L’inchiesta sull’urbanistica milanese ha portato all’arresto di funzionari comunali e al blocco del “Salva Milano”. Il Comune si dissocia, mentre la politica si divide e le aziende private finiscono sotto inchiesta.
Lo scandalo urbanistico che ha travolto Milano nelle ultime settimane ha aperto un acceso dibattito sul futuro della città e sulla gestione dell’edilizia. L’inchiesta ha portato all’arresto di Giovanni Oggioni, ex vicepresidente della Commissione per il paesaggio e dirigente dello Sportello Unico per l’Edilizia, e di altri funzionari, con accuse di corruzione, falso e depistaggio.
Al centro dell’indagine c’è il controverso disegno di legge “Salva Milano”, che avrebbe dovuto facilitare le pratiche edilizie ma che, secondo la magistratura, sarebbe stato scritto su misura per proteggere interessi privati e bloccare le indagini in corso.
Come si è arrivati a questa situazione? Quali sono le conseguenze politiche e giudiziarie?
Scopriamolo insieme.
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Il cuore dello scandalo: il Ddl “Salva Milano” e le accuse della magistratura
L’inchiesta della Procura di Milano ha rivelato che il disegno di legge “Salva Milano” sarebbe stato elaborato da alcuni funzionari comunali coinvolti nelle indagini per corruzione. Secondo i magistrati, l’obiettivo principale del provvedimento non era migliorare l’efficienza amministrativa, bensì mettere al riparo il sistema edilizio milanese da ulteriori verifiche giudiziarie.
Gli elementi emersi dalle intercettazioni e dai documenti sequestrati indicano che Giovanni Oggioni e Marco Cerri, entrambi membri della Commissione per il Paesaggio, avrebbero avuto un ruolo chiave nella redazione del testo legislativo.
La legge sarebbe stata quindi “dettata” ai referenti politici affinché venisse approvata in Parlamento, un’accusa che, se confermata, getterebbe ombre pesanti sulla trasparenza dei processi legislativi.
Secondo gli inquirenti, Oggioni e Cerri avrebbero attivato contatti con esponenti politici a Roma, utilizzando anche le relazioni di Franco Zinna, ex dirigente dell’Urbanistica di Milano, per favorire l’iter della norma. Le intercettazioni rivelano inoltre che la legge non si limitava a sanare irregolarità edilizie passate, ma mirava a legittimare pratiche discutibili anche per il futuro, con effetti su scala nazionale.
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Le reazioni del Comune di Milano e il dietrofront sull’iter legislativo
Di fronte alle rivelazioni dell’inchiesta, il Comune di Milano ha immediatamente preso le distanze dal provvedimento, dichiarando la propria volontà di costituirsi parte civile nel processo. L’Amministrazione, guidata dal sindaco Beppe Sala, ha annunciato che non sosterrà più l’iter di approvazione del “Salva Milano” e ha adottato una serie di misure per rafforzare la trasparenza nel settore urbanistico.
Tra le iniziative più significative:
- Modifica del Regolamento della Commissione Paesaggio (settembre 2024), che prevede che almeno 8 membri su 15 non esercitino la libera professione a Milano durante il mandato.
- Restrizioni nei rapporti tra funzionari e privati (novembre 2024), per limitare possibili influenze esterne sui processi decisionali.
- Avvicendamento di dirigenti chiave negli uffici urbanistici (marzo 2025).
- Pianificazione di un nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT), per ridefinire le regole urbanistiche della città.
Queste misure, tuttavia, non sono bastate a placare le polemiche, e il caso è diventato terreno di scontro politico.
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Il dibattito politico: scontro tra centrodestra e centrosinistra
La decisione del Comune di Milano di ritirare il sostegno al disegno di legge ha suscitato reazioni contrastanti. Il Partito Democratico, con la segretaria Elly Schlein e il capogruppo regionale Pierfrancesco Majorino, ha espresso pieno appoggio alla scelta dell’Amministrazione, sottolineando l’importanza di una svolta nelle politiche urbanistiche e della casa.
Di tutt’altra opinione è il centrodestra, con Fratelli d’Italia che ha criticato duramente il dietrofront di Palazzo Marino. Marco Bestetti, consigliere FdI, ha parlato di “ammissione di colpa” da parte dell’Amministrazione comunale, accusandola di aver piegato la politica ai voleri della magistratura.
Il dibattito si è quindi spostato sulla legittimità dell’intervento della Procura e sulla trasparenza dell’azione politica.
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Le perquisizioni e il coinvolgimento di aziende private
L’inchiesta, come riportato dalla Rai, ha portato anche a una serie di perquisizioni negli uffici comunali e nelle sedi di importanti aziende del settore edilizio. Tra le società coinvolte figurano:
- Assimpredil-Ance, l’associazione dei costruttori, accusata di aver commissionato una consulenza da 178mila euro a Oggioni.
- Abitare In Spa, una società immobiliare quotata in borsa, indagata per aver assunto la figlia di Oggioni senza dichiarare il conflitto di interessi.
Inoltre, gli investigatori hanno acquisito documenti presso il segretario generale del Comune, Fabrizio Dall’Acqua, e il responsabile per la trasparenza Marco Ciacci, segnalando una possibile estensione dell’inchiesta a ulteriori livelli amministrativi.
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