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Il sorriso di Enrico Berlinguer nei diversi scatti in bianco e nero ti entra nel cuore. A dispetto di chi sosteneva fosse un uomo che non sorrideva. E invece sorride, eccome. In una espressione che allarga il viso e riempie di serenità. Questi fotogrammi si possono ammirare fino al 19 marzo a Sassari, nel padiglione Eugenio Tavolara nella mostra “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer”. Dal 5 aprile, invece, l’esposizione si trasferisce a Cagliari. L’iniziativa è della Fondazione Enrico Berlinguer con il Comune di Sassari, il contributo della Regione Sardegna, la collaborazione della Fondazione di Sardegna e la Fondazione Gramsci e il patrocinio dell’Università di Sassari e offre uno spaccato ben ricco della vita del grande politico originario di Sassari che si fece strada ben presto a livello nazionale. Foto e documenti vari, libri, atti, e video che ripercorrono la storia di questo grande uomo che oggi manca davvero all’Italia.
Una esposizione dai tratti perfino affascinanti come le foto che ritraggono Berlinguer che stringe la mano all’ambasciatrice del Vietnam e mentre stringe le mani delle cuoche della Repubblica Democratica Tedesca. In questi fotogrammi emerge l’amore per questo politico della gente comune, dai lavoratori. E anche dai giovani di oggi come si evince dall’interesse suscitato nelle scuole contattate. Finora a Sassari la mostra è stata ammirata da tremila persone, fra cui tanti studenti per i quali gli organizzatori hanno curato laboratori. In modo da dare contenuti concreti a foto e documenti e video. Tanti documenti che ci raccontano la straordinaria attualità del pensiero di Berlinguer, ancora oggi.
Facile intuire che nell’isola avrà un’eco pari alle tappe di Roma (65 mila visitatori) e Bologna (35 mila) grazie all’idea dell’Associazione Enrico Berlinguer di Roma assieme alla Fondazione Gramsci.
Alessandro D’Onofrio, uno dei progettisti della mostra, spiega che la raccolta delle testimonianze comprende 50 documenti audiovisivi, consultabili tramite tablet o schermi grandi col touch (ognuno ha le cuffie), 30 discorsi audio, 60 foto e un centinaio di manoscritti e dattiloscritti originali, spesso inediti, più decine di pubblicazioni (libri e riviste). Una lunga tabella mette a confronto quello che accadeva in Italia con la Storia nel resto del mondo: il 25 maggio 1922 Enrico nasceva a Sassari, il 28 ottobre Mussolini marciava su Roma. Nel gennaio del 1924 moriva Lenin, in luglio nasceva il fratello di Enrico, Giovanni. Eventi che si intersecano nei decenni dal 1960 al 1985, quando morì il segretario del più votato Partito Comunista dell’Occidente.
La mostra sarda è arricchita dai contributi della Fondazione Enrico Berlinguer della Sardegna che organizza con il Comune di Sassari, il contributo della Regione Sardegna, la collaborazione della Fondazione di Sardegna e il patrocinio dell’Università di Sassari.
Una parte è dedicata agli affetti. La figlia Bianca ha rivelato: “Il poco tempo libero lo passava con la famiglia, era affettuoso, ci faceva giocare e ci ha insegnato a nuotare buttandoci dalla barca ma rassicurandoci”. Del resto il mare, quello di Stintino, e le gite in barca, erano una tradizione familiare, testimoniata dalle foto in barca.
Le altre sezioni sono quelle della vita pubblica: il dirigente, la crisi italiana, la dimensione globale, l’attualità e il futuro. Non solo i ben noti temi della questione morale, della tutela di lavoratori e dell’eurocomunismo. Come sottolineato da Gavino Angius, nella segreteria nazionale del Partito Comunista quando c’era Berlinguer: “Aveva attenzione reale ai bisogni dei più deboli: le donne, la salute, i salari, la casa e nell’ultima fase anche il tema ecologico che riguardava la salvezza della natura e il rispetto e la tutela del paesaggio”.
Tore Cherchi e Ugo Sposetti, presidenti rispettivamente della Fondazione Enrico Berlinguer e della Associazione Enrico Berlinguer, hanno sottolineato le battaglie e le leggi fatte approvare in quegli anni “dove si è costruito il welfare italiano”.
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