Nutrie, oche, storni, cormorani e uccelli di ogni razza, cinghiali e altri ungulati, addirittura le lepri: i danni da animali selvatici sono tristemente famosi nel mondo agricolo. Le ultime stime diffuse da Coldiretti nel 2024 dicono che, nell’anno precedente, la fauna selvatica incontrollata ha provocato circa 200 milioni di danni all’agricoltura. Le regioni sono consapevoli del problema e, se la Lombardia ha investito, fra il 2019 e il 2024, 13 milioni di euro per attività di prevenzione e ristoro, il Veneto nel solo 2023, tramite Avepa, ha liquidato, sempre secondo fonti Coldiretti, 1,1 milioni di euro per 464 domande d’indennizzo alla produzione agricola; mentre l’Abruzzo ha appena stanziato per il 2025 200mila euro di contributi per i danni causati da fauna selvatica sul suo territorio.
Certo, guardando ai danni stimati sembrano briciole, ma tant’è. E se il pensiero corre subito ai cinghiali, non sono da meno le oche. È proprio di qualche giorno fa il grido d’allarme che arriva da Caorle (Ve) per l’invasione di oche selvatiche che un tempo erano di passaggio e che ora sono diventate stanziali. Si cibano prima di grano, farro, loietto e poi a breve sarà il turno di soia, mais, sorgo.
Seppure le regioni prevedono indennizzi, gli agricoltori hanno deciso di organizzarsi nei territori di Veneto e Friuli Venezia Giulia e lo hanno fatto appena è stato possibile, a livello normativo: nel 2010 è nato infatti il Fondo Mutualistico Danni da Animali Selvatici di Agrifondo (Associazione Mutualistica dei Condifesa di Veneto e Friuli Venezia Giulia).
Con il tempo il fondo, attivo solo per i vegetali, quindi non per la parte zootecnica, è cambiato molte volte fra coperture, scoperti, franchigie, animali selvatici che entrano e che escono dalle coperture, ma il punto è rimasto sempre lo stesso, ci ha spiegato Filippo Codato, direttore di Agrifondo, “il Fondo Mutualistico Danni da Animali Selvatici fa parte dei fondi non agevolati, quindi la contribuzione è esclusivamente dei soci. Lo scopo, ora come quando l’abbiamo pensato, è quello di dare agli agricoltori la certezza di un ristoro. Siamo consapevoli – ha specificato – che spesso i danni sono superiori a quelli che il fondo risarcisce ma il socio è certo che i soldi arrivano entro l’anno, entro quando cioè l’agricoltore deve gestire i costi. Vogliamo dare una risposta mirata e tempestiva perché i risarcimenti pubblici, quando arrivano, arrivano anche due anni dopo la denuncia. Il nostro è un fondo privato. In ogni caso non si va mai in sovracompensazione”.
Il fondo conta oggi, fra Veneto e Friuli Venezia Giulia, 10.342 aziende aderenti, di cui il 18% in Friuli Venezia Giulia e l’82% in Veneto. Secondo dati precisi che ci ha fornito Agrifondo, la superficie complessiva coperta dal fondo è passata dai 140.663,28 ettari del 2019 ai 172.618,14 ettari. Nel 2024 la superficie danneggiata da animali selvatici è stata di 644,45 ettari, l’annata migliore dei sei considerati, la peggiore è stata il 2020 con 1.105,31 ettari danneggiati. “Non tutti gli anni sono uguali – ha raccontato Codato – abbiamo visto con il tempo uno stretto legame con la siccità. Negli anni siccitosi ci sono forti danni da fauna selvatica, mancando altre fonti forse gli animali cercano di approvvigionarsi d’acqua attraverso la sostanza verde”.
Per quanto riguarda i risarcimenti, le compensazioni nel 2024 da parte del fondo sono state di 163.878 euro, il 59% per danni da volatili, il 20% per danni da ungulati e il 21% da nutrie. Verrebbe da dire, nutrie superstar, perché sono entrate di recente fra gli animali che danno diritto a indennizzi ma sono passate da valere il 9% delle compensazioni nel 2019 al 21% dello scorso anno. Il costo del fondo, per l’agricoltore che aderisce, è irrisorio. “È sempre abbinato alla sottoscrizione della polizza assicurativa, nel 2024 l’agricoltore socio ha pagato lo 0,11% del capitale assicurato, ovvero 1,10 euro ogni mille di capitale assicurato”.
Come funziona il Fondo Mutualistico Danni da Animali Selvatici
Come funziona però il Fondo Mutualistico Danni da Animali Selvatici di Agrifondo? E quando l’agricoltore riceve un indennizzo? “Il fatto di abbinare l’adesione al fondo alla polizza assicurativa ci consente di contenere i costi. Riusciamo infatti a gestirli perché mutuiamo tutti i dati necessari a farlo funzionare, tutta la questione burocratica, dalla parte assicurativa. Il fondo è quindi alimentato dagli agricoltori. Per la parte Friuli Venezia Giulia noi gestiamo le perizie e la rilevazione del danno per conto della regione e contribuiamo alla liquidazione dei danni, in minima parte, mentre per il Veneto siamo completamente indipendenti dalla regione”.
Un concetto importante da capire è che il Fondo Mutualistico Danni da Animali Selvatici così come tutti i fondi mutualistici, agevolati e non, risponde fino a capienza. Non si tratta quindi di un’assicurazione, più il fondo è capiente, più potrà rispondere in caso di danni verificatisi su un’ampia area. Nello specifico il Fondo Animali Selvatici copre per i danni da “animali vertebrati omeotermi a vita libera, specie autoctone e alloctone”, sono comprese quindi anche le nutrie e le famose oche selvatiche.
I danni devono essersi verificati su “colture previste dal Piano di Gestione del Rischio Agricolo“. L’agricoltore deve denunciare entro tre giorni dal momento in cui ha avuto coscienza del danno ed in quel momento si avvia la pratica che comprende, naturalmente, una perizia tecnica. “Ci sono due modi per fare arrivare la denuncia del sinistro ai Condifesa: o ci si avvale dell’assicuratore che raccoglie i dati, foto e documentazione, oppure è l’agricoltore stesso che manda la documentazione ai Condifesa. In ogni caso c’è da compilare un modulo. Poi le denunce vengono smistate ai periti sul territorio. Bisogna fare attenzione alla soglia d’indennizzo, sotto i 200 euro ad azienda non si liquida”.
Per quanto riguarda i risarcimenti, secondo il regolamento, il fondo opera in maniera diversa a seconda che la coltura si trovi nelle prime fasi vegetative (non oltre i trenta giorni dopo la semina) o nelle fasi successive. “Nelle prime fasi il fondo paga un costo di risemina. C’è una tabella che stabilisce quale sia l’investimento per piante a ettaro e, se dopo l’attacco le piante mancanti sono più del 50%, il fondo paga 300 euro/ettaro. Se invece l’attacco arriva dopo i trenta giorni e c’è un danno diretto al prodotto, stimato dal perito, la compensazione arriva fino a 300 euro/ettaro per le erbacee e 500 per le orticole. Sulle frutticole e le viti, oltre al danno da perdita di prodotto (fino a 500 euro/ettaro), il fondo risarcisce anche la perdita di piante. Per esempio ci possono essere danni da cinghiali o danni da lepri che mangiano la corteccia e di conseguenza la pianta è da sostituire”.
Veneto e Friuli Venezia Giulia al centro
A questo punto però, dal momento che questo fondo è stato istituito nelle regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, viene spontaneo chiedersi se un agricoltore di un’altra regione possa aderire, assicurandosi quindi contemporaneamente con i Condifesa di Veneto e Friuli Venezia Giulia. “No purtroppo – ha chiarito in conclusione Filippo Codato, direttore di Agrifondo – ce l’hanno chiesto anche da territori molto vicini ma occorre una grande conoscenza del territorio sul quale si opera e dove si vanno a fare le perizie”.
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