si rendono conto che lā€™inchiesta eā€™ costruita sul nulla e si ritirano in buon ordine. Interrompendo il massacro mediatico a sfondo misogino e sessista della Ranzato, trasformata da manager perbene e accreditata in tutta la PA in una sorte di ā€œape reginaā€ che ha fatto carriera e raggiunto certi fatturati solo per meriti di letto (femministe di tutti i colori, in assordante silenzio).

E qui si aprono i retroscena piĆ¹ inquietanti. PerchĆ© il trio editoriale Domani-Fatto Quotidiano-Dagospia gettano la maschera, puntando sulle amicizie della Ranzato e facendo capire che lā€™obiettivo finale ĆØ arrivare al ministro della Difesa, Guido Crosetto.

Qualcuno dei segugi, di quelli per esempio finiti indagati per le intrusioni informatiche scoperchiate proprio da Crosetto (ricordate il giudice Laudati e il luogotenente della GdF Striano?), hanno il dente avvelenato per lo sputtanamento e parlando con amici e colleghi non lo nascondono: il ā€œtargetā€ privilegiato ĆØ proprio il titolare di Palazzo Baracchini.

Quindi: la Ranzato ha un rapporto di stima da parte di Crosetto? E allora giĆ¹ paginate e pezzoni per cercare di raggiungere lā€™obiettivo. La Ranzato eā€™ amica del CSM della Marina, lā€™ammiraglio Enrico Credendino? E allora ecco un altro anello della catena sospetta.

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Cosa cā€™ĆØ dietro la concessione della caserma della MM di Santā€™Alessandro?

Non cā€™ĆØ assolutamente nulla di sospetto, ma intanto si evita di spiegare che Credendino non cā€™entra perchĆ© a stilare lā€™accordo fu il suo predecessore, lā€™ammiraglio Cavo Dragone.

Come mai Credendino fece da relatore ad un convegno della Deas al CASD? PerchĆ© cā€™erano, oltre a lui, anche gli altri CSM dellā€™Esercito e dellā€™Aeronautica. Ma questo particolare eā€™ meglio non rivelarlo. E avanti cosƬ per tutta la settimana.

E lā€™inchiesta per il tentato peculato? Ma chissenefrega, lā€™importante ĆØ puntare sempre piĆ¹ in alto della Ranzato, ormai ā€œvittima sacrificaleā€ di questa vicenda basata sul nulla.

CosƬ impara ad aggiudicarsi certi appalti e a coltivare certi collegamenti istituzionali.

GiĆ , ma ora, con unā€™azienda sotto indagine per la 231, non potrĆ  piĆ¹ partecipare alle future gare e magari di vedersi bloccare i contratti in essere, rischiando la stessa esistenza.

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E chissenefrega unā€™altra volta, se la sbrighino i magistrati inquirenti (che intanto, per fare in fretta, intendono scartabellare tutti gli appalti di Consip nel periodo in cui Cannarsa era lā€™AD), appartenenti ad unā€™altra categoria con il dente avvelenato nei confronti dellā€™attuale governo.

Ecco la storia italiana. Ma non vi preoccupate, non finisce qui: vedrete che presto Sassate dovrĆ  scrivere altre puntate.



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