Trump sfida l’Europa al Congresso, ‘l’America è tornata’ – Notizie

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“America is back”: Donald Trump ha esordito così nel suo discorso di 100 minuti sullo stato dell’Unione al Congresso, il più lungo di un presidente davanti alle camere riunite ma infarcito, secondo i factcecking, di affermazioni false o inesatte. È la stessa frase usata da Joe Biden nel suo primo intervento davanti a una platea globale, il 19 febbraio 2021 alla conferenza di Monaco. Ma il senso del tycoon è esattamente opposto: non è il ritorno del Paese al suo ruolo guida dell’Occidente e alle sue storiche alleanze transatlantiche ma all’America first, che aspira a dividersi il mondo con i grandi della terra come Putin e Xi in una nuova Yalta dove tutti gli altri sono pedine di un gioco più grande. Come l’Europa, accusata di aver “speso più soldi per acquistare petrolio e gas russi di quanto ne abbia spesi per difendere l’Ucraina”. O come il Canale di Panama e la Groenlandia da riprendersi “in un modo o nell’altro” perché “ci servono” (“Non siamo in vendita” gli ha replicato poi il premier dell’isola Mute Egede). 

 

     Nel mucchio finiscono insieme “amici e nemici” perché “tutti ci hanno trattato male”: dazi quindi alla Cina ma anche a Canada e Messico. E per ora si allontana l’ipotesi di un compromesso complessivo con Ottawa, anche se la Casa Bianca ha annunciato una esenzione di un mese nel mercato nordamericano, sospendendo le tariffe alle tre maggiori case automobilistiche Usa su loro richiesta (Ford, Gm e Stellantis). Dopo il colloquio conclusosi “in qualche modo amichevolmente” con Justin Trudeau, Trump ha infatti scritto su Truth che i suoi sforzi per fermare il fentanyl “non sono sufficienti” e ha insinuato che stia usando la situazione “per restare al potere”.

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“Buona fortuna Justin!”, gli ha augurato sarcasticamente. “Canada e Messico devono fare di più, devono fermare il traffico di fentanyl e clandestini”, ha insistito il presidente nel suo discorso, acclamato dai repubblicani e contestato dai dem, secondo cui Reagan “si sta rivoltando nella tomba e con Trump al suo posto avremmo perso la guerra fredda”. Il commander in chief ha comunque difeso la sua guerra dei dazi, spiegando che le tariffe “non servono solo a proteggere i posti di lavoro americani ma anche l’anima del nostro Paese”, pur ammettendo che “ci saranno dei piccoli scompigli”. “Quella con il Canada e il Messico non è una guerra commerciale, è una guerra alla droga”, gli ha fatto eco il segretario al commercio Howard Lutnick, che aveva profetizzato un accordo già mercoledì col Canada. Entro fine settimana è previsto un colloquio anche con la presidente messicana Claudia Sheinbaum, la quale ha avvisato che “non ci sarà alcuna sottomissione”.

Quanto all’Ucraina, il presidente ha “apprezzato” la svolta di Volodymyr Zelensky evocando una sua lettera di disponibilità al tavolo di pace e all’accordo sui minerali (smentita da Kiev), salvo poi sospendergli anche l’intelligence dopo la fornitura di armi. Per il resto Trump ha vantato i successi dei suoi primi 43 giorni in carica, in cui ha realizzato “più di quanto la maggior parte delle amministrazioni realizzi in 4 o 8 anni”. “E abbiamo appena iniziato”, ha aggiunto, una sottolineatura che per alcuni è suonata minacciosa. “Torno in quest’aula stasera – ha proclamato in un discorso più da comizio Maga che istituzionale – per riferire che lo slancio dell’ America è tornato. Il nostro spirito è tornato. Il nostro orgoglio è tornato. La nostra fiducia è tornata. E il sogno americano sta crescendo, più grande e migliore che mai. Il sogno americano non è stoppabile e il nostro Paese è vicino a una rimonta come il mondo non ha mai visto e forse non vedrà mai più”.

Fino a “piantare la bandiera Usa su Marte e oltre”, in una nuova “eta’ dell’oro”. Trump ha anche ringraziato Elon Musk (ospite del box presidenziale) e ha difeso i tagli del suo Doge (standing ovation dai repubblicani, fischi dall’opposizione), facendo un controverso elenco di presunti sprechi, tra cui uno nell’enclave sovrana del Lesotho in Sudafrica, definito offensivamente “un Paese che nessuno ha mai sentito”. Nel frattempo però la corte suprema ha inflitto un secondo schiaffo alla scure dei due, stabilendo che agli appaltatori Usaid spettano due miliardi di dollari per lavori che hanno già completato. Quindi ha attaccato Biden per avergli lasciato in eredità “una catastrofe economica e un’inflazione da incubo”, accusandolo anche per i prezzi delle uova “fuori controllo”.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA



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