“Voi siete il quarto potere” affermò Edmund Burke (1787) rivolgendosi ai cronisti parlamentari seduti nella tribuna riservata alla stampa; la sua funzione diventa efficace se rimane nettamente separata dai tre poteri costitutivi dello Stato. Edmund Burke, detto il Cicerone britannico, è stato un politico, filosofo e scrittore britannico di origine irlandese, nonché, uno dei principali precursori ideologici del Romanticismo.
Il giornalista conosce i fatti che accadono separati dalla sua volontà; eventi che avvengono nella vita sociale per l’agire degli abitanti in un certo spazio, in un certo tempo. Il fatto sociale è costituito dall’attività del singolo o di gruppi ed esercitano una costrizione esterna ad altri singoli e gruppi e così questi sui primi. Una interazione reciproca che genera la pluralità dei fatti sociali.
Il giornalista non può sempre conoscere direttamente i fatti e ne ha notizia attraverso le agenzie di stampa o tramite inviati speciali su teatri importanti appartenenti a testate che hanno i mezzi e sono in grado di sostenere i costi. A loro volta le agenzie di stampa non sempre raccolgono le notizie direttamente, ma anche attraverso altre agenzie più dimensionate o dislocate sui territori dove avvengono i fatti di attualità, ovvero con altre opportune e complesse procedure più o meno feconde.
Nei teatri di guerra molti sono stati e sono i giornalisti che si recano dove divampa il fuoco, ma anche questo sforzo non assicura la certezza e la fondatezza della notizia. Il giornalista è condotto da alcune guide di una parte dei belligeranti su un luogo specifico dove divampano i combattimenti, ma anche questo sforzo eroico non assicura la completezza della notizia, considerato che in altri punti del conflitto in atto possano avvenire altri eventi che riducono la portata dell’informazione. Inoltre, la stessa guida nonostante la volontà di condurre il giornalista nel luogo migliore per avere contezza diretta degli eventi non sempre è possibile per la sicurezza e per le esigenze dei combattenti, che sarebbero impediti nell’ottimizzare le azioni belliche. Peraltro, occorre tenere presenti gli interessi degli accompagnatori, che rispondono ad altri, nell’evidenziare una situazione piuttosto che un’altra. Proprio queste multiformi variabili limitano l’osservazione del giornalista, oltre a non poter oggettivamente analizzare nel momento della sua presenza sul teatro di guerra l’insieme, per cui si deve attenere ai racconti degli accompagnatori o di altri giornalisti dislocati in altri punti del terreno di battaglia. Sovente i giornalisti incaricati da più testate di diversi giornali di altri Paesi vengono concentrati in una località specifica ed allocati nello stesso albergo, ciò favorisce lo scambio di informazioni tra gli stessi inviati. Ma neppure in questo caso le notizie possono essere integrali tali da rendere l’insieme dotato di una logica comprensibile, una logica di guerra appunto.
Neppure si può evitare l’interesse specifico che ogni giornale ha a sostenere dei costi non indifferenti che dovranno avere dei riscontri nell’interesse delle testate, certamente non indifferenti ad informare contemporaneamente i propri lettori e telespettatori nel modo migliore possibile. I giornalisti computano un altro svantaggio: la tempestività dell’informazione e l’incertezza su quanto accadrà il giorno seguente, atteso che le dinamiche dei combattimenti, gli agguati preorganizzati, gli effetti dei bombardamenti non previsti, le soprese di attacchi improvvisi, decisi dalla truppe sul momento o su ordine pervenuto, possono smentire le notizie del giorno prima, a volte in modo clamoroso.
Infatti, i giornalisti più esperti premettono sempre che le notizie di cui sono gli autori vengono offerte al pubblico con beneficio d’inventario, salvo errori ed omissioni non voluti e in ordine alle condizione di osservazione più o meno favorevoli, che hanno consentito l’acquisizione di quelle notizie che si potevano acquisire nelle reali situazioni di spazio e di tempo.
Se il giornalista proprio per dare limpidezza all’informazione si trova in prima linea sotto il tuono delle bombe ovviamente potrà fornire notizie meno complete di una situazione in cui si trovasse in una città dove vibrano manifestazioni di cittadini, lavoratori, studenti contro i membri del governo in carica.
Ma resta il fattore incontrovertibile che il giornalista pur forte della sua libertà dovuta alla professione è pur sempre un dipendente di un giornale e la retribuzione viene erogata dall’editore, che resta un imprenditore, il quale deve far quadrare il bilancio dell’azienda. Le risorse economiche non le invia la Provvidenza, che non si interessa di notizie più o meno veritiere.
Se tutti i giornalisti fossero costituiti come quarto potere, così come funzionano (più o meno) gli altri tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziari, le frizioni e le criticità per una informazione migliore sarebbero molto attenuate. E si può fare con vantaggi per tutti soprattutto per i cittadini che hanno bisogno di essere informati e di informare.
Non è necessario votare Carlo Priolo è necessario avviare il cammino per realizzare il quarto potere, altrimenti sarà ancora la regola del gattopardo.
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