MILANO A 48 ore dall’esplosione dell’inchiesta milanese sull’urbanistica, arrivano le dimissioni. L’assessore comunale alla Casa, Guido Bardelli, ha annunciato ieri, in tarda mattinata, che lascerà l’incarico. Una decisione arrivata al termine di un incontro a Palazzo Marino con il sindaco Giuseppe Sala, il quale dovrà valutare nei prossimi giorni le alternative possibili. Bardelli, che formalizzerà le dimissioni a breve, è finito al centro delle cronache per le chat con l’ex dirigente comunale della Commissione paesaggio Giovanni Oggioni, arrestato con le accuse di corruzione, depistaggio e falso, e ritenuto dalla Procura il «grande manovratore» di un «sistema» di «speculazione edilizia selvaggia». A quanto emerso dalle intercettazioni, l’assessore dimissionario – che ai tempi non aveva ancora assunto l’incarico – scriveva in un messaggio: «Questa giunta deve cadere». I pm parlano, nell’ordinanza, di «un altro oscuro capitolo della gestione urbanistica negli uffici del Comune di Milano», quello che riguarda due aree del «centro storico». C’è anche un’intercettazione in cui un’architetta riporta l’idea dell’attuale presidente della Commissione paesaggio: fare i palazzi più bassi e poi alzarli una volta ottenuta la cosiddetta Salva Milano. E ancora la stessa commissione che viene gestita come «un organo» indispensabile per «garantire l’approvazione» di pratiche edili di progettisti e imprese di una cerchia ristretta.
Il vicepremier Matteo Salvini, commentando la vicenda, ha osservato che «a dare delle risposte dovrebbe essere il sindaco. Io da ministro – ha detto – sono andato a processo personalmente e non mi sono mai sognato di scaricare sui miei collaboratori qualcosa che avevo deciso io. Evidentemente – ha aggiunto – c’è qualcosa che non funziona in Comune a Milano. Aspettiamo, come governo, le risposte e le soluzioni del sindaco».
IL DIBATTITO POLITICO
Prosegue sempre in queste ore anche il dibattito sulle sorti del Salva Milano, al momento ancora fermo in commissione al Senato e sul quale l’amministrazione milanese ha fatto un passo indietro. Il vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani, al contrario, ha espresso ieri l’intenzione di andare avanti. «Noi siamo favorevoli indipendentemente dalle vicende giudiziarie», ha detto. «A parte che noi siamo sempre garantisti: a differenza di altri, siamo garantisti anche quando si tratta di amministrazioni di sinistra. Poi se ci sono delle persone che hanno sbagliato è giusto che paghino». Il provvedimento, quindi, «deve andare avanti, perché l’abbiamo sempre sostenuto e andiamo avanti nel sostenerlo. Non si possono fare i provvedimenti in base a una vicenda giudiziaria». Salvini ha detto che non voterà «niente, a dispetto di quello che vogliono coloro a casa dei quali il problema è nato. Quindi – ha aggiunto – mi dica il Pd con Sala che cosa vogliono fare». Alleanza Verdi Sinistra lancia intanto un appello a «fermare il Salva Milano», mentre i Movimento 5 stelle chiede di «condurre il provvedimento su un binario morto».
Giovanni Oggioni, intanto, che si trova agli arresti domiciliari da mercoledì scorso e interrogato oggi dal giudice per le indagini preliminari, si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Quella sul “sistema” è una dichiarazione dei pm che, ovviamente, non viene per niente condivisa dalla difesa», ha detto il suo avvocato Giovanni Brambilla Pisoni dopo l’interrogatorio. L’ex dirigente «non sta bene per niente – ha proseguito il legale –, è molto depresso, non è nelle migliori condizioni per far fronte a questa situazione». Il prossimo passo della difesa sarà quello di chiedere la revoca o l’attenuazione della misura cautelare, oltre a «depositare una memoria o far sottoporre l’indagato a un interrogatorio», dopo la lettura degli atti. Oggioni, infatti, al momento «si riserva» anche di «fare dichiarazioni e di svolgere le sue difese a momenti successivi, dopo aver avuto copia e aver studiato l’intera documentazione della pubblica accusa». Come ha poi precisato l’avvocato, l’ex dirigente «ovviamente si dichiara estraneo» alle contestazioni.
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