Riarmo a tutti i costi, tra dubbi politici, di bilancio e il No ungherese alla guerra ucraina. Forzature politiche interne e molta ipocrisia per far apparire un’Europa militare Unita tutta da inventare. Una bandierina russa, dall’alto della mensa del Consiglio rappresenta il dubbio chiave sul riarmo Ue targato Von del Leyen. Le incognite della modifica del patto di stabilità solo sulle armi. L’austerità sarà più dura, pagano i cittadini. E resta il problema del debito pubblico. Europa sociale a pezzi.
Sintesi burocratica di una svolta infelice
«Il Consiglio sottolinea la necessità di continuare ad aumentare in modo sostanziale la spesa per la sicurezza e la difesa dell’Europa» e accoglie con favore le proposte della Commissione per agevolare una spesa significativa per la difesa a livello nazionale in tutti gli Stati membri».
Da un prestito agli stati per 150 miliardi, all’utilizzo deli finanziamenti del sostegno al sociale e allo sviluppo clausole per spese militari. Intenzioni in attesa di regole che saranno lente e farraginose, sperando sia più veloce la fine della guerra in Ucraina. Nessuna decisione sull’ombrello nucleare, riproposto da Emmanuel Macron nel suo indirizzo alla nazione alla vigilia del summit.
Non esaminata neppure un’altra opzione di possibile finanziamento, come quella della confisca dei circa 200 miliardi di soldi russi congelati nei forzieri europei, «una mossa che potrebbe sconvolgere l’ordine finanziario mondiale», avverte qualcuno.
Il motore della svolta armata resta Berlino
Il motore della nuova Europa armata è sempre quello tedesco, anche se in crisi. Due cancellieri, uno ancora in carica (Olaf Sholz) e l’altro ombra (Friedrich Merz) ma ormai prossimo. Il consiglio europeo di guerra ieri ha reso più flessibile il nuovo ‘Patto di Stabilità’, la possibilità di fare altri debiti per 800 miliardi di armi. Dirlo solo qualche anno fa ti avrebbero preso per pazzo. La cifra potrebbe aumentare e durare più dei quattro anni annunciati da von der Leyen. Ma per ora resta sulla carta.
L’Unione Europea ha formalizzato un riarmo futuro che per ora è più un messaggio simbolico a Trump e a Putin, a Berlino il nuovo governo a maggioranza conservatrice con i socialdemocratici a fare la ruota di scorta, stanno decidendo una modifica costituzionale sul freno del debito pubblico per finanziare l’esercito tedesco.
Questa pioggia di miliardi darà «un ‘boost’all’economia europea» ha detto ieri la presidente della Bce Christine Lagarde che ha tagliato il costo del denaro per la sesta volta dal giugno scorso.
Follia del pensiero atomico di Macron
Uno sguardo all’osservatorio privilegiato della Terza conferenza degli Stati parti del Trattato contro le armi nucleari, in corso al Palazzo di Vetro dell’Onu dove stanno cercando di porre rimedio alle politiche di supremazia nucleare di alcuni Stati. Il cambio di dottrina nucleare russa e di rimando l’apertura di Macron a un «dibattito con gli alleati europei» sul possibile uso della ‘forza di dissuasione nucleare francese’ diventa escalation, per ora solo verbale, ma pericolosamente minacciosa.
C’è davvero qualcosa di strategico e concreto che possa cambiare la qualità della difesa militare dell’Europa? In realtà al momento dall’Eliseo sembrano arrivare solo, come troppe volte successo negli ultimi anni, reazioni retoriche dettate dalla congiuntura politica interna e basate su premesse sbagliate, il commento di Vignarca sul manifesto. Questo possibile “nucleare europeo“, che molti mettono sul tavolo senza ragionare sulle conseguenze, si inserisce come elemento emblematico nelle scelte di riarmo della Commissione.
Lettura americana
Pavel Podvig (studioso di strategia e forze russe) pone in quesito chiave: la Francia sarebbe disposta a rischiare una ritorsione nucleare sulle proprie città (che non potrebbe mai fermare) in risposta ad un attacco di Putin ad un altro Paese europeo? «Le armi nucleari possono sembrare una bacchetta magica in grado di proteggervi da tutto. Ma se si affronta seriamente il dibattito strategico proposto da Macron, è inevitabile concludere che le armi nucleari non ci proteggeranno per niente».
E facciamo anche in altro favore a Trump che ingrosserà i fatturati già in esplosione delle industrie militari. Ma senza un disimpegno dal nostro Continente, come commentatori filo Nato sospetti continuano a ripetere senza una ipotesi reale a sostegno. Gli Usa non pensano proprio ad andarsene dalle loro basi strategiche e di controllo su più fronti che hanno acquisito in Europa. Alzeranno soltanto il prezzo delle loro prestazione di difesa/sostegno militare, chiedendo scontri sull’uso di pezzi di territorio nazionale altrui,
L’Italia pensa al portafogli e alle truppe
Questa è la cruda realtà dei rapporti di forza nel «ReArm Europe». Problemi in casa governativa italiana. Divisi erano alla vigilia e divisi restano. Ma andando alla sostanza, l’Italia, più che alla politica, guarda al portafogli.
Lo scorporo delle spese per la difesa promesso da von der Leyen, l’Italia lo chiedeva da tempo. Ma i problemi arrivano con gli aumenti di spesa sul Pil molto sopra quel 2% che l’Italia non ha neppure sfiorato. Ma la giravolta della Germania, dal rigore all’allentamento del rigore con lo sconto militare, cambia qualcosa, ma sugli eurobond, almeno per ora, la Germania non cambia linea e li boccia.
La Germania può permetterselo perché ha un debito pubblico basso. Paesi con un iper-debito come l’Italia non possono. Resteranno vincolati alle regole dell’austerità che comunque faranno pagare a noi cittadini. Pur con scadenze allungate, e bassi interessi, ma dovremo restituire i soldi e fare i conti con i mercati. Sempre che Trump non ricatti per avere altri fondi. Sarebbe un salasso, visto che si parla oggi di almeno 20 miliardi in più ogni anno oltre i 32 di quest’anno.
Fonte: Remocontro
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