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L’implementazione del DPP rientra nella “Sustainable Product Initiative”, adottata dal Parlamento UE nel 2022, un quadro normativo che mira a rendere più sostenibili i prodotti immessi sul mercato interno, ma i DPP avranno un impatto che va oltre i confini della stessa Europa, poiché la Commissione intende far rispettare la regolamentazione anche sui prodotti che, dal 2027, verranno importati entro i propri confini, obbligando fornitori e produttori di tutto il mondo a indicare i dati richiesti.
Secondo un’indagine per verificare il potenziale impatto dei DPP sui mercati, realizzata da “Certilogo” con la collaborazione di “SDA Bocconi Monitor for Circular Fashion”, il 49% degli intervistati ha dichiarato di essere a conoscenza del passaporto digitale del prodotto, malgrado questo sia ancora in fase di test per diventare obbligatorio dal 2027 in tutta l’area UE. Ma, visto nel dettaglio, il dato mostra significative differenze generazionali: se il 54% degli intervistati appartenenti alla cosiddetta Gen Z sa di cosa si tratta, la percentuale scende al 45% per la Gen X e al 48% per la Gen Y, dimostrando che i consumatori più giovani sono maggiormente attenti alle nuove frontiere degli strumenti digitali che permettono di fare scelte in linea con la sostenibilità ambientale.
Scendendo nello specifico, il passaporto digitale del prodotto, destinato a cambiare l’esistenza di tutti gli europei, è un registro digitale che ha come obiettivo migliorare la trasparenza, la tracciabilità e la sostenibilità di un prodotto, seguendolo lungo l’intera filiera produttiva. Secondo il regolamento dell’UE, che considera il DPP un passo significativo verso un’industria della moda più sostenibile e trasparente, con benefici a lungo termine per l’ambiente, i consumatori e l’industria, tutti i prodotti tessili in circolazione fra i Paesi membri dovranno essere provvisti di un DPP univoco e consultabile dai consumatori attraverso un codice QR o un altro identificatore. Ma il DPP sarà anche uno strumento che permette ai consumatori di accedere a esperienze digitali e interagire con i marchi preferiti.
Secondo l’indagine, una delle priorità più sentite dagli intervistati (56%) è la possibilità di verificare l’autenticità dei capi, risolvendo il timore di acquistare per autentici prodotti contraffatti, ma non sono da meno le istruzioni per la cura e la manutenzione (45%) e la reale composizione di ciò che si acquista (44%). Lo studio si è spinto anche a immaginare l’impatto che avrà l’introduzione dei DPP, che, per il 71% degli interpellati, avrà come effetto un aumento della fiducia verso i brand, mentre il 49% immagina possa creare una maggiore fedeltà al marchio.
“Mentre l’industria della moda e del lusso sta attraversando una nuova era di trasformazione digitale, con l’adozione dei digital product passport i marchi sono desiderosi di comprendere le aspettative e la familiarità dei consumatori con questa tecnologia innovativa. La nostra collaborazione con SDA Bocconi Monitor for Circular Fashion mira a fornire approfondimenti essenziali che possano favorire un cambiamento positivo nell’industria della moda, rendendola più circolare e sostenibile per i marchi e per i consumatori”, ha spiegato Rossella Munafò, Head of Strategy & Business Innovation di Certilogo.
“La collaborazione con Certilogo ci ha permesso di indagare il punto di vista degli utenti finali sul ruolo dei Digital Product Passport e le loro aspettative: i risultati confermano che i consumatori cercano un più alto livello di tracciabilità, miglioramenti nella gestione dei rifiuti tessili e più progetti educativi – ha aggiunto Francesca Romana Rinaldi, direttrice del Monitor for Circular Fashion SDA Bocconi – dato il forte interesse per i passaporti digitali dei prodotti, i consumatori sembrano pronti per iniziare a testarli, cogliendone i conseguenti benefici, come un maggiore livello di trasparenza su come estendere il ciclo di vita dei prodotti attraverso servizi di second-hand o di riparazione“.
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