Pasquali: “La società in questi anni è cresciuta tanto. Avere oggi un nostro settore giovanile è un grande vantaggio.”

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Dopo il ritorno al successo in trasferta con l’Elachem Vigevano e l’imminente sfida casalinga contro la Juvi Cremona domenica sera ore 18 all’Unieuro Arena, Piazzale della Vittoria ha voluto incontrare il General Manager della Pallacanestro Forlì 2.015, Renato Pasquali (foto copertina di Stefano Albanese) per fare quattro chiacchiere sulla crescita della società in questi anni, sul settore giovanile e sulla stagione in corso. 

Buongiorno Pasquali, questa è la sua ottava stagione da General Manager della Pallacanestro Forlì 2.015. Dall’estate del 2017, quando arrivò, ad oggi, che società era e che società è diventata oggi Forlì?

“Diciamo che nel 2017 la società era proprio allo stato embrionale dove bisognava organizzare tutto, non c’era un settore giovanile, perché le squadre giovanili venivano dalla Libertas Green e anche la struttura societaria non aveva i numeri che abbiamo attualmente ed era composta da persone e collaboratori che facevano un altro lavoro, mentre oggi, a parte qualcuno, in società ci sono tutte persone che si dedicano alla stessa a tempo pieno. Oggi abbiamo senza dubbio creato una struttura più professionale, siamo cresciuti di anno in anno, cercando di aggiungere e migliorare sempre qualcosa”.

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A proposito di settore giovanile, nel prossimo futuro c’è la possibilità di vedere di anno in anno un prodotto del vivaio in pianta stabile in prima squadra?

“E’ difficile dirlo anche se noi contiamo di averne qualcuno e magari anche forlivese cresciuto nel nostro settore giovanile che possa essere parte della rosa della prima squadra. Al di là di questo, il nostro obiettivo è di produrre, sì giocatori per la prima squadra, ma anche di crescere giocatori che possano all’occorrenza venire a dare una mano affinché Martino e il suo staff possano mantenere alto il livello degli allenamenti. Quando arrivai nel 2017, con coach Giorgio Valli, per sopperire alle assenze, dovevamo avvalerci di ragazzini provenienti da altre società, mentre oggi abbiamo il nostro settore giovanile da cui attingere in caso di bisogno e devo dire che nelle scorse settimane questi ragazzi hanno retto l’impatto con giocatori di livello. Questo è al tempo stesso un grande vantaggio, oltreché motivo di grande soddisfazione. Adesso cominciamo a sfornare quelli che una volta erano i piccoli e parlo dei 2005 e dei 2006, abbiamo già dei 2004 che giocano qualcuno in Serie B e qualcuno in B2, dei 2005 che giocano tra la D e la B2 che stanno facendo esperienza e chissà che qualcuno di questi non continui a maturare e possa diventare un giocatore di nostro interesse”.

Volendo addentrarci in alcune delle problematiche della squadra, balza all’occhio il rendimento al di sotto delle aspettative di Angelo Del Chiaro. Lei, oltre ad essere un dirigente, è stato anche allenatore in Italia e all’estero. Cosa manca al giocatore per uscire da questa situazione?

“Innanzitutto questo giocatore prima di arrivare da noi aveva sempre avuto un ruolo secondario in una Lega Due di livello molto più basso di quest’anno. Probabilmente il salto di qualità da una Lega Due come quella di tre anni fa con 28/30 squadre, ad una Lega Due a 20 squadre, è per lui un salto che richiede più tempo per crescere, rendersi conto del ruolo che deve interpretare e in questo momento noi siamo partiti dando forse troppo per scontato che lui potesse con la fiducia ricoprire quel ruolo. Ci siamo pian piano resi conto che gli serve un po’ più di tempo, ma speriamo che trovi fiducia e margini di miglioramento perché noi pensiamo sia un giocatore che possa darci tanto. Non dimentichiamoci che è un classe 2001 e che i lunghi solitamente impiegano un po’ più a maturare rispetto agli esterni e quindi riteniamo sia solo questione di tempo”.

Forlì domenica avrà Cremona poi dovrà recuperare le partite con Pesaro e Avellino con in mezzo la trasferta di Piacenza. Dove può ancora arrivare l’Unieuro secondo Pasquali?

“Difficile dire dove potremo arrivare perché credo che il campionato di quest’anno sia un campionato che ha sorpreso tutti, dagli allenatori, ai Presidenti, ai giocatori sino ad arrivare al pubblico perché ogni domenica ci sono due/tre risultati che sorprendono. Questo, secondo me, dipende dal fatto che siamo entrati in un campionato a 20 squadre con un ritmo di partite elevato e la maggior parte dei giocatori che disputa questo campionato non è pronta o non ce la fa a reggere questo ritmo e questo impatto e soprattutto quella che è la fatica mentale. E’ per questo che a volte vediamo una squadra che vince una partita importante e tre giorni dopo perde una partita di 20 punti in casa. Questo perché le energie mentali sono quelle più difficili da recuperare nel tempo. In questo campionato qui spero che la gente smetta di sorprendersi e prenda atto che tutto può succedere”.

Restando in tema di sorprese, la sorprende di più la vetta di Udine, il calo di Rimini o il fatto che Cantù, data come maggior favorita un po’ da tutti, sia attardata?

“Un po’ tutto, anche se lo scorso anno Trieste partì male, a metà campionato andò ancora peggio e poi alla fine trovò la quadra centrando la promozione. Credo che Cantù stia attraversando un periodo di crisi di identità, ma già nella partita di domenica scorsa contro Udine ho visto una squadra con un atteggiamento diverso e penso possa ancora dire la sua in questo campionato. Per quanto riguarda Rimini, il calo è sotto gli occhi di tutti, un po’ dovuto agli infortuni e al fatto di giocare con un americano in meno che è una cosa che pesa e mai banale e comunque una flessione è fisiologica perché una squadra difficilmente rimane ad alti livelli tutto il campionato, ma ha dei momenti in cui arriva una calo e questo è successo anche a Rimini. Rimangono comunque tre squadre candidate alla promozione anche se a questo punto credo che Udine, non voglio tirargliela, sia quella che ha le maggiori probabilità di vincere la stagione regolare”.

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Recentemente ci sono giunte informazioni sulla possibilità che le promozioni dalla Serie A2 alla Serie A1 siano più di due a causa della situazione di qualche club della serie maggiore. Le risulta?

“E’ difficile dire anche questo perché nel caso in cui un club non venga ammesso o si ritiri, viene ripescata l’ultima società retrocessa. In sostanza non vengono date promozioni in più, le prime ad avere diritto di ripescaggio sono le squadre retrocesse. Nel caso dovesse ritirarsi prima della fine del campionato una società di A1 le retrocessioni non sarebbero più due, ma soltanto una. Anche in caso di mancata iscrizione l’anno prossimo, credo che la prima squadra avente diritto al ripescaggio non sarebbe quella di A2 sconfitta in finale play-off, ma una delle retrocesse”.

Si ringrazia il General Manager Renato Pasquali per la disponibilità concessa nella realizzazione della presente intervista.





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