Effettua la tua ricerca
More results...
Recentemente, l’organizzazione Navdanya International, focalizzata sulla sovranità alimentare e la protezione della biodiversità, ha pubblicato un poster dal titolo “Fare Pace con la Terra“, che sottolinea la connessione tra la protezione della biodiversità, i diritti umani e l’integrità della Convenzione sulla Diversità Biologica, invitando a un’azione collettiva per salvaguardare il nostro pianeta.
Crisi della biodiversità: origini e principali minacce
La biodiversità è una rete complessa e interconnessa in cui ogni specie è essenziale per l’equilibrio naturale. Tuttavia, questa rete affronta una crisi senza precedenti, alimentata da pratiche come l’agricoltura industriale, l’uso massiccio di tecnologie riduzioniste e la mercificazione delle risorse naturali. Secondo l’ultima valutazione dello Stato della Natura nell’UE (2013-2018), solo il 27% delle specie e il 15% degli habitat si trovano in uno stato di conservazione favorevole. La maggior parte resta in condizioni critiche, sottolineando la necessità urgente di azioni più incisive per salvaguardare la biodiversità.
Queste minacce frammentano e destabilizzano gli ecosistemi sino al punto tale da compromettere la salute della Terra. Con l’intento di rimediare a ciò, organizzazioni come Navdanya International avvertono dell’urgenza di ripensare il nostro rapporto con la natura.
Fondata sui principi dell’agroecologia e della sovranità alimentare, questa organizzazione promuove modelli attraverso la formazione di comunità locali, la diffusione di conoscenze tradizionali e l’adozione di pratiche sostenibili che rispettano la biodiversità. L’approccio utilizzato ci invita a ripensare alla nostra interazione con la Terra, al fine di raggiungere un equilibrio che ci permetta di riconoscerla come un essere vivente con diritti propri.
Minacce Dirette: Biopirateria e Sfruttamento delle Risorse Naturali
Dal punto di vista di Navdanya, queste pratiche, la biopirateria e lo sfruttamento delle risorse naturali, non solo costituiscono una forma di sfruttamento economico, ma rappresentano anche un’invasione diretta della sovranità alimentare, intesa come il diritto delle comunità di gestire le proprie risorse ed i propri sistemi di produzione alimentare. Queste dinamiche sono strettamente connesse alle minacce alla biodiversità, legate alle pratiche commerciali e all’uso delle tecnologie digitali che alterano gli ecosistemi e destabilizzano i saperi tradizionali.
Un caso critico, affrontato dalla medesima organizzazione, è la violazione dell’Articolo 8, lett. j, della Convenzione sulla Diversità Biologica (CDB), adottata nel 1992 durante la Cumbre della Terra a Rio de Janeiro sotto l’egida delle Nazioni Unite, che tutela e protegge i diritti delle comunità indigene e le loro tradizioni culturali. Tecnologie come la digitalizzazione delle risorse genetiche facilitano l’estrazione e l’archiviazione di queste risorse in banche dati globali, senza il consenso delle comunità locali e senza garantire loro alcun beneficio. Questo fenomeno, noto come “biopirateria”, stabilisce un controllo centralizzato ed altamente lucrativo su queste risorse, causando l’impoverimento di coloro che le hanno storicamente custodite.
D’altra parte, la finanziarizzazione della natura – ossia il processo di trasformare la biodiversità e gli ecosistemi in beni finanziari commerciabili, spesso a danno dei beni comuni e delle comunità locali – promuove le istituzioni di appropriarsi di aree ricche di biodiversità senza rispettare i diritti sovrani protetti dall’Articolo 3 della CDB, attraverso strumenti come i “crediti di biodiversità” e l’accesso digitale alle informazioni genetiche.
Una prassi del genere non solo aumenta le disuguaglianze ma danneggia anche gli ecosistemi e le culture che sostengono la biodiversità.
Navdanya sottolinea che a quanto precede si aggiunga la mancanza di controllo sugli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), in violazione delle misure di precauzione e di sicurezza stabilite nell’Articolo 19.3 della CDB. Permettendone l’uso senza valutazioni adeguate, si mette a rischio la salute degli ecosistemi e si privilegiano gli interessi commerciali delle imprese rispetto ai diritti delle comunità e alla protezione dell’ambiente.
Tecnologie e Sostenibilità: Innovazioni al Servizio della Protezione della Biodiversità
Navdanya promuove una forma di resistenza che protegge gli ecosistemi e rende omaggio alle culture delle comunità che se ne prendono cura, attraverso proposte innovative e determinate con lo scopo di preservare la biodiversità e garantire un futuro più equo e sostenibile.
Una delle principali iniziative è la creazione di banche di semi locali ed autoctoni, fondamentali per conservare le varietà tradizionali e rafforzare la sovranità alimentare, allontanandoci dalla dipendenza dalle grandi multinazionali. Queste riserve viventi svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento della biodiversità agricola e nella capacità delle comunità di adattarsi alle sfide del cambiamento climatico e della globalizzazione.
Inoltre, Navdanya promuove l’agroecologia, un modello che combina pratiche ancestrali con metodi sostenibili. Questo approccio non solo protegge gli ecosistemi ma offre anche un’alternativa valida al sistema agricolo industrializzato, restituendo alle comunità il controllo sulle proprie risorse naturali e sulla propria produzione alimentare. Allo stesso modo, sostiene misure che rafforzano le economie locali e le comunità autosufficienti, promuovendo sistemi agricoli diversificati. Queste azioni mirano a rafforzare la capacità delle comunità di affrontare le sfide globali e a implementare un modello inclusivo e giusto di biodiversità.
Approfondendo il tema, v’è da avvertire che, fermo restando le sfide, la digitalizzazione può rivelarsi come uno strumento chiave per rafforzare le iniziative di conservazione, offrendo soluzioni innovative avvicinandoci ad un mondo più inclusivo in termini di biodiversità.
Soluzioni Per il Futuro: Ripristinare l’Equilibrio tra Uomo e Natura
Alla luce della costante evoluzione e ai cambiamenti del nostro pianeta, sorgono anche progetti che dimostrano come la tecnologia e la tradizione possano unirsi per proteggere la biodiversità e rafforzare le comunità locali. Iniziative come l’Open Source Seed Initiative (OSSI) sono un chiaro esempio di come la tecnologia può sostenere la biodiversità. Questa iniziativa promuove la libera circolazione delle sementi, attraverso l’uso di licenze open source, simili a quelle utilizzate per il software. Il suo scopo è quello di evitare che i semi siano privatizzati, attraverso diritti di proprietà intellettuale, che potrebbero limitare l’accesso alle varietà locali o tradizionali. OSSI aiuta gli agricoltori a conservare la biodiversità agricola, consentendo loro di coltivare e condividere liberamente i semi, senza restrizioni legali che favoriscono le grandi aziende. Inoltre, rivitalizza le conoscenze tradizionali sulle pratiche agricole sostenibili adattate alle condizioni locali.
Un altro esempio è il progetto Sonosylva, iniziativa del Muséum national d’Histoire naturelle (MNHN) e dell’Office français de la biodiversité (OFB), che mira a monitorare le foreste francesi attraverso l’installazione di registratori sonori in aree protette. Questi dispositivi catturano i suoni della natura su lunghi periodi, permettendo di creare un inventario sonoro della biodiversità, identificare le specie presenti, studiare le loro interazioni e valutare i livelli di inquinamento acustico causato dalle attività umane. L’analisi dei dati sonori avviene anche tramite strumenti di intelligenza artificiale.
La necessità di agire per proteggere la biodiversità è più chiara che mai. Questa rete essenziale che sostiene la vita sul nostro pianeta sta affrontando una crisi storica causata dall’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e dalla disconnessione dalle conoscenze tradizionali tale per cui adottare misure per salvaguardare la biodiversità si rivela di cruciale importanza. Nel corso dei secoli, le azioni umane hanno danneggiato gli ecosistemi. Purtroppo, la grande capacità degli ecosistemi nella rigenerazione naturale è stata ignorata.
La digitalizzazione, quando impiegata in modo strategico, può diventare uno strumento prezioso per combinare innovazione tecnologica con bioprotezione e benessere collettivo ponendo le fondamenta per una pacifica interazione con la natura. Infatti, la fusione di strumenti digitali e tecniche convenzionali offrirebbe un’opportunità unica per rivitalizzare gli ecosistemi e rafforzare le comunità.
Tale approccio, applicato in modo etico e responsabile, presenta il pregio di ampliare gli apprendimenti tradizionali, garantendo una convivenza armoniosa tra l’umano ed il naturale. Occorre individuare l’urgenza della situazione ed agire, trovando un percorso in cui noi, le grandi industrie e le piattaforme digitali, ci impegniamo a promuovere e a diffondere un futuro sostenibile.
Vivere in un mondo dove il rispetto per la biodiversità è alla base di uno sviluppo inclusivo e sostenibile dovrebbe essere la chiave del futuro. Dal 1970, le popolazioni di animali selvatici sono diminuite in media del 69% (WWF, Living Planet Report), evidenziando l’urgenza di un cambiamento profondo nella nostra relazione con la natura. “Rigenerare la Terra”, dovrebbe essere il nuovo slogan: un impegno verso le generazioni future mediante la ricerca di un equilibrio che miri a preservare la vita e il NOSTRO pianeta, di cui spesso ce ne dimentichiamo.
Che azioni quotidiane suggerisci per proteggere la biodiversità? Quali soluzioni pensi possano aiutarci a costruire un futuro più sostenibile?
Condividi con noi la tua esperienza e i tuoi consigli!
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link