COMUNICATO FILCTEM FERRARA SCIOPERO PETROLCHIMICO
In coincidenza con lo sciopero nazionale del gruppo Versalis dichiarato dalla FILCTEM e dalle categorie della CGIL collegate ai siti petrolchimici (meccanico, edile, logistica ecc.) del 10 marzo le RSU FILCTEM di tutto lo stabilimento dichiarano per la stessa data uno sciopero di 2 ore di tutto il personale giornaliero con assemblea e presidio ( a partire dalle 8:00 ) nel piazzale della portineria EST. Nella stessa giornata le Segreterie nazionali FILCTEM, FEMCA e UILTEC sono convocate al MIMIT (Ministero delle imprese e del made in Italy) per la sottoscrizione dell’accordo che porterà alla chiusura dei cracking di Brindisi e di Priolo. La posizione di contrarietà espressa negli ultimi mesi dalle strutture sindacali della CGIL verrà in questa sede ribadita con forza per i motivi che abbiamo già ampiamente illustrato, ma che oltre ad essersi aggravati velocemente verranno accentuati dalla decisioni di ENI-VERSALIS. L’Intero settore della chimica di base sta subendo una torsione epocale che rischia di avere come risultato un sostanziale ridimensionamento se non la definitiva estinzione del settore in Europa e in Italia, come la FILCTEM-CGIL denuncia da anni e come è ricordato sempre più spesso dai vertici delle maggiori aziende del comparto. Agli annosi problemi strutturali dall’alto costo dell’energia alle difficoltà di mercato, ai ritardi nella ricerca, alla carenza di investimenti si sono aggiunti ormai da tempo forti tensioni geopolitiche dalle guerre “tradizionali” a quelle commerciali, le questioni legate alla transizione ecologica che andrebbe accompagnata per evitare ricadute sociali e occupazionali, la difficoltà negli approvvigionamenti in quantità e qualità (aggravata dalla chiusura del cracking di Portomarghera e che diventerebbero complicatissimi con quella di Priolo e di Brindisi), le decisioni strategiche da parte delle multinazionali di spostamento di asset produttivi in aree extra UE e di chiusura di parte o di interi siti nel nostro continente.Problematiche che andrebbero aggredite con politiche industriali comunitarie e nazionali che mancano da ormai troppi anni in Europa e soprattutto in Italia. Non possiamo lasciare che il destino di un settore fondamentale per lo sviluppo di un Paese e per la sua tenuta, che occupa migliaia di lavoratrici e lavoratori, che crea lavoro per decine di migliaia di altri nell’indotto e supporta con i propri prodotti gran parte della manifattura italiana, sia delegato ad un’azienda come ENI-VERSALIS che, pur se partecipata dallo Stato, dimostra di avere fra i propri interessi solo la remunerazione dei propri azionisti e non le sorti dell’industria nazionale e dei territori che rischiano per le sue scelte scellerate la desertificazione. Per questi motivi siamo al fianco della lotta delle lavoratrici e dei lavoratori di Versalis, non solo per solidarietà, ma perchè dagli esiti di questa dipende anche il nostro futuro, quello del Petrolchimico di Ferrara, della chimica di base e della sostenibilità dell’intera manifattura in Italia.
RSU FILCTEM BASELL, YARA, TAROPOL, IFM, ENI-REWIND di Ferrara
COMUNICATO CGIL NAZIONALE
Nella giornata di martedì 4 marzo u.s., il Ministro Urso ha annunciato tramite comunicato stampa la convocazione del tavolo Versalis per affrontare il piano industriale proposto da Eni, che prevede la chiusura degli ultimi due impianti di cracking (per la produzione di etilene) presenti in Italia. Questa decisione comporterà che il nostro Paese sarà il primo, a livello europeo, a non produrre più etilene, una materia fondamentale per la produzione di tutte le componenti plastiche: una scelta che aumenterà la dipendenza dell’Italia dai Paesi extraeuropei proprio in un momento in cui le tensioni geopolitiche e le guerre commerciali sui dazi minacciano di compromettere la competitività del sistema manifatturiero italiano. Nel comunicato del Ministro non si fa menzione dei rischi a cui sarà esposto il nostro Paese proprio nel pieno di un calo della produzione industriale che sfiora ormai i 24 mesi. Al contrario, emergono due riferimenti che prefigurano quale sarà l’orientamento del Governo rispetto alle scelte di Eni, scelte che porteranno sicuramente vantaggi economici per l’azienda e per i suoi azionisti privati, ma che scaricheranno sulle imprese del settore manifatturiero le incertezze del mercato i rischi legati alla guerra dei dazi e un aumento del costo delle materie prime strategiche. Non è un caso che l’Europa abbia avviato una discussione sulle materie strategiche da produrre nel continente, al fine di evitare ulteriori dipendenze che potrebbero mettere in ginocchio il sistema industriale europeo. Il primo riferimento evidenziato dal Ministro è che il piano industriale di Eni è stato sottoscritto dai sindacati: una vera e propria presa d’atto sul fatto che la scelta di chiudere gli impianti sia esclusivamente aziendale e non governativa. Un atteggiamento supino che è confermato dal fatto che, mentre era comunque aperto un tavolo di confronto in sede di Governo, ENI e alcune organizzazioni sindacali hanno deciso di procedere senza il coinvolgimento del Ministro su una questione cruciale per la competitività del Paese e in assenza di garanzie occupazionali per le aziende dell’indotto, i cui lavoratori e lavoratrici, lo ricordiamo, sono tre volte i dipendenti diretti. Stiamo parlando in totale di circa 20.000 uomini e donne. Inoltre, il Ministro tace sul fatto che quell’accordo non è stato firmato dalla Filctem Cgil, rendendolo di fatto minoritario visto che la Filctem rappresenta, come certificato dall’Inps, il 48% dei lavoratori del settore, più del doppio rispetto ai sindacati che hanno firmato, confermando come il Governo abbia un’idea della democrazia molto soggettiva. Il secondo passaggio del Ministro Urso è ancor più sottile. Egli ricorda che l’accordo prevede che l’impianto di Brindisi venga messo “in conservazione”, cioè pronto per essere riutilizzato, rivendicando di essersi attivato con la Commissione Europea per una revisione del CBAM (il sistema che tassa la produzione di prodotti provenienti da fuori Europa in base alle emissioni di CO2) per includere la chimica. Ed è proprio in ragione di ciò che il Governo assume l’impegno di far rientrare in funzione non appena l’Europa modificherà le normative, mentre la chiusura rimane una decisione unilaterale di Eni. Al Ministro Urso consigliamo di consultare un ingegnere chimico fra i tanti per farsi spiegare che un impianto di quel tipo, se spento per alcuni mesi, non potrà più essere riattivato, con grave danno per il sistema industriale italiano. Questa situazione è inaccettabile. Sacrificare gli interessi del Paese a favore della speculazione finanziaria di un’azienda partecipata dallo Stato, che da questa operazione otterrà solo maggiori dividendi per gli azionisti, è inaccettabile e fotografa ormai chiaramente quali siano i rapporti di forza fra Eni e il suo azionista di maggioranza, il Governo. Infine, l’operazione pregiudica anche lo sviluppo dell’economia circolare attraverso il riciclo chimico della plastica, unica soluzione per un riciclo totale dei prodotti, perché, come dichiarato da Eni, per chiudere tale processo è necessario un cracking, impianto che in Italia stiamo chiudendo. Altro mercato precluso alle aziende italiane. La Cgil e le sue categorie, che rappresentano i lavoratori diretti e indiretti (Filctem, Fiom, Filcams, Filt e Fillea), chiederanno al tavolo di invertire l’ordine delle priorità: prima gli interessi del Paese e del suo sistema produttivo e poi, eventualmente, quelli degli azionisti di ENI. Per sostenere questa posizione, è stato proclamato uno sciopero per la stessa giornata dell’incontro, coinvolgendo i lavoratori diretti di Versalis, i lavoratori dei trasporti e quelli dell’edilizia, con ulteriori mobilitazioni previste sul territorio. In aggiunta, si svolgerà un presidio sotto la sede del Ministero, in via Molise, al quale parteciperà una rappresentanza di tutti i lavoratori (chimici, metalmeccanici, trasporti, edili e dei servizi, come pulizia e vigilanza), insieme a tutte le istituzioni e le forze politiche che vorranno sostenere la lotta per garantire gli interessi generali del Paese.
p. la Segreteria Nazionale CGIL Pino Gesmundo
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