La crisi dei soldati lungo il fronte. La Russia sfonda anche a Sumy

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I soldati ucraini impegnati nella difesa della città di Pokrovsk nella regione di Donetsk – Reuters

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Tetyana Holovko cammina fra le macerie della sua casa. «Non rimane più nulla di ciò che avevamo». Parla a nome dei genitori, del marito, di suo figlio. Sfollati dopo che un drone russo ha appena distrutto la loro abitazione. «Siamo salvi per miracolo. Ci siamo buttati a terra quando abbiamo sentito il ronzio del velivolo. Poi è venuto giù tutto», sospira. E subito domanda con un tono in cui l’amarezza si unisce al sarcasmo: «È questa la pace di cui continua a parlare Putin?». Tetyana vive, o come dice lei «viveva», a Stetskivka, cittadina della regione di Sumy che dista venti chilometri dal confine russo. Un’oblast nell’est del Paese provata dalla pressione crescente di Mosca.

Un attacco russo nella regione di Sumy

Un attacco russo nella regione di Sumy – Polizia ucraina

Terra da cui la scorsa estate è partita l’incursione ucraina verso la limitrofa regione russa di Kursk dove le truppe di Kiev controllano ancora cinquecento chilometri quadrati, Sumy è oggi lo specchio delle difficoltà che si fanno sempre più forti in tutta l’Ucraina, mentre il Cremlino si dice pronto a fermare la guerra (d’intesa con l’amministrazione statunitense di Trump) ma nel frattempo vuole mettere le mani su più territori possibili. Difficoltà sia per l’escalation di attacchi dal cielo che si registrano in tutta la nazione, sia per i cedimenti militari che si segnalano in vari punti. Come sta accadendo lungo la frontiera di Sumy in cui la Russia rende noto di aver strappato due abitati, quelli di Zhuravka e di Bilovody, dopo essere penetrata con i suoi uomini per almeno tre chilometri in territorio ucraino. Versione respinta dal centro informazioni delle forze ucraine di Kursk che si limita a riferire di «gruppi nemici di sabotaggio e ricognizione che cercano di entrare». Però sono gli stessi siti web ucraini a segnalare la comparsa di una nuova «zona grigia», ossia di incerto controllo. E il portavoce del 15° distaccamento di frontiera, Ivan Shevslov, descrive almeno quattro tentativi di sfondamento nel 2025. Se venissero confermati i primi successi dell’«offensiva su vasta scala» a Sumy ventilata da Putin, significherebbe per l’Ucraina aver perso territori in una nuova regione e dover fronteggiare un’ulteriore area calda.

I soldati ucraini commemorano i loro compagni uccisi a Kharkiv

I soldati ucraini commemorano i loro compagni uccisi a Kharkiv – Ansa

Anche nelle altre cinque regioni da cui passa da linea del fronte la situazione è critica. Nell’oblast di Kharkiv i soldati russi avanzano intorno alla città di Kupiansk. Il capo della locale amministrazione militare, Andriy Kanashevich, parla di agglomerati «rasi al suolo» e quello dell’amministrazione regionale, Oleh Syniehubov, spiega che «negli ultimi due mesi sono state evacuate 2.300 persone». È, però, fra le regioni di Lugansk e Donetsk che si concentrano i massimi sforzi russi per tentare di completarne l’occupazione. Si arriva a 90 scontri al giorno. Ieri l’annuncio russo della presa del borgo di Andriivka; a Toretsk sono i militari di Kiev a narrare di come «si combatta strada per strada», mentre lo Stato maggiore avverte che Mosca ha inviato ulteriori 1.500 uomini nella zona; Pokrovsk, centro strategico all’intersezione con la regione di Dnipropetrovsk, è sotto assedio; Kramatorsk, ultima grande città libera dell’oblast di Donetsk, è in mezzo ai bombardamenti; e adesso Mosca si sta accanendo sulla città di Kostiantynivka dove, avvertono i dispacci ucraini, «i raid sono aumentati di dieci volte»: 159 soltanto a febbraio che hanno fatto 20 morti e 59 feriti ricorrendo anche alle bombe teleguidate da 500 e 250 chili.

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Un bombardamento russo nella città di Kostiantynivka nella regione di Donetsk

Un bombardamento russo nella città di Kostiantynivka nella regione di Donetsk – Polizia ucraina

Sono le stesse usate sulla regione di Zaporizhzhia, già occupata per quasi due terzi. Il Cremlino rivendica l’agguato aereo della notte scorsa contro le truppe ucraine con i caccia. E lievitano le offensive in direzione di Dnipro che si uniscono ai 500 attacchi giornalieri russi sull’intero comprensorio. Anche nell’oblast di Kherson, dove il fiume Dnepr divide l’Ucraina libera da quella occupata, i militari di Putin stanno cercando di attraversare il corso d’acqua in quattro località per rendere «la riva destra parte dei negoziati» così da pretendere la cessione di tutta la regione, afferma il governatore regionale Oleksandr Prokudin.

L’hotel di Kryvyi Rih, la città natale del presidente Zelensky, pesantemente danneggiato dall’attacco missilistico russo dell’altra notte

L’hotel di Kryvyi Rih, la città natale del presidente Zelensky, pesantemente danneggiato dall’attacco missilistico russo dell’altra notte – Polizia ucraina

Non è il collasso dell’esercito ucraino che la propaganda russa rilancia a getto continuo, ma la prova di problemi sempre più rilevanti per Kiev. Ai battaglioni mancano non soltanto armi (ancora sono impiegate quelle statunitensi), ma soprattutto uomini. La mobilitazione massiccia imposta dal governo ha creato panico fra la gente e astio verso i vertici dello Stato. Si stima che almeno un milione di uomini abbia fatto perdere le sue tracce per non essere arruolato. E la paura di finire in prima linea si aggiunge a quella per gli attacchi massicci di droni e missili. Come quello delle scorse ore a Kryvyi Rih, città natale del presidente Volodymyr Zelensky nella regione di Dnipropetrovsk. La Russia accampa la distruzione di cinque brigate ucraine e di «un distaccamento di mercenari stranieri»; Kiev denuncia l’uccisione di «almeno tre civili, due uomini e una donna» e la devastazione di un albergo dove «c’erano volontari provenienti dagli Usa e dal Regno Unito che si sono salvati perché hanno abbandonato le loro stanze in tempo», scrive Zelensky sui social. E fa sapere: «Non deve esserci alcuna interruzione nel pressing sulla Russia per fermare questa guerra e il terrore».

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