Il presidente sezionale Confcommercio Modica, Giorgio Moncada, ha diffuso una lettera aperta sul dibattito riguardante la riqualificazione del centro storico che si accende spesso su temi come turismo, eventi, affitti proibitivi per i locali commerciali, sicurezza e, soprattutto, la continua desertificazione.
“Sebbene questi siano argomenti rilevanti – sottolinea Moncada – i risultati dimostrano che gli approcci adottati finora sono poco efficaci. Parliamo, analizziamo, ma di fatto non interveniamo con azioni risolutive. Non intendiamo sottrarci al dibattito, ma neppure accodarci al consueto “presenzialismo” di facciata. La superficialità non ci appartiene: la nostra visione punta all’azione concreta. Continuare a investire in interventi sporadici, non coordinati e dettati più dall’opportunità di spendere fondi che da una strategia mirata significa perpetuare un modello inefficace”. “Non si può chiedere al commercio e all’imprenditoria – continua Moncada – di sostituirsi al settore pubblico. Il centro storico è stato svuotato da scelte politiche che hanno favorito l’espansione urbana senza considerare le conseguenze. Questo fenomeno non riguarda solo Modica, ma un’intera nazione che oggi paga il prezzo di una crescita sbilanciata. Le attività economiche si adattano al mercato: se una caffetteria o un ristorante stellato scelgono di trasferirsi altrove, si tratta di una decisione legittima. Nessuno può chiedere agli imprenditori di sostenere, a proprie spese, un sistema che non offre le condizioni per operare con profitto. Il cuore del problema è lo spopolamento: senza residenti che vivono il centro ogni giorno, i servizi essenziali scompaiono, trasformando il cuore della città in un museo senz’anima. Puntare solo sul turismo stagionale non è una soluzione: non garantisce una crescita economica sostenibile e sperare in un turismo di massa è un’illusione. La chiave è integrare il turismo con la vita quotidiana, creando un ambiente in cui i modicani possano sentirsi davvero a casa. Un altro aspetto da considerare è la trasformazione del tessuto commerciale. Sempre più spesso, i negozi tradizionali lasciano spazio ad attività rivolte a culture diverse dalla nostra. Questo non avviene per caso, ma è la reazione naturale del mercato ai cambiamenti sociali in corso. Il centro è ancora nostro nell’aspetto, ma il suo contenuto lo è sempre meno”.
“La rinascita del centro storico di Modica – ancora il presidente Moncada – passa necessariamente dal ripopolamento. Il primo passo è recuperare il patrimonio edilizio, restaurando gli edifici con criteri moderni che ne conservino il fascino storico, ma li rendano al tempo stesso confortevoli ed efficienti. Progetti di co-housing, sgravi fiscali per la ristrutturazione e incentivi economici possono abbattere le barriere all’accesso abitativo, attirando giovani famiglie e garantendo una presenza costante nel cuore della città. Oltre alla riqualificazione degli edifici, servono progetti di comunità energetica e la diffusione del wi-fi gratuito in aree strategiche, per coniugare modernità e storia. Questi interventi, insieme al ritorno dei servizi pubblici – come uffici amministrativi e attività di pubblica utilità – renderanno il centro storico non solo attrattivo, ma anche funzionale e accogliente”. “Un altro aspetto chiave – continua ancora la lettera aperta – è la viabilità. Introdurre sensi unici, piste ciclabili e aree pedonali migliorerà la qualità della vita, rendendo il centro più sicuro e accessibile per tutti. Inoltre, la creazione e il potenziamento di spazi verdi e luoghi di aggregazione sono essenziali per restituire al centro storico i suoni, gli odori e la socialità tipici delle antiche “vanedde”, cuore pulsante della vita modicana. L’obiettivo non è solo restaurare gli edifici, ma trasformare il centro storico in un luogo vivo, dove turismo e quotidianità convivono armoniosamente. Una città in cui i turisti non siano solo visitatori, ma ospiti che scoprono un ambiente autentico, animato da chi lo vive ogni giorno”.
“La nostra proposta è ambiziosa – prosegue ancora Moncada – riportare il centro storico di Modica alla sua centralità, trasformandolo da una realtà “mummificata” a un organismo pulsante di cultura, innovazione e comunità. Non basta attirare visitatori occasionali: servono residenti stabili, capaci di ridare vita al tessuto sociale ed economico della città. Questo obiettivo si può raggiungere solo con un piano concreto: incentivi per chi investe nella ristrutturazione e nella gestione delle attività commerciali, meno burocrazia, agevolazioni fiscali e finanziamenti mirati. Affinché questa visione diventi realtà, è essenziale la collaborazione tra istituzioni, cittadini, imprenditori e professionisti. Esortiamo l’Ordine degli psicologi, sociologi, architetti, ingegneri, avvocati e commercialisti, oltre a tutte le forze sindacali e imprenditoriali, a unirsi in uno sforzo comune. Chiediamo alla nostra amministrazione, guidata dal sindaco Maria Monisteri, di istituire un tavolo permanente di progettazione, coordinamento e monitoraggio dei risultati. Invitiamo i nostri rappresentanti in Parlamento, in particolare l’onorevole Nino Minardo, a farsi portavoce di un emendamento finanziario che sostenga con fondi specifici le città patrimonio Unesco in difficoltà economica. All’onorevole Ignazio Abbate chiediamo interventi strutturali e non misure temporanee: è il momento di dimostrare capacità e visione, lavorando per una rinascita concreta di Modica. Non è più sufficiente decorare il centro storico per attrarre visitatori occasionali: bisogna ripopolarlo e renderlo vivo ogni giorno. Questo significa garantire un tessuto sociale e commerciale attivo, capace di rispondere alle esigenze quotidiane. Modica ha un’opportunità unica: diventare un modello di rinascita urbana, un esempio di perfetta integrazione tra tradizione e innovazione. Ma per farlo, dobbiamo agire subito”.
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