L’intervista al responsabile Ambiente della Lega che ha presentato il Dipartimento nella sala stampa della Camera dei Deputati
Quindici anni fa, la mattina del 30 aprile 2010, dinanzi alla Fontana di Trevi a Roma sventolavano degli striscioni ambientalisti. Chi si aspettava di vedere i soliti vessilli di Greenpeace, dei comitati No-Tav, o dei Verdi, protagonisti immancabili di analoghe manifestazioni, rimaneva deluso.
Poiché, a scendere in piazza quel giorno, e a favore del nucleare, erano infatti gli attivisti del movimento ecologista europeo FareAmbiente, fondato nel 2007 dall’insigne giurista, docente universitario e filosofo salernitano Vincenzo Pepe, nominato di recente responsabile del dipartimento Ambiente della Lega, dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini.
Dipartimento che oggi, 6 marzo 2025, il professor Pepe ha presentato nella sala stampa della Camera dei Deputati, assieme all’onorevole Vannia Gava, viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, al senatore Armando Siri, coordinatore del Dipartimento – Lega per Salvini Premier, al senatore Manfredi Potenti, membro della commissione ambiente di Palazzo Madama e all’onorevole Giampiero Zinzi, esponente della commissione ambiente di Montecitorio.
Il professor Vincenzo Pepe, in sede di presentazione del dipartimento, ha anche parlato di FareAmbiente, definita l’unica associazione ambientale di destra in Italia, malgrado lo stesso Vincenzo Pepe ci tenga a ribadire che l’ambientalismo «non è affare né di destra né di sinistra». FareAmbiente è piuttosto «una realtà illuminata che, al negazionismo e all’oltranzismo delle associazioni di sinistra, portatrici d’istanze ideologizzate e demagogiche, risponde con il buonsenso dello sviluppo sostenibile» come ci illustra orgoglioso nella sede romana della sua associazione nel rione Prati, a breve distanza dal Vaticano, dalla Rai e dai palazzi del potere.
In cosa si differenzia FareAmbiente dai suoi omologhi di sinistra?
«Le rispondo, a titolo d’esempio, citando la questione del nucleare. In decenni di quello che io definisco approccio sessantottino all’ambientalismo, le associazioni di sinistra non sono riuscite a esprimere una sola alternativa al nucleare. Basti pensare che il sistema eolico rappresenta una percentuale irrisoria del totale delle fonti energetiche italiane. Il nucleare è invece necessario al nostro Paese per motivi scientifici».
L’esatto opposto della narrazione comune che vuole il nucleare come madre di tutte le tragedie, insomma…
«Come spiegavamo già quindici anni fa assieme allo scienziato Franco Battaglia in un convegno organizzato da FareAmbiente cui prese parte anche Gianni Letta, entusiasta padre nobile della nostra associazione, i decessi causati dalle polveri d’idrocarburi – oltre cinquemila morti l’anno – sono paragonabili a quelle di una guerra. La mia battaglia ormai decennale punta a favorire un cambio di passo consapevole e ragionato da parte delle istituzioni e della collettività. Le attività della mia associazione non sono liquidabili come “di destra”, poiché io ritengo la questione politicamente trasversale. Il risparmio energetico e la battaglia per il miglioramento qualità della vita dei cittadini richiedono un approccio ambientalista non ideologizzato, più maturo ed europeo per un’energia alternativa e sicura. Occorre attuare un cambio di mentalità, sostenuto da un’informazione corretta. Sono fautore dell’inserimento dell’educazione ambientale nelle scuole quale disciplina obbligatoria. E mi sono rivolto alla Rai affinché la trattazione dei temi ambientali da parte dei programmi di approfondimento sia quanto più pluralista, tenendo conto anche di opinioni alternative alla solita narrazione delle associazioni di sinistra.»
Come si pone di fronte alla questione del rischio?
«Il rischio zero non esiste, è un fatto che dobbiamo accettare. Lo sviluppo sostenibile è un valore, un principio, ma va coniugato in termini razionali. Ogni politico dovrebbe chiedersi quale sia il rischio minore per migliorare la qualità della vita. Per questo ringrazio il vicepremier Salvini di aver sposato le idee di FareAmbiente e di aver compreso l’importanza delle sue istanze.»
A proposito del segretario della Lega, non si può non citare la vexata quaestio del ponte sullo stretto. FareAmbiente è favorevole o contraria alla sua costruzione?
«Favorevole. E ancora una volta voglio portare dei dati scientifici a sostegno della mia posizione. La realizzazione del ponte è infatti assai più sostenibile dal punto di vista ambientale rispetto al passaggio continuo dei natanti nello stretto di Messina, che risulta uno dei tratti di mare più inquinati al mondo. Aggiungo altresì che, alla costruzione del ponte, andrebbe affiancata una riqualificazione ambientale favorendo il ripopolamento ittico nella zona. Lo sviluppo abbinato alla sostenibilità è possibile, basta solo andare oltre gli steccati ideologici e considerare l’ambiente come un bene comune che permea tutta la nostra vita, finanche i rapporti interpersonali. In greco “ambiente” è definito dal termine oikos, che significa anche casa. E i cittadini hanno il diritto di sognare una casa sostenibile che garantisca loro l’esistenza migliore possibile.»
Lei è definito l’eretico dell’ambientalismo. Si ritrova in questa definizione?
«Sì, e ne vado orgoglioso. Tanto che lo scorso 17 febbraio, sono andato a Campo dei Fiori a rendere omaggio a Giordano Bruno, bruciato in quella data nell’anno 1600. Egli non volle mai abiurare le sue idee e fu il primo grande ambientalista dopo Francesco D’Assisi, poiché considerò sempre la natura e l’ambiente manifestazioni della Divinità. Da rispettare, vivendo sempre in armonia con l’infinito che non ha un principio e una fine. Per questo motivo, la mia attività per la preservazione dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile è una battaglia civica e insieme una missione spirituale.»
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